David Bowie pubblica “Heroes”: la nascita della new wave

Per la rubrica “33 giri di ricordi”: recensione e retrospettiva di uno dei capolavori assoluti della storia della discografia: “Heroes” di David Bowie.

La Storia non è solo quella che si studia sui libri di scuola. E’ storia tutto ciò che ha contribuito al nostro sviluppo sociologico e che ha segnato gli eventi culturali. Ogni contesto storico è stato accompagnato dalla musica, colonna sonora che ha “battuto il tempo” e raccontato in modo indelebile la storia, fissandola a colpi di note nella nostra memoria. Nasce così la rubrica “33 giri di ricordi”, la musica che ha fatto la storia.

Proseguono gli appuntamenti con i 33 giri di ricordi, quelli che hanno segnato un’epoca: oggi tocca al capolavoro assoluto “Heroes” di David Bowie.

1977

Terminano ufficialmente le trasmissioni di “Carosello” (per la disperazione dei bimbi dell’epoca) e la RAI passa allo spot pubblicitario ancora attuale. Sempre mamma RAI, con una decina d’anni di ritardo rispetto ad altri paesi europei, passa alle trasmissioni a colori. Nascono le prime “TV private”.

Il segretario della CGIL, Luciano Lama, viene violentemente contestato all’Università La Sapienza di Roma, da gruppi di autonomi e indiani metropolitani, ed è costretto a interrompere il comizio e ad abbandonare la manifestazione. Nasce il “movimento del ’77”.

Torino: prima udienza del processo contro i capi storici delle Brigate Rosse. Sedici giudici popolari inviano un certificato medico per dirsi affetti da “sindrome depressiva”, e perciò impossibilitati ad esercitare la loro funzione. Il processo non può cominciare.

Jimmy Carter è il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America.

Gli Homo Sapiens vincono il Festival di Sanremo con “Bella da morire“.

La Juventus vince il diciassettesimo scudetto, con 51 punti, record per il campionato a sedici squadre. Secondo classificato il Torino con 50 punti. Capocannoniere: Francesco “Ciccio” Graziani (AC Torino), con 21 reti.

nel riquadro il logo di "Carosello" la vecchia trasmissione RAi, quando la Tv era in bianco e nero

Berlino Ovest

Il “Muro di Berlino” è quanto mai solido e ben sorvegliato. L’Europa, e la Germania soprattutto, sono divise in due tronconi, ben delimitati dalla cortina di ferro: lo “spirito del tempo”, in tedesco “Zeitgeist”, è interamente caratterizzato dalla “guerra fredda” e da una città divisa in due.

Due blocchi, due mondi, due modi di intendere la politica, l’economia, e lo stato sociale. Potrà sembrare strano, magari “vecchio”, forse “retrò”, per le nuove generazioni, ma noi, adolescenti quasi maggiorenni dell’epoca, vivevamo questo dilemma, esistenziale e politico: destra o sinistra, capitalismo o comunismo. No way out: nessuna via di mezzo.

In questo clima di pace latente, di fermento socio-politico, in uno studio di registrazione posto sottoterra e senza contatti diretti col mondo al di fuori, Hansa Tonstudio, proprio a Berlino Ovest, prende vita “Heroes”.

Dirà il co-produttore Tony Visconti, al riguardo: “Lo studio di registrazione era a circa 500 metri dal muro. Le guardie rosse ci osservavano con un binocolo potente attraverso la finestra della nostra sala di controllo”. Giusto per sottolineare l’aria che tirava.

david bowie heroes - una fotografia d'epoca, in bianco e nero del muro di Berlino
©Lapresse Archivio storico “Anni 01-01-1965” Bambini camminano davanti al muro di Berlino

David Bowie

Dopo aver riscritto le regole del rock’n’roll nei primi anni ’70, Ziggy Stardust, e dopo aver resuscitato la musica soul nella seconda metà dello stesso decennio, lui “bianco” impegnato in una musica tipicamente “nera”, tanto da meritarsi l’appellativo di “White Duke”, il musicista londinese mette in atto un nuovo e rivoluzionario progetto musicale.

Lasciatasi alle spalle Los Angeles, la cocaina, la trasgressione, il glam-rock, e tutti i vizi possibili ed immaginabili, David Bowie, in compagnia di Iggy Pop, si trasferisce a Berlino Ovest, in cerca di tranquillità ed ispirazione.

Da camaleonte qual è, la città “mitteleuropea” per eccellenza, non tarda a dargli nuova linfa artistica: ispirato e affascinato da gruppi come Kraftwerk, Neu! e Tangerine Dream, pubblica un album “Low”, che segnerà un nuovo, entusiasmante percorso artistico.

Sintetizzatori, tastiere, batterie elettroniche, e chitarre distorte: un sound completamente nuovo ed originale. Ancora una volta David Bowie riscrive se stesso e le regole del rock.

Nasce così la “triologia Berlinese”, che comprende anche “Lodger” del 1979, anche se solo “Heroes” è stato registrato interamente a Berlino: una città come musa ispiratrice

david bowie heroes - la copertina dell'album che ritrae il cantante inglese, con un giubbotto di pelle nera su sfondo grigio
La copertina dell’album

Heroes

L’album vanta la produzione artistica di Brian Eno, e la collaborazione musicale di Robert Fripp, fondatore dei King Crimson: un sound avveniristico, per l’epoca, che sarà fonte di ispirazione per tutti i musicisti d’oltremanica e non solo, di lì in poi.

David Bowie sviluppa e personalizza ulteriormente le influenze del “Krautrock”, attraverso digressioni strumentali, particolarmente tetre, dark nel senso più ampio, come “Sense of Doubt”, piuttosto che “Neuköln”.

Ma l’album contiene anche messaggi positivi ed appassionati, come “Beauty and the Beast” e “Joe the Lion”.

E poi c’è lei, la title-track, ancora attuale a quarantatre anni di distanza, diventata uno dei classici della storia del rock: la storia di un amore contrastato, “through the barricades”, vissuto da due innamorati all’ombra del muro. Un riff ipnotico, un ritmo martellante, un testo indimenticabile, anche per chi non mastica benissimo l’inglese.

“Masterpiece” in tutti i sensi, uno dei pochi nella storia della musica contemporanea, che può vantare questo appellativo.

There’s Old Wave. There’s New Wave. And there’s David Bowie…

Così recitava lo spot pubblicitario della casa discografica RCA, riguardo all’album: mai parole saranno così sante.

Con “Heroes” nasce ufficialmente la british “new wave” e da allora niente sarà più come prima.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.