Come usare ChatGPT: tecniche, errori e come ottenere risposte migliori

Ormai tutti, chi più chi meno, abbiamo imparato a chiedere qualcosa ai chatbot, qualunque essi siano, dal più comune ChatGPT di OpenAI, al più o meno nuovo COPILOT di Microsoft.

Una curiosità, un consiglio, magari un aiuto per scrivere un testo. Eppure, anche dopo mesi di utilizzo, molti ottengono ancora risposte vaghe, scolastiche, impersonali. O, peggio, completamente fuori tema. Il fatto è che interagire con l’intelligenza artificiale non è come fare una chiacchierata con un amico né come digitare su Google. È qualcosa a sé, e imparare a farlo bene fa davvero la differenza.

Negli ultimi tempi sono circolati molti consigli e tecniche su come scrivere un “prompt perfetto” (dove il prompt è il “comando”, per chi non mastica l’informatichese). Alcuni sono utili, altri esagerati, altri ancora completamente inventati. Abbiamo raccolto qui le affermazioni più diffuse, per capire cosa funziona davvero e cosa no, con esempi e spiegazioni concrete e provare a saperne di più su come usare ChatGPT.

“Più spieghi, meglio ti capisce”

Falso, o meglio: non sempre vero.

Questo è uno degli errori più comuni. Molti pensano che, per ottenere una risposta precisa, sia necessario spiegare tutto nei minimi dettagli: il contesto, il perché della richiesta, chi leggerà il testo, quale sarà l’uso finale. L’intenzione è buona, ma il risultato spesso è l’opposto: si ottengono risposte vaghe, generaliste, a volte completamente fuori fuoco.

ChatGPT, infatti, è in grado di interpretare il contesto implicito molto meglio di quanto si creda. Quando gli si danno troppe informazioni tutte insieme – molte delle quali ridondanti o irrilevanti – l’algoritmo può perdere il centro della richiesta. Meglio essere diretti e sintetici, almeno nella prima fase della conversazione. Se poi servono approfondimenti, si possono aggiungere passo passo. Scrivere meno non significa essere superficiali: significa essere più chiari.

Vuoi una lista, una tabella, un testo narrativo, una poesia, uno script teatrale? Basta dirlo. Il modello non lo può indovinare: se non lo precisi, ti darà una risposta standard.

“I prompt migliori sono quelli lunghi”

Falso nella maggior parte dei casi.

Il primo consiglio su come usare chatGPT, è, forse, il più banale ma anche il più importante: dire chiaramente cosa si vuole. Non servono giri di parole, basta spiegarsi bene. Se cerchi una ricetta con pochi ingredienti perché hai solo uova, farina e zucchero, scrivilo così com’è. Evita frasi vaghe come “mi dai una ricetta?”. Più dettagli dai, più la risposta sarà utile. E se stai lavorando a un testo o un progetto, fornire un contesto aiuta tantissimo: ChatGPT riesce a seguirti meglio se capisce dove vuoi andare a parare.

È vero che una richiesta ben costruita può anche richiedere molte parole, ma la lunghezza di per sé non è un vantaggio. Un prompt lungo e confuso è molto meno efficace di un prompt breve ma ben formulato. Spesso bastano cinque-sei parole per ottenere una risposta precisa, se l’istruzione è chiara: “Confronta scarpe da corsa economiche” può essere più utile di una descrizione elaborata piena di condizioni e spiegazioni. In casi specifici – come la scrittura creativa, l’imitazione di uno stile, o la simulazione di un ruolo – i dettagli diventano importanti, ma devono essere funzionali. Ogni parola deve aggiungere qualcosa. Se il prompt è lungo solo perché è pieno di giri di parole, il risultato sarà una risposta altrettanto diluita.

“C’è una ricerca Stanford + OpenAI che dimostra che i prompt sotto le 12 parole sono più efficaci”

Falso: quella ricerca non esiste.

In diversi articoli si cita uno studio del 2024 realizzato da Stanford e OpenAI che affermerebbe che i prompt brevi, sotto le 12 parole, fornirebbero risposte più precise. In realtà, non esiste alcuna pubblicazione ufficiale con quei dati. Esiste il report Stanford HAI 2024, ma è principalmente un’analisi ampia sull’impatto e l’adozione dell’intelligenza artificiale in diversi settori: istruzione, sanità, industria, lavoro, etica e così via. Include dati su diffusione, trend, opinioni pubbliche, rischi e opportunità, ma non è uno studio tecnico su come scrivere prompt o migliorare l’interazione con ChatGPT nello specifico.

Detto questo, è vero che un prompt sintetico può funzionare molto bene, ma non per via di una formula magica. Funziona perché costringe chi scrive a chiarire cosa vuole davvero. E spesso, quando le idee sono chiare, bastano poche parole. Ma generalizzare questa logica come “regola d’oro” è fuorviante.

“Meglio iniziare sempre con un verbo d’azione”

Vero, quasi sempre.

Iniziare con un verbo (spiega, confronta, scrivi, elenca, riassumi…) è un modo efficace per dare istruzioni dirette all’AI. Invece di girare intorno alla richiesta con formule come “mi aiuteresti a…” o “potresti per favore…”, è meglio entrare subito nel merito. Non è una questione di educazione: è una questione di chiarezza. L’AI risponde meglio quando capisce subito l’intento. Un prompt diretto non è scortese: è efficiente. Parrebbe, oltretutto, che per ogni “per favore”, chatGPT costi all’azienda “decine di milioni di dollari” in consumi energetici: parole di Sam Altman C.E.O. di OpenAI.

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Come usare ChatGPT: tecniche, errori e come ottenere risposte migliori

“Tutto in un unico prompt”

Falso: meglio costruire la risposta a tappe.

Un altro errore diffuso è pensare che tutto debba essere detto fin da subito. Ma l’AI non ha bisogno di una richiesta esaustiva al primo colpo. Anzi: spezzare l’interazione in passaggi successivi permette maggiore controllo, migliora la qualità delle risposte e riduce il rischio di fraintendimenti. Se chiedi: “Spiegami il machine learning con metafore semplici, esempi pratici, senza tecnicismi ma neppure banalizzando, come se fossi a un TED Talk ma per studenti delle superiori”, il risultato rischia di essere confuso. Meglio iniziare con: “Cos’è il machine learning, in una frase?” e poi proseguire con richieste mirate. La costruzione a catena funziona, soprattutto nei compiti complessi.

“I dettagli contano, ma solo quelli giusti”

Vero, con una distinzione importante.

I dettagli non vanno evitati, ma selezionati con attenzione. Quando si vuole ottenere un risultato con un certo tono, o in uno stile preciso, o da un punto di vista specifico, è essenziale dirlo. Un prompt come “Scrivi una recensione cinematografica come se fossi un critico degli anni ’60” o “Rispondi come un medico che deve rassicurare un paziente” dà indicazioni preziose che cambiano completamente il risultato. Ma bisogna distinguere tra i dettagli funzionali – quelli che orientano l’output – e quelli narrativi, come spiegare perché si fa quella domanda, a chi servirà, che giornata si è avuto. ChatGPT non ha bisogno di sapere tutto questo. Serve sapere cosa ti serve. Il resto è rumore.

Parlare con l’AI, senza perderci tempo

ChatGPT non è un amico da convincere, né un assistente a cui chiedere favori. È uno strumento potente, ma ragiona in modo diverso rispetto a una persona. Funziona meglio quando riceve istruzioni chiare, dirette, costruite con un minimo di logica. Non serve essere tecnici o esperti di linguistica computazionale. Serve solo avere in testa, almeno a grandi linee, cosa si vuole davvero.

Se qualcosa non ti convince, scrivilo. Puoi chiedere: “riscrivilo con un tono più diretto”, oppure “puoi semplificarlo?”, o anche solo “non mi piace, rifallo meglio”. Non c’è bisogno di girarci attorno. ChatGPT non si offende, e anzi, più feedback dai, più la conversazione diventa su misura per te. Anche qualcosa come “spiegamelo come se fossi un bambino” è perfettamente valido. E se preferisci un tono ironico, tecnico o semplice, chiedilo apertamente. La forma conta tanto quanto il contenuto. E spesso è proprio il formato giusto a fare la differenza tra una risposta utile e una risposta approssimativa.

Chi ottiene i risultati migliori dall’intelligenza artificiale non è chi scrive i prompt più lunghi o più educati, ma chi sa guidare la conversazione in modo strategico. A volte bastano tre parole. Altre volte serve impostare una sequenza. In ogni caso, vale sempre la pena fare una cosa prima di iniziare: fermarsi un attimo e pensare. Perché ChatGPT capisce molte cose, ma non può leggere nella mente. E, soprattutto, non ha bisogno di sentirsi raccontare tutta la storia per aiutarti a trovare la risposta giusta.

Come usare ChatGPT tecniche, errori e come ottenere risposte migliori - nella foto il fumetto di un uomo con occhiali camicia bianca a mezze maniche e cravatta seduto per terra con un laptop sulle ginocchia ha l'espressione perplessa
Come usare ChatGPT: tecniche, errori e come ottenere risposte migliori – Foto di Alexandra_Koch da Pixabay

Esempi concreti: da un prompt confuso a uno efficace

Spesso la differenza tra una risposta inutile e una preziosa dipende da come si formula la domanda. Per esempio, un prompt come:

Potresti per favore aiutarmi a capire quali sono i migliori smartphone in commercio nel 2025, considerando il prezzo, le funzionalità fotografiche, la durata della batteria e la qualità del display, perché devo scegliere uno nuovo ma non so da dove partire?

È troppo lungo e pieno di dettagli mescolati. ChatGPT potrebbe restituire un elenco generico o saltare qualche aspetto. Meglio riformulare in modo più diretto, ad esempio “Confronta smartphone 2025 per prezzo, fotocamera e batteria”. Questo spinge l’AI a focalizzarsi sugli elementi essenziali e a dare risposte più chiare e sintetiche. Molti si fermano alla prima risposta. Ma il vero trucco è continuare. ChatGPT lavora bene quando si costruisce una conversazione passo dopo passo. Se la risposta non ti basta o vuoi andare più in profondità, incalzalo: “ok, ma fammi un esempio pratico”, oppure “come potrei applicarlo al mio caso?”. Trattalo come un collaboratore: rispondi, rilancia, affina.

Cosa evitare assolutamente

  • Non usare richieste troppo informali o confuse: evitiamo giri di parole inutili e cortesia eccessiva, che non migliorano il risultato. ChatGPT non ha bisogno di essere “convinto”, ma di istruzioni precise.
  • Non chiedere tutto in un unico prompt lunghissimo: evitare di accorpare troppe richieste diverse in una sola frase. Meglio procedere per tappe.
  • Non aggiungere dettagli irrilevanti: spiegare perché serve una risposta o la storia dietro la domanda spesso confonde più che aiutare.

Quando la risposta non è quella giusta: come correggere

Nessun prompt è perfetto al primo tentativo, e a volte l’AI può fraintendere o restituire risposte incomplete. In questi casi, è utile:

  • Chiedere chiarimenti: “Puoi approfondire il punto X?
  • Correggere la rotta: “Vorrei più focus sul prezzo, meno sulla fotocamera
  • Suddividere la domanda in più parti, per affrontare ogni aspetto singolarmente

Questo tipo di dialogo attivo permette di ottenere risultati sempre più precisi senza ricominciare da capo.

Non tutti lo sanno, ma si possono dare istruzioni su come deve comportarsi, non solo su cosa deve fare. Per esempio: “Agisci come un esperto di marketing digitale con esperienza in startup tech”, oppure “parlami come se fossi un insegnante paziente di matematica alle medie”. È un modo potente per personalizzare il tono e la competenza. Non serve essere formali: basta essere chiari sul ruolo che vuoi assegnargli. E quando una risposta prende una piega sbagliata o il discorso si è incartato, la soluzione è semplice: riparti da capo. Puoi scrivere di nuovo la tua richiesta in modo più diretto, oppure aprire una nuova chat se ti sembra che la conversazione precedente fosse troppo “inquinata” da vecchie istruzioni. Funziona meglio di quanto sembri. Non insistere su una strada storta: cambiala.

Sperimenta e resta curioso

Il mondo dell’AI evolve velocemente, e con lei anche i chatbot, come ChatGPT, si aggiornano continuamente. Non esiste un prompt “magico” universale, ma un’abilità che si costruisce con l’esperienza.

L’ultimo consiglio è forse il più importante: gioca. Provare a formulare la stessa domanda in modi diversi, osservare le risposte, modificare la richiesta: è così che si diventa interlocutori efficaci per l’intelligenza artificiale. Prova, sbaglia, riformula, esplora. ChatGPT è uno strumento molto flessibile, ma spesso è usandolo in modo creativo che dà il meglio di sé. Non serve conoscere “prompt magici”, basta avere un po’ di curiosità e la voglia di trovare il proprio stile di interazione. Ogni utente sviluppa il suo modo di parlarci, e va benissimo così.

Il vero segreto è mantenere la curiosità, mettersi in gioco e imparare a dialogare con lo strumento più avanzato che abbiamo a disposizione.

Immagine di Copertina di Canva (Canva Image with regular licence)

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Gianpiero Trovato
Gianpiero Trovato
Mangio libri di cibernetica, insalate di matematica, amo la tecnologia e senza non posso vivere. Sono curioso e soddisfare le curiosità altrui è la mia mission. La rete è il mio mondo e la mia casa.
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