33 giri di ricordi: “Spirits Having Flown”, i Bee Gees oltre la disco music, nell’empireo del pop.
È il 1979 e i Bee Gees pubblicano Spirits Having Flown, l’album che suggella il loro dominio assoluto nella musica pop dell’epoca. Dopo l’esplosione globale della disco grazie a Saturday Night Fever, il trio dei fratelli Gibb non si accontenta di cavalcare l’onda: la ridefinisce. Con questo disco, i Bee Gees dimostrano che il loro talento non si esaurisce in una pista da ballo, ma abbraccia un orizzonte musicale più ampio, fatto di sofisticate armonie, arrangiamenti orchestrali e una scrittura melodica in stato di grazia.
Spirits Having Flown
Spirits Having Flown è un viaggio tra soul, pop orchestrale e disco sofisticata. L’album si apre con Tragedy, un capolavoro di tensione emotiva che alterna momenti esplosivi a passaggi sussurrati, sorretto da un uso magistrale del falsetto di Barry Gibb. Subito dopo, Too Much Heaven smorza i toni con una ballata soave, dominata da un tappeto armonico che evoca gospel e pop barocco.
Ogni traccia appare costruita con un’attenzione maniacale per il dettaglio. Love You Inside Out (la mia canzone preferita in assoluto di tutto il repertorio), è funky e sensuale, mentre Reaching Out e Search, Find puntano su linee di basso corpose e sezioni di fiati che strizzano l’occhio alla black music americana. L’uso degli strumenti ad arco è costante e ricercato, complice l’arrangiatore Albhy Galuten, che lavora a stretto contatto con i Gibb per dare coerenza al suono dell’album.
Il lavoro è anche una dichiarazione d’identità: i Bee Gees non sono una band disco, sono autori e produttori capaci di plasmare il suono della loro epoca. Ogni brano dell’album, undici in totale, si presenta come un frammento di un mosaico più ampio, dove voce, produzione e arrangiamento si fondono con rara efficacia.
1979: la fine dell’età dell’oro della disco-music
Il 1979 è l’anno di transizione. La disco-music, che ha dominato la seconda metà dei ’70, inizia a mostrare segni di saturazione. Negli Stati Uniti, la Disco Demolition Night decreta simbolicamente la fine dell’era dorata del genere. Eppure, i Bee Gees si muovono con disinvoltura in questo scenario mutevole: Spirits Having Flown diventa il loro primo album a raggiungere il numero uno in Regno Unito, dopo una lunga assenza dalle classifiche britanniche, e consolida il loro successo planetario.
L’album vende oltre 20 milioni di copie nel mondo e genera tre singoli consecutivi al numero uno nella Billboard Hot 100. In un momento in cui molti artisti disco vedono tramontare la loro stella, i Bee Gees resistono, reinventandosi e dominando ancora.
Bee Gees
I Bee Gees nascono in Australia, ma la loro storia affonda le radici in Inghilterra. Barry, Robin e Maurice Gibb iniziano la loro carriera da bambini prodigio nei primi anni ’60. I primi successi arrivano con ballate malinconiche come Massachusetts e To Love Somebody, ma è alla fine degli anni ’70 che raggiungono il picco creativo e commerciale.
Il turning point arriva nel 1977 con la colonna sonora di Saturday Night Fever. I Bee Gees firmano alcune delle canzoni più iconiche del film, Stayin’ Alive, Night Fever, How Deep Is Your Love, e in pochi mesi diventano i padroni assoluti delle classifiche mondiali. Il successo travolge ogni aspettativa: oltre 40 milioni di copie vendute, sette Grammy Awards e una consacrazione definitiva nell’immaginario collettivo. Più che una colonna sonora, un fenomeno culturale.
Il loro marchio di fabbrica diventa il falsetto di Barry, accompagnato dalle armonie vocali serrate che solo fratelli possono produrre con tale naturalezza. La loro capacità di scrivere per sé stessi e per altri artisti (Diana Ross, Barbra Streisand, Kenny Rogers) li consacra come hitmaker senza confini. Il loro contributo va ben oltre la performance: sono produttori, arrangiatori, visionari.
I Bee Gees e la storia della musica contemporanea
I Bee Gees sono molto più che un fenomeno da classifica. La loro influenza si estende su generazioni di artisti e produttori. Sono tra i primi a coniugare elettronica, soul e melodia pop in un formato da hit radiofonica globale. La loro padronanza dello studio di registrazione anticipa modalità di produzione che verranno poi perfezionate negli anni ’80 e ’90.
In un’epoca di revival e riscoperta, i Bee Gees vengono oggi considerati pionieri del pop moderno, capaci di adattarsi senza perdere la loro identità. Spirits Having Flown è la testimonianza tangibile di una band all’apice della propria forma, che guarda al futuro con la consapevolezza di chi ha già fatto la storia – e intende continuarla.
“IL” tribute (band) di Alex Sammarini
A confermare la grandezza senza tempo dei Bee Gees e dell’album Spirits Having Flown, ci sono le parole di chi, oggi, tiene viva la loro eredità musicale sul palco: Alex Sammarini. Cantautore, produttore, chitarrista, cantante, ma soprattutto co-fondatore dei Tree Gees, tributo ufficiale italiano e internazionale della band anglo-australiana.
Questo il suo interessantissimo commento.
“Ricordo che lessi una recensione di “Spirits having Flown” risalente all’epoca dell’uscita (1979), in cui l’autore definiva l’album un perfetto esempio di pop industriale, definizione in cui era piuttosto evidente l’intento denigratorio.
Povero giornalista: ho pensato alla fama che accompagnava i Bee Gees dopo il fragoroso boato di “Saturday Night Fever” e di come un successo mediatico così esagerato avesse poi inevitabilmente deviato l’attenzione – anche degli stessi addetti ai lavori – dalla loro musica.
Ad ogni modo è vero, “Spirits having Flown” è un album perfetto, anche se di certo non si tratta di pop industriale. E meno che mai si tratta di discomusic, genere inevitabilmente attribuito ai Gibb dopo le imprese di Travolta sulla pista dell’Odyssey, ma che di fatto non ha mai rappresentato la loro cifra stilistica
Il disco rappresenta il picco creativo della storia del gruppo, a tutti i livelli. La qualità del suono, gli arrangiamenti, la scrittura e l’interpretazione dei brani sono superlativi. Barry Gibb è di fatto l’artefice del lavoro. I fratelli lo affiancano come possono, molto più influenti saranno gli altri due co-produttori Karl Richardson e Albhy Galuten. Solo due brani sono cantati a voce piena. Il falsetto di Barry è onnipresente, forse troppo, ma il suono dell’album è quello. Un marchio di fabbrica sfruttato al limite, e sarà per l’ultima volta nella loro carriera.
Le prime tre canzoni della prima facciata arrivano al top delle chart americane uno dopo l’altro, ma ogni brano è un singolo potenziale. Credo che in quel momento chiunque avesse potuto vantare nel proprio album brani come “Reaching Out”, “Search Find”, “”Living Together” li avrebbe destinati al mercato dei 45 giri. Un vero e proprio stato di grazia creativa.
Una considerazione personale: sono convinto che un pezzo come “Tragedy” non mi sarebbe piaciuto fatto da altri. Se analizziamo la composizione rientra a pieno titolo in quelle robe tipo “Final Countdown”, epico e debordante. Ma quei suoni, quelle voci, stiamo parlando di un equilibrio sonoro magico che ad oggi non ha perso il minimo smalto.
Dopo SNF i Bee Gees sono sul tetto del mondo, nelle radio americane ogni tre canzoni ne programmano una loro. Dal tetto di solito si scende, e invece con “Spirits having Flown” fanno un altro salto verso l’iperspazio pop”.
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