La zucca, ghiotta chiusura di ottobre, nell’almanacco medioevale

La zucca coltivata nel Medioevo era la musicale calebasse

La zucca era una verdura molto amata nel Medioevo, perché era un cibo versatile e perché era specie ornamentale da giardino, nel periodo autunnale. Tuttavia, ne veniva coltivato un solo tipo, per noi moderni non così comune. Si tratta della cosiddetta zucca a bottiglia o zucca da vino, meglio conosciuta con il termine francese calebasse perché originaria dell’Africa.

zucca calebasse
zucca calebasse

La calebasse ha la caratteristica di essere commestibile, quando è tenera, e di diventare poi così legnosa da poterci ricavare utensili vari. Si usa ancora attualmente in Africa per ottenere recipienti, bottiglie in cui conservare bevande, cucchiai e persino strumenti musicali! Nel Medioevo, se ne mangiava pure la scorza, ancora più apprezzata della polpa che, tagliata a fette, si gustava soprattutto infarinata e fritta. Era poi servita ben calda con una salsa a base di erbe aromatiche, aglio, pane e aceto di vino o di sidro.

Erano già note le virtù terapeutiche dei semi, che si utilizzavano come diuretico ma anche per terapie un po’ particolari. Se cotti con cotogne e arance, infatti, calmavano gli iracondi; se cotti al contrario con la menta, infondevano energia ai flemmatici.

germoglio di calebasse zucca verde appesa
zucca calebasse

I canditi rinascimentali

Le varietà di zucca si moltiplicarono nel Rinascimento, anche grazie alla scoperta dell’America. Si mantenne la tradizione di coltivarla nei giardini, per abbellirli, ma mutarono le ricette culinarie. All’epoca, la zucca era considerata un frutto e la sua polpa si mangiava candita nel mosto. Ce ne ha tramandato la ricetta Olivier de Serre: che ne dite, se ve la facciamo conoscere?

picoole zucche

Occorre procurarsi del mosto fresco di uva dolce. Si mette in un tegame e si porta a bollore. A questo punto si versano in esse fette non troppo spesse di zucca già lessata. Si continua a cuocere sino a ridurre il volume del mosto della metà e sino a quando la zucca non avrà preso un colore rosso vivo. Si serve spolverizzata di cannella. Si può conservare in vasi di vetro, coprendo la zucca con il mosto di cottura e sterilizzando i barattoli.

zucca tagliata a fette su un tavolo di un bellissimo colore arancione vivo

Ma la zucca è davvero il simbolo di Hallowe’en?

Dicono che Hallowe’en sia una festa di tradizione celtica. Ma non è del tutto corretto. La festa irlandese originale era Samhain, che celebrava la sacra relazione tra la vita e la morte. Si accendeva un fuoco rituale presso il quale i vivi si intrattenevano con i morti perché solo in quella notte si spalancavano le porte dell’Oltretomba. Tornando a casa, portavano con sé scintille del fuoco rituale custodendole in lanterne intagliate in rape o barbabietole. La festa di Samhain si trasformò nella festa cristiana di Tutti i Santi, dopo l’evangelizzazione dell’Irlanda. Ed essendo veglia di attesa e di preghiera, le lanterne vennero poste sui davanzali delle finestre, per illuminare la notte.

halloween zucca intagliata a forma di faccia con luce all'interno

Una festa molto diversa nei contenuti, dunque, dal carnevale macabro e commerciale di derivazione statunitense, cui è estranea la sacralità di morte e vita. Negli Stati Uniti, si coltivano grosse zucche (Cucurbita maxima Duch.), dal peso record di ben 100 chili,e si fanno gare per premiare la zucca più grande (specie in Ohio). Essendo disponibili a profusione proprio a fine ottobre, è stato fatale abbinarle ad Hallowe’en.

un gorsso ed enorme frutto
cucurbita maxima

Altro che barbabietole o rape! Una bella zucca svuotata era quello che ci voleva da intagliare con sembianze di teschio e da completare con l’immancabile candela accesa! Com’è stata svuotata di significati l’antica e luminosa festa di Samhain, trasformandosi in Hallowe’en.

campo pieno di frutti

Descrizione botanica essenziale

Nella famiglia delle Cucurbitacee, noi abbiamo scelto di proporvi la Cucurbita pepo L., ossia la zucca vera e propria, perché più interessante in fitoterapia. È una pianta rampicante che, se non trova sostegno, striscia sul suolo, con fusto ruvido e vuoto, munito di viticci arricciati e lobati. Può estendersi anche per dieci metri.

viticci arrotolati

Le foglie sono grandi, a cinque lobi (non sempre evidenti), con lunghi peduncoli che, come le nervature, presentano peli ritti e pungenti. I fiori imbutiformi, riuniti all’ascella delle foglie, sbocciano da giugno a settembre. Si dividono in maschili e femminili ma collocati comunque sulla stessa pianta. Hanno corolla gamopetala giallo-dorata, con diametro sino a dieci centimetri. Il frutto è notissimo a tutti noi.

grandissimo fiore giallo aperto in un campo

Ottima da mangiare ma il vero tesoro sono i semi

Mangiare abitualmente zucca, quando è stagione, fa senz’altro bene, essendo ricca di vitamina A. Perché è assai nutriente ma non fa ingrassare: è quindi adatta nelle diete dimagranti. È diuretica, lassativa, espettorante in caso di tosse e rinfrescante (infiammazioni urinarie, emorroidi). La possono mangiare persino i diabetici ed è calmante e sedativa, tanto da essere consigliata a chi soffre d’insonnia o è stressato.

semi di zucca su fondo bianco

Ma la droga medicinale è costituita dai semi, che sono piatti, ovali, con margine ispessito. Essi contengono per un buon 50% olio grasso, eucina, fitosteroli, fitolecitina, tirosina, proteine e l’amminoacido cucurbitina. La cucurbitina è un principio attivo davvero prezioso per l’azione vermifuga: è in grado di paralizzare la tenia e di facilitarne il distacco dalla parete intestinale. E ha il vantaggio di essere un rimedio assolutamente alimentare: i semi di zucca essiccati o tostati sono pure buoni da sgranocchiare! Si possono aggiungere alle insalate perché giovano per contrastare le prostatiti e per abbassare il tasso glicemico nel sangue. In omeopatia, esistono preparati che attenuano il senso di nausea e il mal d’auto.

fiore di zucca chiuso appoggiato al terreno

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Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.