Le Labiate, che hanno nel Lamio la loro specie paradigmatica
Con le Labiate, attraverso articoli che pubblicheremo per tutto l’anno qui su ZetaTiElle Magazine, vorremo cominciare a illustravi le erbe in relazione alla loro famiglia botanica. Iniziamo proprio con loro, perché hanno caratteristiche particolari che le rendono inconfondibili e di facile identificazione, rispetto ad altre famiglie. Avete notato che, nei primi tre articoli usciti in questa rubrica nel 2025, vi abbiamo proposto alcune fra le Labiate? Era per introdurvi nell’argomento, soprattutto perché non abbiamo scelto Labiate qualsiasi, ma esponenti di assoluta attinenza.


Per chi se li fosse persi eccoli qui sotto, per leggerli basta cliccare sul titolo
Il lamio, che rallegra l’animo e che offre il nome a tutta la sua famiglia
Il marrubio, l’erba amara che negli States aggirò il proibizionismo
La ballota, l’altro marrubio, l’erba del rifiuto
Marrubio, ballota e lamio, sono Labiate per eccellenza perché, indagandone la morfologia, troviamo tutto ciò che rende una pianta una Labiata. Il lamio, addirittura, ne è il paradigma, tanto da offrire alla famiglia il secondo nome di Lamiacee. Scopriremo insieme, infatti, che molte famiglie botaniche hanno più denominazioni, che si equivalgono per indicarle.


Di solito, una riguarda la struttura del fiore, che è l’elemento identificativo primario, mentre l’altra riguarda la specie più rappresentativa della famiglia stessa. In questo caso, il lamio fa sì che le Labiate si chiamino anche Lamiacee. Esse appartengono alla superdivisione delle Antofite o Fanerogame (piante con fiori visibili), alla divisione delle Angiosperme (fiore con ovario), alla classe delle Dicotiledoni, alla sottoclasse delle Simpetale e all’ordine Tubiflore (a corolla pentamera).
Le 3 caratteristiche inconfondibili delle Labiate
Vi abbiamo anticipato che le Labiate hanno 3 caratteristiche uniche. Ve le illustriamo di seguito in modo schematico, affinché sia più facile memorizzarle, partendo dal fiore.


- La forma della corolla è tubolosa e presenta quasi sempre due labbra evidenti, che danno origine al termine stesso Labiate. Il labbro superiore con tre denti, l’inferiore con due. L’ovario è sempre supero, formato da due carpelli. Gli stami sono quattro. Il frutto è diviso in quattro parti contenenti un seme – achenio, in questo caso – ciascuna.
- Il fusto è angoloso al tatto, perché ha una chiara sezione quadrangolare. Sono quasi tutte piante erbacee. Quelle legnose, come lavanda, salvia o rosmarino, hanno solo i fusti giovani con i quattro spigoli salienti. Essi scompaiono nell’accrescimento.
- Le foglie sono opposte, senza stipole, creando lungo il fusto una palese disposizione geometrica.


Per meglio distinguere le Labiate
Detto questo, ci sono naturalmente differenze che ci permettono di identificare le varie specie. Esse riguardano la disposizione dei fiori nell’infiorescenza o il loro colore. Le tinte prevalenti nelle corolle sono il bianco, il rosa, il porpora, il violaceo, l’azzurro della bugola e della lavanda e il giallo del lamiastro. Sovente, per la presenza di ghiandole epidermiche sessili, sono piante piuttosto odorose. Alcune sono famose per la loro puzza, come ballota e lamiastro, altre per il loro profumo, come lavanda e rosmarino.


Le Labiate in fitoterapia
Questa famiglia comprende erbe molto utili per la salute e per l’alimentazione, dato che sono Labiate pressoché tutte le piante aromatiche. In generale, da esse si ricavano droghe medicinali che favoriscono il buon funzionamento dell’apparato digerente. Prevengono i disturbi epatici, stuzzicano l’appetito e disinfettano le vie urinarie. Alcune specie sono ottimi antisettici naturali, come il timo.
Per chi vuole rileggere i suoi segreti e le sue virtù, click sul titolo qui sotto
Il timo, fiore di miele, fiore d’amore e fiore di morte


Altre rilassano e conciliano il sonno, come lavanda e melissa. Sono piante che non presentano grosse controindicazioni, per chi le impiega per prepararsi in casa una tisana che sostituisca il tè. Tuttavia, sebbene tra le Labiate non si annidino veleni mortali, come la cicuta tra le Ombrellifere, occorre prestare attenzione alla scutellaria, che è tossica. Né bisogna sottovalutare la menta che, in decotti concentrati, può essere addirittura un abortivo.


I prossimi articoli su questa famiglia botanica
In questi anni, abbiamo già trattato in precedenti articoli alcune Labiate, che troverete nell’archivio di ZetaTiElle Magazine. Vi abbiamo parlato, infatti, oltre che del marrubio, della ballota e del lamio, anche del timo, della prunella e dell’issopo. Ci vorranno circa quattro mesi per affrontare le altre Labiate cui, per la loro importanza, non possiamo negare un necessario approfondimento monografico. Cominceremo la prossima settimana con il matricale, che gli antichi greci furono i primi a usare per curarsi.
per chi vuole andare a leggere o rileggere gli articoli su timo prunella e issopo può cliccare sui titoli qui sotto
La prunella, la pianta di Ercole che tutto guarisce


L’issopo, che purifica nella Bibbia e nell’almanacco medioevale di agosto.

