Caccia al cinghiale: perchè il recente decreto non piace

Il recente decreto sull’agricoltura proposto dal ministro Lollobrigida ha scatenato un acceso dibattito riguardante le sue implicazioni sulla caccia al cinghiale, l’ambiente e il benessere degli animali. Tante le critiche mosse nei confronti del decreto e le questioni chiave sollevate dalla sua approvazione.

Il decreto prevede spese extra a carico dello Stato per azioni di caccia al cinghiale, suscitando preoccupazioni riguardo al suo impatto sull’ambiente e sulla fauna selvatica. Il ricorso all’esercito per tali azioni è stato oggetto di dibattito, con alcuni che lo vedono come un eccesso di mezzi e una minaccia per la biodiversità.

Il decreto portato in Consiglio dei Ministro prevede la messa in campo di 177 unità del personale delle Forze armate autorizzate a svolgere il servizio periodo non superiore a dodici mesi, rinnovabile per una sola volta. Il contingente è composto di un numero di unità sufficienti a dare tempestiva attuazione ai piani e alle misure previste.

Le relative spese di personale e le spese di funzionamento sono a carico del Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto della diffusione della peste suina africana. I compensi per prestazioni straordinarie saranno anche erogati oltre i limiti massimi derivanti dalle previsioni di cui all’articolo 10, comma 3, della legge 8 agosto 1990, n. 231.

Le Implicazioni Sanitarie e il Ruolo dell’Esercito

Nonostante il Bollettino epidemiologico sulla peste suina africana attesti un miglioramento della situazione epidemiologica, il decreto sembra proporre azioni drastiche di caccia al cinghiale. Questo solleva interrogativi sulle reali necessità sanitarie e sul ruolo dell’esercito in tali operazioni, suggerendo possibili interessi politici dietro questa scelta.

Nell’esecuzione delle attività di cui al comma 1, al personale delle Forze armate non appartenente all’Arma dei carabinieri, che agisce nei Gruppi operativi territoriali di cui all’articolo 15 dell’ordinanza del Ministero della salute 24 agosto 2023, n. 5, sono attribuite le funzioni di agente di pubblica sicurezza e può procedere alla identificazione di persone, anche al fine di prevenire o impedire comportamenti che possano mettere in pericolo l’incolumità di persone o la sicurezza dei 10 luoghi in cui si svolge l’attività, con esclusione delle funzioni di polizia giudiziaria.

Ai fini dell’identificazione, per completare gli accertamenti e per procedere a tutti gli atti conseguenti, il personale delle Forze armate accompagna le persone indicate presso i più vicini uffici o comandi della Polizia di Stato o dell’Arma dei carabinieri. Nei confronti delle persone accompagnate si applicano le disposizioni dell’articolo 11 del decreto-legge 21 marzo 1978, n. 59 convertito con modificazioni dalla legge 18 maggio 1978, n. 191.

Legambiente caccia al cinghiale - un cinghiale scuro
Caccia al cinghiale: perchè il recente decreto non piace

Il Benessere degli Animali in Secondo Piano?

Una delle critiche più rilevanti arriva dall’ OIPA. L’Organizzazione internazionale protezione animali sostiene che ci sia un’apparente disinteresse del decreto per il benessere degli animali. Mentre si prevedono azioni di caccia che potrebbero mettere a rischio la vita degli animali selvatici, si trascura il fatto che la malattia in questione non rappresenta una minaccia per gli esseri umani ma potrebbe avere gravi conseguenze per gli allevamenti di suini e per la filiera agroalimentare.

Spese extra a carico dello Stato e identificazione a tappeto di chi sia anche solo sospettato di disturbare le azioni di caccia al cinghiale dell’esercito chiamato a mettere in campo azioni esagerate, rispetto a quanto attesta il Bollettino epidemiologico sulla Psa, il tutto per i voti di un bacino elettorale composto da cacciatori, allevatori, agricoltori e operatori della filiera dell’agroalimentare, in vista elle elezioni europee. Così l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) sul testo del decreto agricoltura portato oggi in Consiglio dei ministri dal ministro Lollobrigida.

Qual è la situazione epidemiologica?

A evidenziare quanto strumentale sia questo decreto basta leggere il Bollettino: “Negli ultimi anni l’approccio alla lotta alla malattia è stato radicalmente rivisto, e ciò ha consentito un costante e netto miglioramento della situazione epidemiologica”.  

Nonostante ciò, afferma l’Oipa, Lollobrigida chiama l’esercito e prepara uno stato di polizia nei boschi (e non solo), dove si andrà a sparare ai cinghiali accusati di diffondere una malattia non nociva per l’uomo ma, semmai, per gli allevamenti di suini e la filiera dove gli animali altro non sono che merce, oggetti. D’altra parte, lo stesso ministro Lollobrigida pochi giorni fa ha pubblicamente affermato che “l’uomo è l’unico essere senziente”, dimostrando di non conoscere il Trattato di Lisbona del 2009 che invece attribuisce tale qualità anche agli animali.

Il Trattato di Lisbona e il Riconoscimento della Sensibilità Animale

Le dichiarazioni del ministro Lollobrigida riguardo alla sensibilità degli animali hanno sollevato polemiche, in particolare quando ha sostenuto che solo gli esseri umani sono senzienti. Questo contrasta con il Trattato di Lisbona del 2009, che attribuisce agli animali la qualità di esseri senzienti, sollevando interrogativi sul rispetto dei diritti animali nell’attuazione del decreto.

Il Trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1° dicembre 2009, è un accordo che modifica i trattati dell’Unione europea (UE) e l’Unione europea diventando uno dei trattati costitutivi dell’Unione europea. Rispetto alla questione dei diritti degli animali, il Trattato di Lisbona non fornisce una disposizione specifica che riconosce direttamente agli animali la qualità di esseri senzienti. Tuttavia, l’articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) prevede che “nell’ambito delle sue competenze, l’Unione e l’UE devono tenere pienamente conto delle esigenze del benessere degli animali quale questione da considerare, insieme ad altre, nelle sue politiche”.

In pratica, questo significa che l’UE e i suoi stati membri sono tenuti a considerare il benessere degli animali nelle loro politiche e azioni, anche se il Trattato di Lisbona non fornisce una definizione formale della sensibilità degli animali come quella di cui si parla nel testo citato. Tuttavia, nel contesto delle politiche dell’UE, il riconoscimento del benessere degli animali implica un certo grado di sensibilità nei loro confronti.

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