Maltrattamenti su animali e abbandono: da ora, carcere e multe salate

C’è chi li lascia sul ciglio della strada, come sacchi di immondizia. Chi li tiene alla catena per tutta la vita, senza acqua né riparo. Chi li picchia, li affama, li costringe a combattere, li vende come merce sporca nei mercati clandestini. I maltrattamenti sugli animali non sono semplici gesti di inciviltà: sono atti codardi, violenti e profondamente criminali. E lo steso dicasi per l’abbandono.

Per anni ci siamo affidati all’educazione, alla sensibilità individuale, alla speranza che un reato odioso fosse anche socialmente inaccettabile. Le leggi già c’erano, e non erano neppure leggere, ma a essere assente era, troppo spesso, l’applicazione rigorosa. Il risultato lo conosciamo: abusi impuniti, denunce archiviate, pene simboliche. Ora si volta pagina. Il Parlamento ha approvato in via definitiva un nuovo testo che introduce norme molto più severe a tutela degli animali. Una riforma tanto attesa, necessaria e, soprattutto, non più rinviabile.

Stop a catene, pellicce di gatto e animali esotici in casa

Il nuovo impianto normativo tocca punti cruciali. Le pene si inaspriscono su tutti i fronti. Uno degli aspetti più rilevanti della nuova legge è l’inquadramento giuridico degli animali. Non più “oggetto” della compassione umana, ma soggetto titolare di diritti autonomi. Un cambio di paradigma che va ben oltre le sanzioni. La vera rivoluzione non è solo nelle sanzioni, ma nel principio.

L’obiettivo non è più proteggere la “sensibilità umana” di fronte al dolore animale, ma tutelare direttamente gli animali in quanto esseri senzienti, capaci di soffrire e provare emozioni. È una svolta culturale, prima ancora che giuridica. Un passo storico che allinea finalmente la normativa italiana con una visione moderna del rapporto tra esseri umani e animali, e che ci avvicina, almeno sulla carta, ai Paesi più civili e più avanzati in materia di diritti animali. Una visione che restituisce dignità, non solo utilità e che riconosce il maltrattamento su animali come un reato penale grave.

Le novità già introdotte dal Nuovo Codice della Strada

Già con la Legge 25 novembre 2024, n. 177, “Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada“, si era fatto un passo avanti con l’inasprimento delle pene: “Chiunque, per colpa, cagioni ad altri una lesione personale violando le norme sulla circolazione stradale o sulla navigazione marittima o interna, è punito con la reclusione da tre mesi a un anno per lesioni gravi e da uno a tre anni per lesioni gravissime.
Le stesse pene si applicano a chi abbandona animali domestici su strada o nelle relative pertinenze, quando dall’abbandono derivi un incidente stradale che provochi lesioni personali
“.

A seguire, l’articolo 727 del codice Penale introduce la sospensione della patente per chi cagiona un incidente seguito all’abbandono di animali per strada: “Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Quando il fatto di cui al primo periodo avviene su strada o nelle relative pertinenze, la pena è aumentata di un terzo. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze. All’accertamento del reato di cui al primo comma consegue in ogni caso, ove il fatto sia commesso mediante l’uso di veicoli, la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da sei mesi a un anno“.

Pene più dure per chi organizza combattimenti, traffica cuccioli o uccide

Nel merito, le modifiche introducono un sistema più rigido. Chi organizza combattimenti tra animali rischia ora fino a quattro anni di carcere, con multe fino a 30.000 euro anche per i partecipanti. Uccidere un animale comporta una reclusione fino a quattro anni e una sanzione economica che può raggiungere i 60.000 euro. I maltrattamenti su animali non potranno più essere “monetizzati”: non sono previste pene pecuniarie in alternativa alla detenzione. Non è solo un inasprimento: è un segnale chiaro che certi comportamenti non sono più trattabili come errori di percorso, ma come veri crimini.

La legge interviene anche su pratiche spesso tollerate con eccessiva leggerezza. Vietato in tutto il Paese tenere i cani legati alla catena, in qualsiasi contesto. Una misura semplice e tardiva, che però segna un confine etico e civile. Il commercio di pellicce di gatti domestici viene messo al bando, attenzione poi agli animali esotici: la legge prevede pene per chi detiene specie vietate, con arresti fino a un anno e multe salate.  

Anche il traffico di cuccioli, un business redditizio e sommerso, viene colpito con maggiore durezza: fino a 18 mesi di carcere e multe fino a 30.000 euro per chi importa o vende animali al di fuori dei canali regolari.

Non è la prima volta che si promette tolleranza zero. Questo nuovo impianto normativo è un passo fondamentale, ma senza controlli, denunce e applicazione rigorosa rimarrà solo un bel documento firmato. La responsabilità è ora condivisa: spetta alle istituzioni, ma anche ai cittadini, pretendere giustizia per chi non ha voce. E ricordare che il grado di civiltà di una società si misura anche da come tratta i più indifesi.

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”
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