Cilento: dal Parco Nazionale ai siti archeologici

L’Italia e le sue bellezze. Il 70% del patrimonio culturale mondiale risiede nel nostro Paese. Da nord a sud esistono luoghi, ricchi di storia, che attirano turisti da ogni parte del pianeta ed ora che si parla finalmente di ripartenza del turismo, possiamo tornare ad ammirare i tanti siti archeologici Unesco, patrimonio dell’Umanità. Oggi partiamo per la Campania meridionale e andiamo nel Cilento.

Il Cilento

La regione unisce la bellezza della natura al fascino della storia. Il Cilento, infatti, con le sue coste e le sue spiagge, offre numerosi spunti di interesse turistico, ma per chi ama le escursioni culturali, l’intero territorio abbonda di siti archeologici e di testimonianze storiche.

Le tracce di una prima presenza dell’essere umano risale al Neolitico. Con le grandi civiltà del Mediterraneo, la zona ha respirato nel tempo la cultura, le tradizioni e le usanze dei vari popoli che l’hanno occupata.

Dai Greci ai Romani. Ma si deve alla cultura ellenica, la presenza di maestose città, come Paestum e Velia. La prima, si distingue per le architetture tipiche dell’antica Grecia, fatte di templi monumentali e di imponenti strutture strategiche per la vita cittadina. La seconda, si è aggiudicata un posto tra i siti Unesco ed è diventata patrimonio dell’Umanità per la scuola eleatica, una scuola di filosofia frequentata da Parmenide e Zenone.

Questi parchi archeologici sono il vanto di questo territorio, ma pochi conoscono il parco della Civitella. Gli scavi in questa zona hanno riportato alla luce un’Acropoli che risale al VI secolo a.C.

Paestum

Ribattezzata Paestum dai Romani, l’antica Poseidonia era una colonia della Magna Grecia.

La città è una vera meraviglia.

Ai suoi visitatori offre ancora la possibilità di camminare tra i suoi templi e le sue strutture, trasportandoli in uno scenario surreale. Gli studi dell’area fanno risalire la sua costruzione al VII secolo a.C., ma il suo massimo splendore lo raggiunge intorno al 560 a.C. I resti di quella meravigliosa città sono ancora pronti a testimoniare la sua ricchezza e la sua maestosità.

Paestum il tempio visto da lontano , con un prato, le rovine del tempio fatto di colonne. Sulla destra, una coppia di turisti passeggia sulla strada sterrata

Tre i templi ancora visibili e in ottimo stato di conservazione. Il tempio di Hera, ribattezzato in epoca romana Tempio di Nettuno, è il più grande ed è costruito in travertino. In realtà esiste un secondo tempio dedicato ad Hera, più piccolo, ma è passato alla storia come “la Basilica”. Infine, il tempio di Athena, o Tempio di Cerere.

L’antica Agorà venne trasformata dai romani nel foro della città. Qui si prendevano le grandi decisioni politiche, si concludevano importanti transazioni commerciali e si svolgevano le votazioni. Il luogo è noto come il Comitium di Paestum, o Comizio.

E non può certo mancare l’Anfiteatro, parzialmente visibile, ma dal 2018 si lavora per liberare anche la parte che si trova sotto la Tirrenia inferiore, la strada che, di fatto, attraversa il sito.

Se tutti i reperti rinvenuti dagli scavi sono visibili al Museo Archeologico Nazionale, un esemplare unico e singolare è invece rimasto intatto al suo posto.

lastra che raffigura un uomo nudo all’atto di tuffarsi da una roccia, prelevato dalle pareti intonacate e decorate ad affresco di un’antica tomba greca.

La Tomba del Tuffatore

E’ una tomba greca dipinta con scena figurate rappresentanti un momento gioviale della vita dei greci. E’ la “Tomba del Tuffatore”.

Le lastre rappresentano una scena di festeggiamenti, dove i personaggi si concedono ai piaceri: i giochi, la buona tavola, il buon vino, l’amore. Al centro, la rappresentazione di un uomo nel momento del tuffo da un trampolino. L’uomo è raffigurato senza vestiti, completamente nudo e e sta sfoggiando la bellezza del suo fisico e le sue abilità sportive.

La singolarità di questa scena è la sua interpretazione. In realtà, gli studiosi convengono sulla simbologia del disegno. Proprio perchè si trova in una tomba, non rappresenterebbe letteralmente una specialità sportiva, bensì il passaggio tra la vita e la morte.

Le immagini sono particolarmente importanti perchè, malgrado rappresentino scene di benessere e di convivialità, l’intero affresco rappresenterebbero la lussuria che allontana dalla spiritualità.

Nessuno ha però ancora capito chi sia la persona sepolta.

Velia

Elea, per i greci, meglio conosciuta come Velia, è la seconda metà storica e turistica dell’area. E’ situata tra Agropoli e Palinuro, nel Il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, e la sua costruzione è opera dei Focei, un popolo in fuga dalla Turchia che si insediò nel territorio intorno al VI secolo a.C.

Ha rappresentato per secoli il punto di riferimento culturale più importante, poichè ospitava la scuola di filosofia, la scuola eleatica. La sua posizione strategica nel cuore delle rotte commerciali faceva di Velia una città ricca e fiorente.

L’ingresso alla città è monumentale. La Porta Rosa è non solo imponente, ma è anche la costruzione greca più antica. In realtà, solo a scavi ultimati ha rivelato i suoi segreti. Porta Rosa non nasce come varco principale alla città, ma come viadotto tra le due pareti collinari che la sovrastano.

Parco Archeologico della Civitella

Situato a pochi minuti da Moio della Civitella, il Parco Archeologico della Civitella è tra i meno conosciuti del territorio, ma è altrettanto ricco di storia.

Anch’esso deve la sua costruzione ai Focei e le prime testimonianze del passaggio dei greci risalgono al VI secolo a.C.

Le mura del parco denotano la presenza di una antica fortificazione risalente al IV secolo a.C. che circonda la Collina del Moio. La struttura è stata sicuramente riadeguata poichè è tipica delle fortificazioni militari greche.

Gli scavi della Civitella hanno riportato alla luce il terrazzo di Acropoli. La sigolarità è che sono ancora ben visibili le strutture realizzate in blocchi squadrati e perfettamente regolari che altro non sono che i resti delle abitazioni del tempo.

Due porte principali, una a ovest e una a nord. L’accesso dalla porta ovest si apriva su un terrazzo precxeduto da un lungo corridoio, per questo è considerata la principale. La porta sud, detta anche “dei Castagni” presenta una particolarità: un arcoanomalo, diverso da quello della Porta Rosa, e il cui utilizzo è ancora ignoto. Probalbilmente solo un’espressione estetica di una struttura ormai persa.

Infine, sulla cima della Civitella troviamo una piccola costruzione risalente al 1500. E’ la Cappella dell’Annunziata ed è una delle “sette sorelle”, le sette Madonne presenti in sette cappelle o santuari, facenti parte del percorso del culto Mariano del Cilento.

Il Vallo di Diano

Una conca naturale con una pianura fertile e rigogliosa. Possiamo ben immaginare il paesaggio che si apriva sotto gli occhi dei primi coloni che si insediarono nel territorio.

Il Vallo di Diano nel Cilento è uno spazio naturale che ancora oggi offre abbondanti testimonianze di come gli antichi abitanti della Magna Grecia seppero sfruttare l’ambiente e farne un importante snodo commerciale e culturale. Un crocevia importante tra nord e sud della Penisola Italica, al punto che i romani vi costruirono la via Popilia Annia, l’antica Salerno-Reggio Calabria, con la differenza che i romani finirono l’opera.

La Certosa di San Lorenzo e Padula

Un luogo che in epoca medievale vede fiorire borghi, mercati e costruzioni religiose, sopravvissute a terremoti e guerre. E’ il caso della Certosa di San Lorenzo e Padula, eccezionalmente bel conservata, se si considera che la sua costruzione è iniziata nel 1306, ma fu ultimata solo nei primi anni del ‘700.

“Qui sicura quiete di qui, o pellegrino, si passa per andare in cielo, rimani qua per sempre. La quiete stessa ti farà perseverare”.

Una chiara testimonianza delle sue origini certosine.

Dal 1998 nella lista Patrimonio Mondiale dell’Umanità, la Certosa è un capolavoro del Barocco. Il suo portone originariamente veniva varcato solo da una stretta cerchia di persone appartenenti all’elite cittadina. 26 minuscole celle ospitavano i frati che vivevano in meditazione. La parte comune era detta “il deserto” ed era accessibile solo attraversando un giardino ospitante una fontana.

Il chiostro, oltre un ettaro di estensione, formato da 84 colonne, è maestoso ed è il più grande al mondo. I suoi portici offrivano fresco e riparo ai religiosi. Purtroppo tutto il patrimonio letterario ed enciclopedico custodito nel monastero della Certosa scomparve con l’arrivo di Giuseppe Bonaparte nel 1806, che, di fatto, soppresse tutti gli ordini religiosi.

Gli interni sono indescrivibili. Guardare, per credere.

Storia, natura e bellezze del Cilento: il viaggio ideale

L’Italia è la meta più ambita dai turisti stranieri, meno considerata dagli italiani. Lo straordinario periodo che stiamo vivendo, però, ci offre una grande opportunità. Quella di rivalutare il nostro Paese, i suoi meravigliosi spazi e le innumerevoli bellezze che lo rendono unico al mondo.

La ripartenza deve essere motivo e stimolo per viaggiare lungo le nostre strade che portano alle nostre origini.

Una vacanza tutta italiana è sicuramente sinonimo di arricchimento del nostro patrimonio culturale.

Il Cilento offre spiagge meravigliose e vanta un’ospitalità tipica del sud.

Unire il piacere alla cultura, nel Cilento, è fin troppo facile.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”