Abbattimento cervi in Abruzzo: attesa per la sentenza del Consiglio di Stato

Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise rappresenta un baluardo della biodiversità italiana, un luogo in cui uomo e natura convivono in equilibrio, anche se non sempre senza difficoltà. Situato tra tre regioni e noto per i suoi panorami montani, i boschi antichi e le sue specie protette, il parco è una meta perfetta per chi cerca un turismo consapevole, lontano dal caos e dal turismo di massa. Tuttavia, in tempi recenti, questo equilibrio ha subito tensioni a causa di decisioni che hanno suscitato reazioni contrastanti tra amministrazioni locali e ambientalisti.

Il dibattito sulla gestione dei cervi: tra abbattimenti e alternative sostenibili

All’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, i cervi rappresentano una presenza iconica e pacifica. Tuttavia, l’8 agosto scorso la Giunta regionale abruzzese, guidata dal Presidente Marco Marsilio, ha approvato una delibera che autorizza l’abbattimento di 469 cervi (tra adulti e cuccioli) in due aree dell’aquilano. Questa decisione, accolta positivamente da allevatori e agricoltori che lamentano una densità eccessiva di cervi, ha però suscitato l’opposizione delle associazioni ambientaliste, le quali hanno portato la questione al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) per un pronunciamento definitivo, atteso proprio per oggi.

Gli allevatori e agricoltori locali sostengono che l’alto numero di cervi stia causando seri danni al territorio, con effetti negativi sia sull’ambiente che sull’economia della zona. Da un lato, i cervi competono con altre specie, come i caprioli, e consumano vaste risorse di foraggio, incidendo così sulla biodiversità. Dall’altro lato, l’alimentazione dei cervi, basata su brucamento intensivo, riduce le risorse per gli animali d’allevamento e compromette le coltivazioni agricole. Da queste premesse nasce la decisione della giunta regionale di intervenire con l’abbattimento selettivo per riequilibrare il territorio.

Il manifesto delle associazioni ambientaliste

In risposta alla decisione della giunta, diverse associazioni ambientaliste hanno pubblicato un manifesto per sottolineare l’importanza della tutela dei cervi e offrire soluzioni alternative all’abbattimento. La posizione delle associazioni si fonda su una lunga storia di protezione della biodiversità e della fauna selvatica in Abruzzo, considerata un “patrimonio identitario e culturale” del territorio e una risorsa turistica preziosa. Gli ambientalisti sottolineano il valore simbolico dei cervi e l’importanza del modello di conservazione sviluppato nel corso degli anni, che ha salvato dall’estinzione il lupo e il camoscio d’Abruzzo.

Tra le proposte avanzate, il manifesto suggerisce alternative sostenibili come la translocazione controllata dei cervi verso aree meno popolate, la creazione di corridoi ecologici che permettano agli animali di muoversi senza danneggiare le colture, e l’uso di dissuasori naturali e recinzioni selettive. Gli ambientalisti propongono inoltre un monitoraggio scientifico per valutare l’effettivo impatto dei cervi sull’ambiente, al fine di adottare decisioni basate su dati concreti anziché su impressioni generali.

Un modello di sviluppo sostenibile e il ruolo della comunità abruzzese

Il manifesto degli ambientalisti evidenzia un profondo impegno della comunità abruzzese verso la tutela ambientale, un valore radicato da decenni e dimostrato da diverse battaglie vinte contro progetti percepiti come aggressivi per il territorio: dalla raffineria Sangro Chimica al terzo traforo del Gran Sasso, fino alla piattaforma petrolifera Ombrina Mare. Questo modello, che ha visto i cittadini uniti nella salvaguardia del loro territorio, si oppone a un’idea di “sviluppo” che sacrifichi l’ambiente per profitto. La conservazione dei cervi è quindi vista come parte di una visione più ampia, che include il rispetto della biodiversità, l’opposizione a un consumo eccessivo delle risorse naturali e un turismo sostenibile.

Secondo il manifesto, uccidere 469 cervi per compiacere il mondo venatorio rappresenterebbe una scelta “crudele e inutile” che tradisce l’identità della regione e rischia di danneggiare il turismo naturale su cui essa ha costruito la propria reputazione di “regione verde d’Europa”. L’obiettivo non è solo impedire che i cervi diventino trofei di caccia, ma promuovere un approccio allo sviluppo incentrato sulla tutela della biodiversità e sulla visione dell’uomo come parte dell’ecosistema, anziché come suo dominatore.

L’importanza della conservazione e del turismo consapevole

Chi visita il parco, soprattutto in autunno e inverno, si aspetta di incontrare una natura viva, protetta, e di scorgere animali selvatici come cervi, lupi, camosci e, con un po’ di fortuna, persino l’orso bruno marsicano. L’abbattimento dei cervi, se non adeguatamente regolamentato e giustificato da studi scientifici, rischia di impoverire questo ecosistema e di allontanare chi cerca un’esperienza di contatto autentico e rispettoso con la fauna selvatica.

In un contesto di turismo consapevole, l’obiettivo non è solo di godere della bellezza dei paesaggi, ma di contribuire alla protezione delle specie che li abitano. Gli escursionisti e i turisti di oggi sono sempre più consapevoli del valore della biodiversità e scelgono di viaggiare in aree naturali come il Parco Nazionale d’Abruzzo proprio per supportare il delicato equilibrio tra ambiente e comunità locali. La gestione del parco, quindi, è chiamata a trovare un equilibrio tra l’accoglienza dei visitatori e la tutela della fauna, anche tramite regolamentazioni e decisioni che privilegino soluzioni sostenibili.

Una speranza per il futuro

Il pronunciamento del Consiglio di Stato rappresenta una speranza per chi si oppone all’abbattimento indiscriminato e crede in un approccio più rispettoso alla gestione della fauna selvatica. Le associazioni ambientaliste e i cittadini impegnati nella difesa dell’ambiente attendono con ansia un verdetto che possa affermare l’importanza della conservazione della biodiversità rispetto agli interessi di breve termine.

Anche i visitatori del parco possono fare la loro parte scegliendo un turismo che rispetti questi ecosistemi e supportando le iniziative di conservazione locali. Scegliere il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise come meta non significa solo esplorare paesaggi suggestivi, ma anche contribuire a una causa più grande: quella della protezione della nostra fauna e della nostra biodiversità, che sono patrimonio di tutti.

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”