“Anima Stanca” l’ultimo pregiato brano di Lina Savonà

“Anima Stanca” l’ultimo pregiato brano di Lina Savonà, firmato da Gianni Belleno dei New Trolls

Il mercato discografico, con le sue 80.000 pubblicazioni giornaliere, una al secondo, può essere paragonato a un immenso oceano di cui conosciamo solo una parte infinitesimale di oggetti sonori. Sulla spiaggia dei nostri ascolti ci raggiungono unicamente le canzoni portate dalla marea della casualità. E, in primis, quelle che agguerriti e costosi uffici stampa collocano oculatamente sul nostro cammino.

Non occorre essere esperti per sospettare che questi meccanismi non artistici non trasportano sempre sulla riva pregiate monete, superstiti di velieri affondati dalle tempeste. O a tesori di Atlantide, testimoni di ere perdute ma, sempre più spesso, semplici fondi di bottiglia, ciottoli di fiume e pezzi di legno senza valore, spacciati come oggetti musicali preziosi.

Per questi motivi è ancora più sorprendente trovare, a volte, un vero diamante.

Il diamante di cui vi parlo oggi si chiama Lina Savonà. Il piccolo capolavoro che vado a recensire è il suo ultimo singolo “Anima stanca”. Un brano firmato da Gianni Belleno, fondatore e batterista di uno dei più grandi gruppi musicali italiani di sempre: I New Trolls.

Lina Savonà, una voce dalle mille sfumature

Prendete la bellezza eterea di una Brigitte Bardot nazionale, unitela a una voce dalle mille sfumature. Aggiungete un pizzico di ingenua purezza artistica e un carattere solare e confidenziale, e vi troverete tra le mani il preciso ritratto di Lina Savonà.

Scritturata dal famoso talent scout  Alberigo Crocetta, colui che scoprì anche Mia Martini, vince nel 1977 la Gondola d’argento alla Mostra internazionale della Musica Leggera di Venezia, con il suo primo singolo “Amarti sempre, amarti mai”. Poi partecipa all’edizione 1978 del Festivalbar di Vittorio Salvetti, con “Maya”, un brano scritto dai Goblin di “Profondo Rosso” di Dario Argento.

Divide il palco con i protagonisti storici musicali di quegli anni: Patty Pravo, Rino Gaetano, Sandro Giacobbe, Sergio Endrigo. Gigi Sabani, Rita Pavone, Ornella Vanoni, sua prima manager per l’etichetta “Vanilla”. Partecipa a tour nazionali e internazionali e ai principali programmi televisivi dell’epoca, “Mille e una luce”, “Domenica In”, “Discoring” di Gianni Boncompagni e Claudio Cecchetto. Dagli anni 80 prosegue il suo cammino artistico in progetti diversi, fino alla recente partecipazione su Rai 1 a “The Voice Senior”. Programma presentato da Antonella Clerici, dove, con immutati fascino e capacità, conquista ancora una volta pubblico e giudici, arrivando sino alle semifinali con il team di Loredana Bertè.

Tra Mia Martini & Loredana Bertè

La voce di Lina Savonà è una tavolozza di colori, dono di un talento naturale e di una tecnica affinata da anni di palcoscenici.

Da ragazzo, quando mi capitava di sentire suoi brani alla radio, dovevo sempre spendere qualche attimo di concentrazione per distinguerla da Mia Martini. La sua pasta sonora si colloca, infatti, a metà strada tra il suono limpido della voce di Mimì, caratteristica principale delle produzioni dell’artista fino a “Piccolo Uomo” del 1972, e l’estrema ruvidità tonale di Loredana Bertè. In particolare quella appena accennata del suo brano di esordio “Sei Bellissima” del 1975, quando la sua voce graffiante, irriverente  e  disillusa, non è ancora diventata il tratto distintivo del suo stile.

Per la mia sensibilità musicale, non mi sarei stupito se un giorno qualcuno avesse dichiarato che Lina Savonà fosse in realtà, con Mimì e Loredana, una delle sorelle Bertè.

anima stanca - la copertina del nuovo singolo di lina savonà, che che raffigur un ragazzo seduto  gambe incrociate, che indossa jeans strappati a t-shirt bianca
Lina Savonà – Anima stanca (la copertina del singolo)

Masterclass

Sin dalla copertina artistica del progetto -un dipinto creato dalla pittrice siciliana Caterina Barresi- “Anima Stanca” è un’opera costruita con particolari pregiati.  

I primi dettagli sonori ad affascinare, sono la costruzione armonica raffinata, scritta da Gianni Belleno e suo figlio Massimiliano. E i chiaroscuri della magnifica voce di Lina Savonà, e un certo classicismo dell’orchestrazione. Una contaminazione di suoni derivanti dal perfetto incastro tra una band moderna e una orchestra classica. Scelta che ricorda i tempi d’oro della Rca italiana, quando i brani pop erano impreziositi dal tocco di maestri inarrivabili come Morricone o Bacalov. All’ascolto si rivelano poi i ricercati cambi tonali, meravigliosamente legati dai disegni del pianoforte. E il bellissimo e delicato lavoro degli archi, diretti dal Maestro Salvatore Mufale.

Costringo il mio “Io” ipercritico, allenato agli ascolti, a ignorare che le fascinazioni della canzone arrivano dalla miscellanea di mondi sonori esistenti: le scansioni metriche e le suggestioni eleganti delle strofe de “I giardini che nessuno sa” di Renato Zero del 1994- che l’arrangiamento non cela- e le cadenze pop e radiofoniche del ritornello di “Stella gemella” di Eros Ramazzotti del 1996. Innocui deja-vù che conferiscono comunque al brano una sensazione di familiarità senza nulla togliere al prestigio totale della scrittura, che è davvero di grande livello e vede anche la firma della stessa interprete.

Masterclass 2

La voce di Lina Savonà caratterizza passaggio per passaggio ogni punto della canzone: cristallina ed emozionante nelle strofe. Profonda e recitativa nei bridge; limpida, potente, blues e rock, nei ritornelli. Un caleidoscopio di timbriche che sorprende a ogni cambio di registro e vola sulla linea melodica senza mai perdere l’aspetto interpretativo del testo. Testo che è curato e mai banale.

Nella seconda strofa, un intensificarsi della trama degli archi dona al brano una sonorità preziosa, cui le moderne produzioni asettiche della discografia attuale ci hanno disabituati. Qui la voce dell’interprete raggiunge la sua massima bellezza: da 01:43 a 02:30 le sfumature stilistiche spaziano da Mina a Ornella Vanoni, regalando, anche ai meno esperti, la rara sensazione di trovarsi al cospetto di una vera cantante professionista. E, magicamente, restituendoci il sapore malinconico della voce della grande Mimì.

Lo special

A 02:30 il ritornello è nuovamente annunciato, come al minuto 01:06, da una sospensione fortemente spettacolare : un accordo di dominante, solitamente riservata a brani importanti, come “May way” di Frank Sinatra o “Perdere l’amore” di Massimo Ranieri. Con il suo attimo di respiro d’effetto, fa da trampolino al secondo ritornello, dove la sezione alta dei violini del maestro Mufale e la batteria di Belleno, escono finalmente allo scoperto, ponendosi sotto i riflettori.

Il brano, da un punto di vista compositivo potrebbe terminare qui. Ma gli autori intercalano uno special che vuole essere sia un momento d’introspezione, sia un modo per lanciare il ritornello finale. A un mostro sacro come Belleno non si può osservare niente, ci mancherebbe, ma come ascoltatore, per la completezza dei dettagli sonori apparsi sin qui, non avrei sentito la necessità di quest’ulteriore periodo nella struttura.

Lo special, con i suoi trenta secondi, allunga il brano oltre i tempi discografici canonici e porta l’interprete a cantare in registri sonori pericolosi, molto alti e complessi, dove solo l’eccezionale bravura di Lina Savonà permette di eseguire quelle linee melodiche ardue, che avrebbero messo in difficoltà qualunque cantante, anche dotata di grandi range vocali, come Giorgia, Oxa e la stessa Martini.

Da un punto di vista stilistico, la costruzione melodica dello special ricade su costruzioni Masiniane, che ricordano i tagli metrici delle strofe de “Gli uomini non cambiano” del 1992, di Mia Martini. Quasi a sottolineare il sottile e indelebile filo rosso che lega stilisticamente le due artiste, Lina e Mimì. Analogie che hanno influenzato i grandi autori che hanno lavorato per la Savonà, da Frescura a Bardotti, da De Sanctis a Brioschi, prima di Belleno.

Mi sarebbe piaciuto lavorare con Ivano Fossati”. Ricorda Lina, ammettendo comunque la grande fortuna di essere stata musa ispiratrice di così tante e importanti firme autorali.

anima stanca - lina savonà, lunghi capelli biondi, è seduta sul sellino di una moto
Anima stanca – Lina Savonà

Il finale

Con l’ultimo ritornello, dopo lo special, Il brano termina. Con la sua coda elegante, regalando un retrogusto molto articolato di sensazioni. Lo stesso che lasciano sul palato i vini pregiati.

Riapro gli occhi e sono ancora seduto sulla mia spiaggia immaginaria davanti all’oceano della discografia italiana. Poco lontano, il mercante musicale più rinomato del momento, Amadeus, in compagnia di Ali Babà e quaranta suoi fidati collaboratori delle major, intrattengono la folla entusiasta con la loro bancarella colorata di Zirconi, Lapislazzuli, e cineserie senza valore.

Restituisco il raro diamante di questa canzone al mare. Sicuro che la sua luce e la sua bellezza, la bellezza e bravura di una cantante come Lina Savonà e un pezzo così raffinato come “Anima Stanca”, continueranno nel tempo a brillare per chi saprà cercare.

Voi siete più fortunati. Per seguire questa grande artista vi basterà cliccare su questi link: FacebookInstagramSpotify e sul canale YouTube.

Appuntamento alla prossima recensione di Masterclass.

Gae Capitano
Gae Capitanohttps://gaecapitano.it/
Paroliere, compositore, arrangiatore e musicista italiano. Disco d’Oro – Disco di Platino – Finalista Premio Tenco – Vincitore Premio Lunezia Autori- Vincitore Premio Panchina, Resto del Carlino – Vincitore Premio Huco- Finalista Premio De Andrè – Valutazione Ottimo Mogol e Docenti Centro Europeo di Toscolano