Carola Cestari presenta “GiallOscuro”, il romanzo oltre il giallo – Dragonfly Edizioni
Carola Cestari nasce a Milano, città che lascia per trasferirsi prima a Treviso e in seguito, a Padova, dove si laurea in Statistica Economica. Durante l’università trascorre un anno a Glasgow, in Scozia.
Consegue poi un Master in Intercultural Competence and Management all’Università di Verona.
Per lavoro si trasferisce per tre anni a Torino e dal 2007 vive a Milano con la famiglia. Viaggia spesso, per lavoro e per passione. Ha iniziato a scrivere racconti e storie brevi nel 2018: da allora è stata premiata in più di quaranta concorsi letterari.
Il 16 maggio 2021 è stato pubblicato il primo romanzo poliziesco “Nero Catrame”.
Ama i gatti e gli orti sui balconi.
GiallOscuro
Diversi racconti gialli per un totale di circa 150 pagine lasceranno i lettori sorpresi dall’originalità delle storie e di come ciascuna di loro abbia un messaggio che va oltre il tempo e lo spazio. Carola descrive storie apparentemente banali che invece, se analizzate con profondità, rivelano quanto sia fragile e iracondo l’animo umano. I personaggi sono madri di famiglia, psicologi, bambini, nonne, fratelli…Nessun personaggio ricco o straviziato, storie di vita comune, gente semplice. Una particolare attenzione è rivolta agli animali e ai bambini. Si tratta di un libro che va oltre il mondo dei romanzi gialli…


Intervistata per Zetatielle Carola Cestari risponde così alle nostre domande curiose sui suoi racconti…
“Quindi un bambino da qualche parte esiste “scrivi in uno dei tuoi racconti… Due donne sedute su due panchine diverse si trovano in un parco, un cappello cade…la donna che ha trovato il cappello si appresta a inseguire la proprietaria pensando che fosse di un bambino ma con grande stupore scopre una triste verità…
L’intuizione della protagonista era corretta. Senza fare troppi spoiler, posso dire che avevano tentato di convincerla del contrario, ma come ci insegna ogni libro giallo, gli indizi non mentono. In questo caso, vanno opportunamente interpretati.
Che legame ha la protagonista della storia con i bambini?
La protagonista è un’anziana e nella sua vita, in quel momento, l’affetto principale è rivolto al suo cagnolino. Non ha relazioni con il bambino che incrocia al parco, ma capisce subito che quelli che sembrano dei capricci, rivelano invece paura e disperazione e se ne preoccupa. Comprende inoltre che la persona che lo accompagna, non è un familiare e quindi la mente dell’anziana comincia a ipotizzare il legame che li può unire e teme che il bambino possa essere in pericolo. Da ciò parte l’indagine.
La morte di un figlio: esperienza autobiografica o altro?
Fortunatamente no, ma, essendo successo a un’amica, posso dire che è un’esperienza devastante, al di là di ogni possibile immaginazione. Un dolore così grande da non lasciare respiro, che accompagna ogni singolo giorno della vita.
“L’alfabeto nascosto”: la vita dopo la morte. L’amore non morirà mai?
Le persone care che muoiono lasciano ferite enormi, dei vuoti difficilmente colmabili, delle sofferenze che anche il tempo fatica a lenire. Nel nostro cuore, l’affetto per loro non cessa mai, si fa solo un po’ da parte per permetterci di continuare a vivere o a sopravvivere.
In uno dei racconti, Insetti, descrivi una realtà molto simile a quella già vissuta qualche anno fa: ti sei ispirata al covid per scrivere questo racconto?
Sì, esatto. Ho scritto alcuni racconti nel periodo della pandemia o subito dopo. In questo caso, il virus è stato solo lo spunto per immaginare un futuro distopico e apocalittico.
Carola, in un altro racconto sei molto attenta nella descrizione di alcuni sintomi, sembrano quelli dell’Alzheimer?
Mi ispiro sempre a situazioni reali, conosciute, raccontate da persone a me vicine o a fatti letti sui giornali. Da lì parto per immaginare e scrivere.
Nel racconto Sfortune celesti il protagonista, un uomo solo di età avanzata, non sembra essere una persona troppo positiva ma scopre che tutto il male non vien per nuocere quando scopre che il suo ritardo all’appuntamento gli ha salvato la vita: quale mesaggio vuoi trasmetterci, maggiore consapevolezza per cose che in apparenza sembrano negative?
Sì, per far comprendere che anche quelle che riteniamo delle disavventure, possono rivelarsi dei colpi di fortuna. Bisognerebbe affrontare gli imprevisti con minor stress e preoccupazione, perché in fondo, possono rivelarsi delle opportunità. Io stessa non riesco spesso a farlo, ma vorrei riuscirci.
Storia vera o altro?
Mi è capitato qualche volta di accorgermi di essere arrabbiata per dei contrattempi, che poi si sono rivelati dei fattori positivi, cardine di quanto accaduto in seguito. Da ciò è nato lo spunto per il racconto.
Nel racconto “La scatola” descrivi una dinamica molto bella, quale messaggio vuoi trasmettervi? Forse che l’amore e i ricordi vanno di pari passo o al contrario sono distaccati?
Questo racconto parla del rapporto con una mia parente, a cui sono stata molto affezionata da giovane e che incontravo di tanto in tanto a Feltre, quando ero in vacanza. Quando è venuta a mancare, mi sono veramente rattristata. Era una persona deliziosa e gentile. Quindi qui parlo di affetto tra un giovane e un anziano, di case di montagna piene di ricordi e memorie. Credo che la figura degli anziani sia importante nella relazione con i bambini perché le storie che raccontano parlano di tempi ormai scomparsi e li aiutano a fantasticare sulle loro origini.
“Finché amicizia non ci separi”: accontentarsi significa sopravvivere?
Temo che la parola “accontentarsi” non mi appartenga, nel senso che se una strada si chiude, cerco un’alternativa in quanto la sopravvivenza è anche adattamento. Nel caso di questo racconto, il titolo riecheggia la frase “Finché morte non vi separi”, in effetti le due protagoniste vengono unite dalla morte di qualcuno, non separate da questa.
Elisa e Barbara: persone del passato o fantasmi? L’amicizia un elisir per l’anima?
Sono due personaggi completamente inventati, ma l’amicizia è un potente collante, simile alla sorellanza. Può dare luogo ad alleanze che durano una vita, solide e durature, possono creare delle famiglie “virtuali” altrettanto importanti di quelle genetiche, reali.
La fine di un amore è la svolta per un cambio di vita?
Dipende dal tipo di amore, da noi e da come viviamo il distacco. Può dare l’opportunità di fare scelte diverse, aprirsi maggiormente al mondo, incontrare persone più adatte a noi.
Luci: sfatare i pregiudizi per dirigersi verso una nuova consapevolezza o più semplicemente nulla è come sembra?
Direi la seconda. In alcuni periodi di forte stress, come quello in cui si trova la protagonista, vediamo negatività ovunque, anche dove non c’è. Ci creiamo dei preconcetti, ci avvolgiamo nei timori e ci allontaniamo da tutti, temendo che ci vogliano fare del male o per paura di soffrire. Ma talvolta, è solo una nostra opinione e la realtà può essere ben diversa.
Le chiavi del paradiso: le tentazioni portano guai? Nulla è come sembra?
Come dice il titolo, ciò che sembra Paradiso, può non esserlo. Quando pensiamo che la nostra felicità risieda negli oggetti che non abbiamo, diventiamo facili prede di errori di interpretazioni e possiamo cadere vittime di errori ed errate interpretazioni. Come in questo caso.
L’inquilino: il nastro spinato. Elemento centrale del racconto…metafora di vita o altro?
Scrivo romanzi gialli quindi faccio ricerche sulle armi che posso venir usate e dove posso essere trovate. In questo caso, doveva essere qualcosa di reperibile facilmente e non destare sospetti.
La legge della risonanza: dal racconto alla realtà, ricorda il binomio Harley Queen Joker, ti sei ispirata a qualcuno in particolare?
Mi ispiro sempre a qualcuno o a qualcosa e da lì lascio viaggiare la fantasia. Del resto, sono una prima di tutto una lettrice senza sosta. Non potrei vivere senza libri e ne porto sempre uno con me.
Con un libro, è impossibile sentirsi soli.
Per restare in contatto con Carola Cestari seguila anche su INSTAGRAM e FACEBOOK


Potrebbe interessarti anche:
Alessandro Massimilla racconta il suo nuovo libro “Arrivano i Primini”
La tridimensionalità della parola di Gianluca Simonetta
Marco Papalino e il #benESSERE: “In una sola parola? inclusione”.