Caravaggio e l’enigma del ragazzo con il cesto di frutta

Il ragazzo con il cesto di frutta di Michelangelo Merisi, altrimenti conosciuto come Caravaggio, è tutt’altro che un quadro di genere. Cosi esordisce Marco Bussagli, professore di prima fascia presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, durante la prima giornata del Convegno internazionale L’Enigma Caravaggio in programma fino al 26 gennaio. infatti all’interno del quadro troviamo ritratto un particolare interessante: la spalla scoperta del protagonista. Il gesto della spalla scoperta, però, è un atteggiamento tradizionalmente femminile piuttosto che maschile: ciò porta a uno dei tanti enigmi.

Caravaggio dipinge quella che viene considerata la sua prima opera, nel 1294 circa. Ed è per certo un’opera che non ha committenza, un’opera che il pittore, secondo Bussagli crea per promuoversi. Ma, come abbiamo detto poco fa, è anche un’opera che presenta molte curiosità ed enigmi. Primo tra tutti il ragazzo ritratto che è al centro di un grande mistero. Non si sa infatti chi sia effettivamente il modello. Qualcuno pensa che sia il suo amico e artista Mario Minniti, qualcun altro reputa invece che Caravaggio si sia inventato una figura dal nulla, unendo i tratti di più persone. Un altro enigma, invece, riguarda la la spalla del giovane che si presenta, alla vista, decisamente ipertrofica.

Caravaggio e l'enigma del ragazzo con il cesto di frutta. Imamgine dal webinar con in evidenza la spalla.
Caravaggio, il ragazzo con il cesto di frutta, intervento del professor Bussagli

Caravaggio e la spalla…sbagliata

La spalla sembra dunque sottoposta a uno stress che non dovrebbe esistere, dal momento che sostenere un cesto di frutta con le due braccia, seppur ricco non dovrebbe rappresentare uno sforzo così importante. Le ombre invece che si notano sulla pittura, insieme alle striature del muscolo deltoide, sottolineano un tono muscolare particolarmente teso. Sorge quindi spontanea una domanda. Perché ci dovrebbe essere questa tensione? Caravaggio si è sbagliato?

Tutto potrebbe essere, ma un errore così grossolano da parte del Merisi non si reputa possibile, afferma con certezza il professor Bussagli. La tensione del braccio si spiega invece se il cesto fosse sostenuto da una mano sola. Ma perché avrebbe dovuto farlo? Il ragazzo con il cesto di frutta ha male a un braccio? Non può usare l’altro arto? No, la soluzione sta nel fatto che, molto probabilmente, Caravaggio si stava disegnando allo specchio.

Il cesto come simbolo di offerta

Naturalmente non è stata una posa continua, ma a più riprese per l’estrema difficoltà di posare e dipingere nello stesso momento. Il che però va a spiegare perfettamente perché il muscolo risulta cosi contratto nel ragazzo con il cesto di frutta. Non dimentichiamo inoltre che questa è la prima opera in assoluto di Caravaggio e di conseguenza non doveva avere così grande facilità a reperire un modello. Per cui, per amore o per forza Michelangelo Merisi diventa il modello di sè stesso. La posa stessa inoltre non permette al dipinto uno sviluppo simmetrico dei due arti superiori. La seconda spalla arriva quasi come un’azione di recupero. E qui diventa evidente come il significato dell’opera sia il cesto. Ovvero la trasformazione simbolica dell‘offerta.

La ricostruzione narrativa che si può fare di questa immagine, continua Bussagli, è sicuramente quella dell’offerta perché la posizione delle braccia indica non una chiusura, ma un tenere il cesto come per donarlo, porgendolo in avanti. E, pensandolo anche a livello autobiografico, è come se indicasse il pittore stesso nell’atto di offrirsi, per la prima volta, all’opinione e al giudizio del pubblico. Ma anche un Caravaggio che si offre alla pittura e al suo percorso.

Caravaggio e l'enigma del ragazzo con il cesto di frutta
Autoritratto Caravaggio

Un quadro musicale?

Il Ragazzo con il cesto di frutta del Caravaggio, partendo proprio dal cesto è stato letto, nel tempo, anche in chiave religiosa in riferimento al mistero eucaristico che segue al rito dell’offertorio. Un rito che, negli anni definiti del paleocristianesimo , cioè dal II al VI secolo, prevedeva l’offerta di primizie all’altare, mentre veniva intonato un canto. Molti intravedono, infatti, nella bocca semiaperta del ragazzo un cantore. Inoltre, molti altri studiosi, indicano la raccolta di canti sacri Mottetti del frutto, come una possibile fonte di ispirazione di un giovanissimo Caravaggio.

Essenzialmente , tutte queste considerazioni, ci fanno capire l’eccezionale abilità di Michelangelo Merisi che, attraverso piccoli gesti, movenze, particolari quasi impercettibili svela molto sulla psicologia del protagonista. La tela diventa lo specchio dell’anima e narrazione dettagliata non solo del momento, ma anche dell’intera vita.

Caravaggio e l'enigma del ragazzo con il cesto di frutta
Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".