Donatien Alphonse François de Sade (1740-1814), marchese e conte, filosofo, poeta e drammaturgo. Ai più conosciuto come il marchese de Sade o il Divin Marchese. Una personalità con una passione irrefrenabile per la ricerca del piacere. Ma anche dell’osservazione e dell’immaginazione dello stesso. Un uomo senza freni inibitori, ma con visioni e proiezioni di desideri che diventano poesia. Un uomo che ha lasciato una traccia indelebile nella storia della letteratura erotica.
Si descrive così, in uno dei suoi scritti, il Marchese de Sade. “prepotente, collerico, violento. Eccessivo in tutto, di una sregolatezza senza eguali nell’immaginazione erotica. Ateo sino al fanatismo, eccomi in due parole. Ammazzatemi o prendetemi come sono , perchè io non cambierò“.
Braccato dalla giustizia ma con la consapevolezza delle sue idee
E quell’ io non cambierò lo fa passare buona parte della sua vita braccato dalla giustizia, poi in prigione, anche in manicomio. Vittima dei suoi demoni, che lo portano a seguire un progetto esistenziale, sicuramente molto discusso dal punto di vista etivo, con assoluta coerenza. Il marchese de Sade, infatti, accetta fino in fondo le conseguenze dell’espressione delle sue idee.


“Nato tra il lusso e l’abbondanza credetti che la natura e la sorte si fossero date la mano per colmarmi dei loro doni. Questo ridicolo pregiudizio mi rese altezzoso, dispotico e collerico. Credevo che mi bastasse concepire i miei desideri per vederli realizzati. Ogni mattina mi levavo per ricercare il piacere. Quest’idea mi faceva dimenticare tutto.” Con questi preamboli inizia, dal 29 ottobre 1763, il lungo elenco di denunce, arresti e condanne che costellano la sua esistenza.
Dalla Bastiglia al Manicomio
La sua produzione letteraria è un crescendo di celebrazioni dell’erotismo sul piano filosofico e letterario, che non sono nient’altro che la trasposizione di ciò che lui vive sul piano fisico. La sua vitalità erotica non è imbrigliabile nè dalle leggi morali, nè da quelle della giustizia. Imprigionato per avvelenamento e sodomia a Miolans, fugge per poi essere di nuovo rinchiuso nella fortezza di Vincennes e infine nella Bastiglia.
E proprio durante la prigionia nella Bastiglia, prima della detenzione nel manicomio di Charenton- Saint-Maurice, che scrive le sue opere più note. Le 120 giornate di Sodoma, Dialogo tra un prete e un moribondo, Alina e Valacour , Justine.


Oltraggioso o solo fantasioso
La critica di allora lo definisce in questo modo su L’ami de Lois, nel 1799. “Il solo nome di questo scrittore infame esala un odore cadaverico che uccide la virtù e ne ispira orrore. E’ autore di Justine ovvero le disavventure della virtù. Il cuore più depravato, lo spirito più degradato, l’immaginazione più bizzarramente oscena, non possono inventare nulla di altrettanto oltraggioso per la ragione, il pudore e l’umanità.”
Eppure molti suoi biografi invece lo difendono, partendo dal presupposto che la sua ricerca del piacere esasperato e il sadismo ( che da lui prende nome) fossero per lo più espressi nei suoi scritti. “Non ha commesso alcun crimine. Sono fantasie che non hanno nulla a che spartire con i veri e propri atti di sadismo morale a cui si dedicano, in piena impunità, tanti suoi contemporanei”. Così Chassinaud Nogaret in un saggio del 1994.
De Sade va in scena a Charenton
E’ di nuovo arrestato nel 1801 con l’accusa di essere produttore e promotore di pornografia. Dopo due anni viene riportato al manicomio di Charenton. In tutto questo sua moglie, Pelagie Cordier de Launay de Montreuil, gli rimane al fianco con i tre figli. A lei viene concessa la possibilità di alloggiare nei pressi, e al Marchese de Sade la libertà di passeggiare nel parco dell’Istituto Psichiatrico. Il tutto sotto stretta sorveglianza al fine di evitare la fuga, ma soprattutto la diffusione all’estero dei testi erotici che continua, imperterrito, a scrivere di nascosto.
A Charenton il Divin Marchese porta in scena spettacoli interpretati dai ricoverati, attirando nell’Ospedale Psichiatrico il bel mondo di Parigi (ah… la coerenza!)


Il marchese di de Sade muore il 2 dicembre 1814 e viene sepolto all’interno del cimitero del manicomio. La lapide resta senza nome, come espressamente richiesto dalla famiglia. Ma anche per seguire le sue volontà, in cui esprimeva che le tracce della sua tomba e il suo nome “scomparissero dalla faccia della terra e dalla memoria degli uomini. Ciò che ha causato la mia sfortuna non è affatto il mio modo di pensare, bensì quello degli altri”…
Sadismo
Il termine sadismo è coniato, nel 1869, dallo psichiatra R. von Krafft-Ebing, che lo deriva dal nome del marchese D.A.F. de Sade.