L’acqua potabile degli astronauti è un prodotto made in Italy

Da dove arriva l’acqua potabile che bevono gli astronauti? E che tipo di acqua si può bere nello spazio? E infine, quanto costa un litro d’acqua “spaziale”?

Partiamo dalle basi. L’acqua, bene primario per la sopravvivenza, non è uguale per tutti. Ne esistono infatti moltissimi tipi, basta fare un giro nei supermercati per vedere quanti tipi di acqua esistono in commercio. Ovviamente, per le missioni spaziali, non può andare bene l’acqua che beviamo tutti i giorni. Inoltre, nello spazio, non c’è certamente la possibilità dii aprire un rubinetto o dissetarsi a fonti occasionali!

L’acqua potabile degli astronauti è detta “osmotizzata”, cioè prodotta con un processo di osmosi inversa. Questo tipo di trattamento permette di abbattere ’ totalmente le sostanze disciolte nell’acqua, trasformandola in acqua purissima.

Dove viene prodotta l’acqua degli astronauti?

Il buon Gipo Farassino sarebbe fiero. Nella sua “Sangon Blues” probabilmente potrebbe inserire una strofa dedicata all’acqua degli astronauti, perchè proviene proprio dal fiume Sangone, quell’affluente che incontra il Po proprio alle porte di Torino, al confine con Moncalieri. Chi è di borgata Barauda o Tetti Piatti sa di cosa parliamo. Il Sangone, quindi, non è solo la spiaggia estiva delle borgate moncalieresi, ma è la prima risorsa di sussistenza degli astronauti che ci guardano dallo spazio.

L’azienda che la produce è la SMAT di Torino (Società Metropolitana Acque di Torino) e l’“acqua di volo” viene utilizzata sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), che vede la collaborazione delle Agenzie Aerospaziali di Stati Uniti, Russia ed Europa.

La migliore acqua del mondo è quindi italiana.

La scelta è stata determinata principalmente dalla tipologia e dalla qualità delle acque che la SMAT può mettere a disposizione nonché dalla affidabilità dei suoi Centri di Produzione e di Controllo“, dichiara l’azienda nel suo depliant di presentazione.

L’acqua di volo o acqua per usi spaziali

Innanzitutto nello spazio l’acqua diventa parzialmente “solida” (ricordate la pubblicità dello zucchero? L’astronauta succhiava “bolle” di caffè zuccherato), per cui non può essere conservata in bottiglie nè di plastica nè di vetro. Sono buste o ampolle realizzate in materiale particolare, resistente a basse e alte temperature.

Inoltre, l’acqua che va nello spazio è diversa, a seconda se il consumatore finale è un russo o un americano. Sissignori! Gli americani sono abituati ad un sapore più ricca di cloro, mentre i russi bevono acqua addizionata con argento.

Pensate che nella cisterna di depurazione e di lavorazione dell’acqua destinata ai russi, è presente un lingotto d’argento e tutte le confezioni d’acqua contengono residui e polveri d’argento.

Gli americano sono meno sofisticati e sono miscelati dei componenti che danno un sapore tipico del cloro, gusto a cui gli americani sono più affezionati.

Ed ora. l’ultima domanda:

Quanto costa l’acqua ad usi spaziali?

Ebbene, molto più di una buona bottiglia di rinomato champagne. Un litro d’acqua spaziale costa circa 4000 euro, a cui si devono aggiungere altri 16mila al litro per portarla nello spazio, per un totale di 20mila euro. Se si considera che in un litro ci sono circa 5 bicchieri d’acqua, si può dire quindi che un bicchiere d’acqua nello spazio costa circa 4mila euro.

Pensiamoci la prossima volta che sprecheremo un bicchiere d’acqua. Nello spazio, pagheremmo davvero cara questa leggerezza…

acqua potabile in primo piano con delle bolle e un'asticella bianca dentro
Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”