Gazebo rivisita “I like Chopin” e la dedica a medici ed infermieri

“Dedicato a tutti gli eroici medici ed infermieri, che sono stati e che sono ancora in prima linea nella lotta al covid-19”: ladies & gentlemen, Gazebo is back, con una nuova versione dell’immortale hit-single “I like Chopin”. Dedicata a tutti quelli che da qualche mese a questa parte, rischiano ogni giorno la vita, per salvare quella degli altri. Ma anche un tuffo nei mitici anni ’80, con un brano che rappresenta al meglio il fenomeno “Italo Disco”, stavolta riarrangiato in chiave rock-ballad.

Italo Disco Masterpieces

“Italo Disco” un brand, un genere musicale, che diventa uno stile di vita, e di look, rigorosamente made in Italy, e rigorosamente anni ’80.

La ricetta, tutto sommato è semplice: ritmo binario, suonato ad una velocità normale, dove il “levare” (battuto con un “clap”), è più accentuato del “battere” (simile ad un “boom”), con una struttura ritmica in 4/4 dove, in ogni quarto, si riconosce lo stesso basso suonato su una nota diversa, per poi ricominciare il “riff”.

La melodia va di pari passo con la voce, molto spesso manipolata elettronicamente (due diavolerie sono tipiche di quel periodo: il “vocoder” per metallizzare la voce, e l’”armonizer” per sdoppiarla), mentre i testi, quasi tutti in inglese, sono ispirati allo stile americano e trattano l’amore piuttosto che la vita notturna o la tecnologia.

Troppo complicato? Assolutamente no: ascoltate “Masterpiece”, singolo d’esordio proprio di Gazebo, e vedrete applicate alla lettera, le regole descritte poco sopra.

Una canzone che diventa subito leggenda: lo start-up della italo disco.

Ricordo con un briciolo di nostalgia, uno speaker radiofonico che, appena uscito il singolo, intitolò il suo programma “Masterpiece” (il meglio della musica), e, con l’aiuto del tasto “pause” sul rec a cassette, auto produsse una “instrumental version”, da usare come sigla. Bei tempi. Che tempi.

Gazebo: I like Chopin (1983)

Sono pochi gli accordi di pianoforte che ti fanno riconoscere immediatamente una canzone, cito a caso: “Bohemian rapsody” dei Queen, “Don’t Let The Sun Go Down On Me” di Elton John, “Firth of Fifth” dei Genesis. E poi c’è “I like Chopin” di Gazebo.

Un sequencer, un ritmo martellante e sintetico, e quell’intro di piano elettrico che parte dolcemente, ma in maniera decisa, dal timbro inconfondibile: poesia in musica.

E poi la voce, sexy, magnetica e coinvolgente, che canta quei versi indimenticabili: “Remember that piano, So delightful unusual, That classic sensation, Sentimental confusion

Successo interplanetario, tramandato di generazione in generazione, che ha fatto ballare milioni di persone in tutto il mondo, e che forse ha contribuito all’incremento delle nascite.

Il battesimo vero e proprio dell’italo disco, che si è rivelato poi una hit senza tempo.

Gazebo - I like Chopin. Nella foto la copertina del 45 giri del 1983. che ritrae il cantante, vestito di bianco

I like Chopin (2020 Live CoronaVersion)

Ovvero come trasformare il brano italo disco per eccellenza in una rock ballad.

Esperimento riuscito, anzi riuscitissimo: sette minuti di musica che diventano un tributo al movimento “new romantic”. Back to the future.

Suoni, atmosfere, arrangiamenti, in una parola, feeling, che rimandano con naturalezza, e con un pizzico di nostalgia al meglio del mitico decennio. Un intro decisamente Talk Talk, e una chitarra in stile Chris de Burgh: quando portavamo a ballare, il sabato sera, la nostra lady in red.

Una rivisitazione che sembra uscita dall’album, rigorosamente in vinile, “The final countdown” degli Europe.

Una new version, che è assolutamente high on emotion: grazie al nuovo arrangiamento, certo, ma anche grazie la voce, ora più matura, molto equilibrata, che dà nuova linfa a quei versi indimenticabili. Brividi.

Menzione doverosa (no musicians no show), per la band, la super band, che lo accompagna: naturalmente lui, “Gazebo” Paul Mazzolini, Vocals and synths, Davide Pistoni, Piano & Backing Vox, Eugenio Valente, Synths & Backing vox, Giacomo Anselmi, Guitar, Lucy Campeti, Backing Vox, Alessandro Sanna, Bass e Cristiano Micalizzi, Drums.

Torneremo a vedere ed ascoltare musica dal vivo, spero presto e senza troppe restrizioni, e Gazebo & Band, sarà in cima all’elenco.

Video & Credits

Bellissima l’idea di utilizzare un sintetizzatore Waveterm (molto vintage), come schermo per i titoli di testa e di coda. Bellissima l’idea di ritrarre i musicisti dentro televisori a tubo catodico: ovvero, quando il telecomando era il figlio più piccolo (che ne sanno i millenials).

Un video che è nostalgia pura, per un periodo mitico, che non tornerà più: lo guardo e mi viene il groppo in gola. “Vacanze di Natale” non è solo un film con questa colonna sonora, o la genesi dei “cinepanettoni”: è lo specchio di una generazione. Non per nulla, il mio amico Jerry Calà, ricorda sempre con un filo di commozione questa canzone nei suoi spettacoli.

I like Chopin”, ha segnato per sempre la mia vita: quando giravo la Fiat Uno 45SL, lo stereo Blaupunkt a palla e Gazebo sempre presente. Tempi mitici in cui non si pensava ad altro se non a stare bene in compagnia degli amici e della propria ragazza, sognando un futuro da scrivere insieme.

Grazie Paul per aver accompagnato i migliori anni della mia vita, e grazie per aver dedicato la tua canzone agli angeli custodi di questo brutto periodo della nostra storia.

Produced by Gazebo for Italo Productions Srls, Rome (Italy). Recorded at each musician’s home according to lockdown directives. Audio mixed at the GazCave by Emanuele Donnini.

Video edited by Marco Schiavoni. Original promo video footage directed by David Rose.

I like Chopin” (2020 Live CoronaVersion) è disponibile su YouTube dal 22 maggio e potete seguire Gazebo sul suo sito uffciale suoi canali Facebook e Instagram

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.