Apple e Meta nei guai con L’Europa. Cosa cambia per utenti e sviluppatori

Tempi duri per Apple e Meta, i colossi della Big Tech americana. La Commissione Europea ha deciso di far sentire la sua voce forte e chiara nel mondo digitale, e lo ha fatto colpendo questi due giganti, Apple e Meta. Le multe? Da capogiro. Si parla di 500 milioni di euro per Apple e 200 milioni per Meta. Ma non si tratta solo di soldi. Dietro queste sanzioni c’è un messaggio chiaro: le regole del Digital Markets Act (DMA) vanno rispettate. E l’Europa sembra intenzionata a farlo valere fino in fondo.

Per chi pensa che l’azione sia una risposta ai dazi di Trump, rimarrà deluso: l’Europa ha subito chiarito che le due cose non hanno attinenza. Si tratta esclusivamente di applicare le regole del DMA.

Apple nel mirino: App Store monopolista

Uno dei principi chiave del DMA è dare agli utenti e agli sviluppatori maggiore libertà. Secondo Bruxelles, Apple ha fatto il contrario. Gli sviluppatori che vogliono proporre le loro app tramite l’App Store non possono indicare agli utenti offerte alternative, magari più convenienti, che si trovano al di fuori del negozio digitale di Apple. In pratica: sei obbligato a restare nell’ecosistema Apple, senza opzioni.

Gli utenti Apple, infatti, non posso no accedere ad offerte più economiche fuori dal mondo Apple, e questa sorta di monopolio penalizza le tasche dei customers.

Per la Commissione, questa è una violazione seria. Gli utenti non possono scegliere liberamente, e gli sviluppatori non hanno strumenti per competere davvero. Apple, dal canto suo, potrà ora rispondere alle accuse e difendersi, ma intanto l’Europa ha ordinato di cambiare rotta. Basta restrizioni tecniche e commerciali: il mercato deve essere più aperto.

Meta e il modello “acconsenti o paga”

Meta (l’azienda che controlla Facebook e Instagram) si è beccata una multa più “soft”, ma non per questo meno significativa. Il motivo? Il sistema pubblicitario che proponeva due sole scelte agli utenti europei: accettare la condivisione dei propri dati personali o pagare un abbonamento per non vedere pubblicità. Bruxelles non l’ha presa bene.

Secondo il DMA, gli utenti devono avere un’alternativa che non preveda la cessione dei dati, ma che sia comunque un servizio valido. Per la Commissione, la proposta di Meta era troppo rigida, e soprattutto non lasciava spazio a un consenso davvero libero. Solo a novembre 2024 l’azienda ha presentato una nuova versione più “light” del modello, che ora è al vaglio dell’Ue.

Marketplace fuori dal radar, ma le polemiche restano

Non tutto, però, è andato storto per Meta. Il servizio Facebook Marketplace, usato per vendite online tra utenti e aziende, è stato escluso dal campo d’azione del DMA. Secondo l’Europa, infatti, non raggiunge i numeri per essere considerato un servizio “gatekeeper”.

Tuttavia, il dibattito è tutt’altro che chiuso. Meta ha accusato l’Ue di voler colpire le aziende americane di successo, mentre lascia più libertà ad altri player internazionali. Meta, inoltre, sostiene che la pubblicità personalizzata possa danneggiare anche il mercato europeo.

Cos’è il Digital Markets Act e come funziona?

Il DMA identifica come gatekeeper quelle aziende che soddisfano criteri specifici, tra cui:

  • Dimensioni significative (fatturato annuo superiore a 7,5 miliardi di euro o valore di mercato di almeno 75 miliardi di euro).
  • Ruolo cruciale nel mercato digitale (piattaforme con almeno 45 milioni di utenti attivi mensili nell’UE).
  • Posizione consolidata e capacità di influenzare significativamente il comportamento di altre aziende o consumatori.

Una volta designate come gatekeeper, le piattaforme devono rispettare una serie di obblighi e divieti. Ad esempio:

  • Divieto di clausole di parità: non possono impedire alle aziende di offrire prezzi migliori su altri canali.
  • Trasparenza sugli algoritmi: devono fornire informazioni su come i loro algoritmi influenzano il posizionamento e la visibilità dei prodotti o servizi.
  • Libertà di scelta: non possono costringere gli utenti a utilizzare esclusivamente i propri servizi, come i sistemi di pagamento o di logistica.

Se le aziende non rispettano queste regole, la Commissione Europea può imporre sanzioni significative (fino al 10% del fatturato globale) e altre misure correttive.

Perché esiste il Digital Markets Act?

Il DMA nasce per affrontare le disuguaglianze strutturali create dai giganti della tecnologia, che spesso esercitano un potere sproporzionato rispetto agli operatori più piccoli. Questo potere consente loro di influenzare le condizioni di mercato, limitare la libertà di scelta dei consumatori e ostacolare la crescita di nuovi concorrenti.

La normativa mira a:

  • Proteggere la concorrenza: impedendo ai gatekeeper di abusare della loro posizione dominante.
  • Garantire trasparenza: aumentando la chiarezza su algoritmi, ranking e altre dinamiche che influenzano il mercato digitale.
  • Promuovere l’innovazione: creando un ambiente in cui anche piccole e medie imprese possano competere ad armi pari.
  • Tutela dei consumatori: garantendo loro un accesso più equo a prodotti e servizi digitali diversificati.

In sintesi, il Digital Markets Act rappresenta un tentativo dell’Unione Europea di ristabilire un equilibrio nel mercato digitale, regolando i comportamenti dei giganti tecnologici per favorire una competizione più sana e sostenibile.

Che succede adesso?

Per utenti e sviluppatori le cose cambierebbero in meglio. Meta e Apple dovranno rimodulare le loro offerte su canoni che rispecchino le leggi del Digital Markets Act vigente in Europa e permettere agli utenti di scegliere tra offerte più economiche, mentre per gli sviluppatori si apre un mercato molto vasto per proporre i loro prodotti.

Sia Apple che Meta avranno tempo per difendersi e per adattarsi alle regole europee. Ma il segnale è chiaro: il Digital Markets Act non è solo carta. L’Europa vuole un internet più giusto, aperto e competitivo. Per i colossi del web, è finita l’epoca del “fai da te”.

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”