Bruno Munari (Milano 1907 – 1998) è stato, prima ancora di essere pittore e designer, uno sperimentatore. Uno sperimentatore di nuove e diverse forme d’arte, di fantasia, di approcci insoliti e inusuali. Munari ha segnato una svolta fondamentale nella storia del design. In Italia come in tutto il mondo.
“Fantasia. Tutto ciò che prima non c’era anche se irrealizzabile“. Questa è la base da cui Bruno Munari è partito. E ha posto proprio nella fantasia, nell’invenzione e nella creatività, le fondamenta da cui sono partite le sue comunicazioni visive e i suoi contributi fondamentali nel campo della pittura, del disegno industriale, della grafica, della scultura e della cinematografia.
Bruno Munari, una fantasia leonardesca
Senza dimenticare la poesia, la scrittura e la didattica Bruno Munari è una figura tra le più importanti del novecento italiano. Quasi leonardesca se vogliamo. Domina la scena del boom economico milanese negli anni tra il ’50 e il’ 60 con Lucio Fontana. Partecipa al futurismo e, nel 1948, fonda il MAC, Movimento Arte Concreta, assieme a Gillo Dorfles, Gianni Monnet e Atanasio Soldati.


Realizza la pittura proiettata tramite composizioni racchiuse tra i vetri delle diapositive e in seguito la pittura polarizzata con cui compone la luce grazie all’uso del filtro Polaroid. Da questi esperimenti nasce la mostra Munari’s Slides che presenta al MoMA nel 1954.
La didattica di Munari
Munari è stato tra i primi a spiegare come funzionano immaginazione, creatività, invenzione e fantasia e che relazione hanno con l’intelligenza e la memoria. Nel suo saggio “Fantasia“, del 1977, edizioni La terza, ci spiega che “uno studio sulla fantasia può sembrare a molti una impresa impossibile”.
Per certe persone la fantasia è capriccio, bizzarria, stranezza. Per altri è finzione o allucinazione, fantasticheria oppure ancora ispirazione. Per qualcuno è andare fuori dalle regole. “E poi come se non bastasse, l’invenzione non è anche fantasia? E la fantasia non è anche invenzione? E come la mettiamo con l’immaginazione? Una bugia è fantasia, invenzione o immaginazione? Ma l’immaginazione non è anche fantasia? E la Fantasia può anche essere sonora?“
Immaginazione, fantasia e creatività
Mille domande a cui Munari dà una risposta semplice e lapidaria. “La fantasia, l’invenzione e la creatività pensano. L’immaginazione vede“. L’invenzione è tutto ciò che prima non c’era, ma di solito ha un fine esclusivamente pratico e non si cura di problemi estetici.
La creatività, anch’essa è tutto ciò che prima non c’era, ma di solito tende ad eserre realizzabile in modo globale ed essenziale. Ma in realtà la domanda che Bruno Munari si pone e ci pone è questa: è possibile studiare le costanti della fantasia, dell’invenzione e della creatività? Più che altro si può cercare di capire come “nasce un’idea”?
Mai parlare di come nasce un’opera darte
Partendo dal presupposto che nel mondo artistico e della creatività in genere vige la regola che MAI si deve rivelare come nasce un’idea o come si costruisce un’opera d’arte si può pensare che all’artista interessi destare stupore nel pubblico. Molti artisti contemporanei pensano che il “popolo” debba rimanere fuori da queste problematiche. Che il messaggio da proporre è portare avanti è che l’arte sia un mistero inspiegabile. Un mistero che non si deve spiegare altrimenti l’arte crolla.
In realtà succede invece che la gente ha voglia di capire, sapere come opera l’intelligenza creativa che permette a un uomo di “fabbricare” un’opera d’arte. Di capire come il mondo esterno viene esplorato dall’intelligenza artistica tramite vista, udito, tatto e di come questa coordini tutte le indicazioni e informazioni per creare qualcosa di totalmente nuovo e diverso.
La fantasia e l’invenzione
Per Munari la fantasia è la facoltà più libera delle altre, essa infatti può anche non tener conto della realizzabilità o del funzionamento di ciò che ha pensato. È libera di pensare qualunque cosa, anche la più assurda, incredibile, impossibile.
L’invenzione invece, pur usando la stessa tecnica della fantasia, la finalizza ad un uso pratico. L’inventore non si preoccupa, come abbiamo visto prima, del lato estetico. Per lui ciò che conta davvero è che la cosa, l’oggetto, lo strumento inventato funzionino veramente e servano a qualcosa. L’artista poi lo può “decorare” così come succeda nelle prime macchine da cucire, nate nel periodo liberty, a cui venivano applicate decorazioni in madreperla o oro.
Creatività e immaginazione


La creatività è un uso finalizzato della fantasia. Viene usata nel design come progettazione, risposta a un esigenza, creazione di simboli. Tiene conto di aspetti psicologici, umani e sociali. Pensiamo alla progettazione di nuovi ambienti, di nuove didattiche, di nuovi metodi per risolvere bisogni collettivi, come ad esempio la sistemazione di piazza Cavour a Como, progettata da Munari stesso.
Infine arriviamo all’immaginazione. É il mezzo con cui si visualizza. Con cui si rende visibile ciò che la fantasia, l’invenzione e la creatività pensano. Non tutti però sono dotati di immaginazione, ecco perché in tutte le agenzie di marketing e pubblicità esistono i visulizers, disegnatori che preparano il bozzetto da presentare al cliente in modo che anche lui lo veda, così come è nato nella mente del creativo.
In poche, semplici parole Bruno Munari, già più di 40 anni fa, ci ha spiegato le basi della contemporanea arte concettuale.