Dal piano nazionale dedicato, spariscono gli asili nido dei comuni montani. Uncem: i ministeri cambino i parametri per dare ai territori investimenti su 0-6
Il nuovo Piano Asili Nido nazionale, sancito dal decreto ministeriale n. 79 del 30 aprile 2024 del Ministero dell’Istruzione e del Merito, prevede un investimento significativo di 735 milioni di euro. Questi fondi sono destinati a finanziare quasi 1.900 interventi ammissibili sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dell’Unione Europea, distribuiti su tutto il territorio italiano. Tuttavia, i criteri di assegnazione dei finanziamenti escludono completamente i piccoli Comuni montani, generando un dibattito acceso sulla giustizia e l’equità di tale scelta.
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Una scelta municipalista discutibile
Il criterio adottato dal Ministero per l’assegnazione dei contributi si basa sulla popolazione residente nella fascia d’età 0-2 anni, con un minimo di 60 bambini, e sulla copertura del servizio di asilo nido per la stessa fascia d’età inferiore al 33%. Questi parametri escludono automaticamente i piccoli Comuni montani, dove la densità abitativa è naturalmente bassa. Questa decisione solleva preoccupazioni circa l’equità del provvedimento, poiché non tiene conto delle specifiche esigenze delle comunità montane, che spesso lottano contro lo spopolamento e la mancanza di servizi essenziali.
“Si tratta dell’ennesimo intervento sperequativo che non guarda ai veri bisogni delle comunità locali, in particolare quelle più piccole, poste in aree interne e montane, che ogni giorno lottano per contrastare lo spopolamento. Quello della disponibilità di posti negli Asili nido è un ambito strategico, che costituisce la base per la permanenza delle giovani famiglie in questi territori. Mettere in condizione i piccoli Comuni di montagna di assicurare l’accesso a tutti i bambini da 8 mesi in poi, significa creare le condizioni affinché le giovani famiglie possano continuare a vivere nel proprio Comune senza doversi trasferire o attraendone delle nuove. Per ogni bambino che trova spazio in un Nido ci sono almeno tre persone che rimangono a vivere in montagna, quasi sempre per l’intero periodo scolastico di 15 anni“, evidenzia il Presidente Uncem Emilia Romagna, Giovanni Battista Pasini.
Le conseguenze per le comunità montane
Secondo Giovanni Battista Pasini, Presidente dell’UNCEM Emilia Romagna, l’assenza di posti negli asili nido è un problema strategico che compromette la permanenza delle giovani famiglie nelle aree montane. La disponibilità di asili nido è fondamentale per permettere alle famiglie di rimanere nei loro comuni di origine, evitando trasferimenti forzati verso aree più urbanizzate. Ogni posto aggiuntivo in un asilo nido può rappresentare una leva significativa per il mantenimento e l’attrazione di nuove famiglie, contribuendo alla vitalità e alla sostenibilità delle comunità locali.
L’intervento della Regione Emilia-Romagna
La Regione Emilia-Romagna ha adottato misure importanti per sostenere le famiglie, rendendo gratuito l’asilo nido per le famiglie con un ISEE fino a 40.000 euro. Tuttavia, anche con queste iniziative, i piccoli Comuni continuano a fronteggiare liste d’attesa e richieste insoddisfatte a causa della carenza di posti. Questa situazione evidenzia la necessità di rivedere i criteri di assegnazione dei contributi nazionali, includendo le esigenze delle aree marginali e montane che spesso vengono dimenticate nei provvedimenti di respiro nazionale.
La scelta del Ministero di escludere i piccoli Comuni montani ha suscitato diverse critiche da parte delle autorità locali e delle organizzazioni che rappresentano queste comunità. Si sostiene che un approccio più equo dovrebbe considerare le peculiarità e le necessità delle aree interne e montane, magari attraverso criteri di flessibilità che permettano anche ai piccoli comuni di accedere ai finanziamenti. In questo modo, si potrebbe evitare l’accentuarsi dello spopolamento e della desertificazione di queste aree, che necessitano di supporti specifici per mantenere la loro vitalità.
La logica del Piano Asili Nido
Il Piano Asili Nido si concentra esclusivamente su investimenti per nuove costruzioni o per la riconversione di edifici pubblici non ancora destinati ad asili nido, con l’obiettivo di creare nuovi posti aggiuntivi. Questo approccio mira ad ampliare l’offerta di servizi per l’infanzia in tutto il Paese, ma rischia di lasciare indietro le comunità più piccole e isolate. Una strategia che includa anche il potenziamento e il miglioramento delle strutture esistenti nei piccoli comuni potrebbe rappresentare una soluzione più bilanciata e inclusiva.
Così come concepito, il Piano Asili Nido nazionale, necessita di una revisione che tenga conto delle reali esigenze delle aree montane e periferiche. È indispensabile che le politiche nazionali riflettano una maggiore sensibilità verso le specificità territoriali, promuovendo un modello di sviluppo che sia realmente inclusivo e sostenibile. Solo attraverso un cambiamento di rotta sarà possibile garantire pari opportunità a tutte le comunità, indipendentemente dalla loro ubicazione geografica.
Il ruolo degli asili nido nella lotta contro lo spopolamento
Gli asili nido non sono semplicemente un servizio educativo, ma rappresentano un elemento chiave nella strategia di contrasto allo spopolamento delle aree montane. Garantire l’accesso a questi servizi può incentivare le giovani famiglie a rimanere o a trasferirsi in questi territori, contribuendo a creare una rete di supporto e comunità più resilienti. Ogni bambino che trova posto in un asilo nido rappresenta una possibilità in più per il futuro delle comunità montane, spesso messe a dura prova dalla mancanza di risorse e infrastrutture adeguate.
L’esclusione dei piccoli Comuni montani dai finanziamenti del Piano Asili Nido rappresenta una scelta discutibile che rischia di aggravare ulteriormente le difficoltà di queste comunità. Un approccio più equo e flessibile, che tenga conto delle peculiarità territoriali, è necessario per assicurare che anche le aree più marginali possano beneficiare di interventi strutturali e servizi essenziali. Solo così sarà possibile promuovere uno sviluppo armonico e sostenibile dell’intero territorio nazionale, garantendo un futuro più inclusivo per tutte le famiglie italiane.
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