L’achillea e le ferite d’amore, nell’almanacco medioevale di giugno

L’achillea, che deve il suo nome ad Achille

L’achillea è un portento: è senz’altro una delle migliori piante medicinali al mondo! Vanta una lunga tradizione che risale addirittura ai miti greci. Il suo nome infatti deriva dall’invincibile eroe Achille. Allievo del centauro Chirone, da lui imparò a curarsi con le erbe. E apprese che l’achillea guariva le ferite che i guerrieri si procuravano in battaglia.

Oggi sappiamo che i principi attivi le attribuiscono proprietà emostatiche e antimicrobiche ma già nel mondo antico se ne apprezzavano in modo empirico le virtù. Si faceva macerare nel grasso animale, per ottenere un unguento con cui curare i soldati, affinché le loro ferite cicatrizzassero più velocemente. Per questo era conosciuta presso i latini come herba militaris.

fiori bianchi primo piano su  fondo nero

Nell’almanacco medioevale

Nel Medioevo, continuò a essere considerata una specie vulneraria molto efficace. In Francia, era chiamata herbe aux charpentiers, ovvero “erba dei falegnami”, che ne facevano largo uso, se si ferivano lavorando. Il nome vuole essere un omaggio a Gesù cui, nell’aiutare il padre terreno Giuseppe nelle opere di carpenteria, ogni tanto capitava di tagliarsi. Una leggenda medioevale afferma che il Figlio di Dio curasse queste piccole ferite proprio con l’achillea.

estratto da almanacco medioevale disegno di pianta achillea

Secondo la mentalità dell’epoca, per essere efficace doveva essere tuttavia raccolta in una notte particolare. È quella compresa tra il 23 e il 24 giugno, ossia quella che precede la festa di san Giovanni Battista. Colta al chiaro di luna, l’achillea avrebbe allontanato il demonio e le tentazioni, E avrebbe potuto curare tutti i mali che, in un modo o nell’altro, riguardavano la perdita di sangue. Quindi non solo le lesioni aperte nella carne, ma pure le emorroidi, il flusso ematico dal naso e le mestruazioni irregolari o dolorose.

Divenne così un’erba femminile per eccellenza, legata sia alla maternità sia all’amore e ai suoi riti magici. Erba di Venere, dopo essere stata presso i latini erba di Marte.

sfumature azzurre per achillea

“Il padre della terra”, secondo gli irlandesi

Nota e apprezzata sin dall’epoca precristiana, in Irlanda l’achillea ha il nome gaelico di An Athair thalún, che significa “il padre della terra”. Era, dunque, stimata come la più importante fra tutte le erbe medicinali. Al punto che, quando un malato era in pericolo di vita, gli si poneva un ciuffo d’achillea nel pugno. Se fosse rimasto verde, sarebbe comunque guarito; ma se fosse repentinamente seccato, per lui non ci sarebbero più state speranze.

I viandanti mettevano una foglia di achillea nelle scarpe, per essere protetti lungo il cammino, e le fanciulle sognavano l’amore infilandola sotto il cuscino. Il rito, a onor del vero, era persino un po’ macabro, perché la pianta doveva essere colta sulla tomba di un uomo morto in giovane età. La ragazza in cerca di un fidanzato la cuciva poi in mezzo alla flanella e la poneva sotto il guanciale, recitando i versi:

Yarrow, sweet yarrow, the first that I found, 
And in the name of Jesus, I pluck it from the ground,
As Joseph loves sweet Mary and took her for his dear,
So in a dream this very night my true love will appear.

Il testo è comprensibile, una volta che si sa che l’achillea in inglese si traduce come yarrow. E, come già visto per altre erbe, il sogno evocato dalla pianta avrebbe rivelato il volto del vero amore.

prato verde con erba bassa e fiori arancioni achillea

Nei Carmina Gadelica scozzesi

I Carmina Gadelica sono una raccolta di antichi scritti scozzesi in lingua gaelica. Fu composta a fine Ottocento dallo studioso di folclore Alexander Carmichael, che trascrisse poesie, racconti, inni e preghiere tramandati da secoli nella cultura popolare. L’achillea è protagonista di ben 3 di questi carmina.

In quello numerato come 153, torna la tradizione medioevale di Gesù che usa l’achillea e la dona all’uomo quale protezione contro ogni male. Ma c’è l’achillea anche nei carmina 163 e 164. Qui è l’erba alleata delle donne, che ne esalta la bellezza, che dona una voce suadente, che rende le labbra succose come fragole. Non solo, nel contrasto d’amore, rende la donna invincibile contro l’uomo perché, grazie all’achillea, “Ferirò ogni uomo ma nessuno potrà ferirmi”. I versi seguenti sono tratti dal carmen 163:

I will pluck the yarrow fair,
That more benign shall be my face, 
That more warm shall be my lips,
That more chaste shall be my speech, 
Be my speech the beams of the sun,
Be my lips the sap of the strawberry. […]
Wound can I every man,
Wound can no man me.
piccolo campo con fiori bianchi

Qualche nozione botanica

Appartiene alla famiglia delle Composite ed è stata catalogata da Linneo come Achillea millefolium L. Per questo è conosciuta pure con il nome di millefoglio. È una pianta erbacea diffusa in tutta Europa e comune nei prati e nei campi. Può raggiungere gli 80 centimetri d’altezza, con fusti rigidi, lanuginosi e scanalati, che ramificano solo alla sommità.

Le foglie bi-tripennatifide sono profondamente divise in piccoli e stretti segmenti. I capolini sbocciano tra giugno e settembre e sono riuniti in pannocchie ombrelliformi. Ognuno di essi è formato da numerosi flosculi tubolosi centrali e da 5 flosculi ligulati (simili a piccoli petali) che variano dal bianco al rosato. I semi sono acheni appiattiti e grigiastri.

fysto e foglie in prio piano

Sua maestà l’achillea, dagli straordinari principi attivi

Poche altre piante possono vantare le proprietà medicinali dell’achillea, che la rendono di primario interesse fitoterapico. È un rimedio antinfiammatorio, vulnerario (cura le ferite), emostatico, tonico, diuretico, colagogo, antispasmodico, emmenagogo, vermifugo e sedativo. Contiene un olio essenziale ricco di camazulene, borneolo, cineolo e limonene. Ci sono, inoltre, l’acido salicilico, l’achilleina (che è un glucoside amaro), flavonoidi, mucillagini, tannini, sali di potassio, nitrati e fostati. L’elenco dei disturbi per i quali si trova giovamento bevendo la tisana di achillea è davvero lungo.

fiori porpora su fondo nero

Cominciamo: disturbi della circolazione (varici, flebiti, emorroidi), affaticamento generale, disturbi della sfera femminile (dismenorrea, amenorrea, problemi della menopausa), asma, linfatismo e cattiva digestione. Aggiungiamo anche lo stress della vita sedentaria, le nevrosi, i disturbi urinari, la gotta, i reumatismi e la litiasi biliare. Per uso esterno, impacchi d’infuso sono utili in caso di piaghe varie, ulcere, dermatosi, arrossamenti cutanei, emorroidi e ragadi. La droga medicinale è costituita dalle sommità fiorite e la tisana si prepara ponendone due cucchiai rasi in mezzo litro d’acqua fredda. Si porta a bollore, si spegne e si lascia riposare sotto coperchio per una decina di minuti. Si filtra, si dolcifica a piacere e si beve lungo la giornata, proprio come se fosse un tè. È un’erba amara, dal gusto tuttavia gradevole: il sapore deciso è comunque ampiamente compensato dal benessere che, tazza dopo tazza, l’achillea ci dona.

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Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.