Ficarra, Picone e Servillo hanno dato vita a un film che si può definire una pièce teatrale delle più magistrali. La stranezza, il nuovo film di Roberto Andò presentato alla Festa del Cinema di Roma , e da pochi giorni in tutte le sale d’Italia, sarebbe sicuramente piaciuto al Maestro Pirandello, di cui ripercorre la genesi dei “Sei personaggi in cerca d’autore”.
Un film in bilico tra l’ironia, il dramma, la comicità. Una tragedia comica, perchè il tragico sconfina sempre nel comico come ben sottolinea più volte Ficarra/ Nofrio. Per La stranezza si potrebbe addirittura usare la stessa definizione che il critico letterario Peter Szondi diede proprio del più conosciuto dramma pirandelliano raccontato : “Quintessenza del dramma moderno”.


La Sicilia degli anni Venti
Sicilia anni Venti, un funerale, due becchini, Nofrio e Bastiano (Ficarra e Picone) e un uomo, Pirandello (Toni Servillo), che ritorna per l’ultimo omaggio alla sua balia. Su questo quadro si dipana pian piano una splendida matassa di ruoli, personaggi, luoghi e situazioni. Una trama che mette in luce le contraddizioni e i costumi dell’Italia. Quei “codici” di comportamento apparentemente normali, ma assolutamente fuori da ogni regola. Che però regolano i tempi e le vite di tutti i personaggi coinvolti.
Non possiamo non innamorarci dell’ironia e della genuina integrità di Nofrio e Bastiano “Voi di cosa vi occupate? ” Chiedono a un Pirandello a loro ancora sconosciuto. “Di Letteratura”. “Noi invece la letteratura la facciamo” il commento lapidario di Bastiano.


Il Teatro
Il teatro, il palco, la recitazione, l’improvvisazione sono i protagonisti silenziosi dall’inizio alla fine. Si è al cinema, ma si è a teatro. Siamo nei vicoli di Girgenti ma siamo anche nella sua platea. Guardiamo le prove della farsa- tragedia La trincea del rimorso ovvero Ciciareddu e Pietruzzu di Bastiano e ’Nofrio, ma assistiamo alla creazione dei “Sei personaggi in cerca d’autore”.
Ficarra e Picone
Ficarra e Picone raggiungono, con la loro nota capacità ironica , delle vette di sagacità e comicità che li consacrano tra i migliori comici italiani contemporanei. Capaci di far riflettere e nello stesso tempo ridere con eleganza, intelligenza, senza sbavature. Immedesimati perfettamente nei loro ruoli. Nei personaggi che si accostano a Pirandello con semplicità, ma anche con deferenza. Personaggi del popolo che mutano in veri personaggi da teatro. Tanto da non saper più distinguere la linea di confine tra la loro vita e la teatralità che verso la fine, infatti, si confonderà in una delle migliori scene del film.
Servillo
Su Nofrio e Bastiano, veglia dall’inizio alla fine lo sguardo di Pirandello. Un Servillo strepitoso che pare recitare solo con lo sguardo. È dallo sguardo, infatti, che comprendiamo il suo animo, i pensieri , i tormenti. . Un Pirandello fatto di occhi scrutanti e silenzi , che si abbandona all’ ineluttabilità del caso, ma che dal caso saprà trarre il vero senso dell’uomo. Servillo è Pirandello.
Il regista
Il regista Roberto Andò ha la capacità di replicare, fotogramma dopo fotogramma, la visione che Pirandello ha del mondo e della vita. Fa muovere Nofrio tra moralismi integerrimi verso la sorella e visite prolungate alla casa d’incontri. Un cameo riuscitissimo peraltro della vita dello stesso Pirandello. Offre uno spaccato della società borghese che vive di apparenze, ma si nutre di intrallazzi e di stipendi “arrotondati”. Porta lo spettatore al secolo scorso, trae da questo spunti di riflessione che sono forse ancora più attuali di allora. La stranezza impersona in pieno la frase di Bertolucci “ricorderemo il mondo attraverso il cinema“.