Multa da Autovelox: cambiano le regole, anzi cambiano proprio gli autovelox stessi. Finita la deroga concessa ai comuni per l’adeguamento dei dispositivi di rilevamento della velocità: un tesoro da 40 milioni di euro, pronto a svanire.
Gli autovelox, odiati da molti ma amati da sindaci e assessori al bilancio, stanno per vivere un momento di crisi d’identità. Il caos normativo che li circonda potrebbe trasformarsi in un vero e proprio buco nei conti pubblici. Il Codacons lancia l’allarme: nelle 20 principali città italiane, si rischia di perdere oltre 40 milioni di euro all’anno. E questo solo considerando le multe da autovelox.
Ma perché tutto questo trambusto? Il motivo sta nella giungla burocratica sull’omologazione dei dispositivi. Il famoso decreto del Ministero dei Trasporti (Mit), prima annunciato e poi ritirato, ha lasciato tutti col fiato sospeso. Intanto, la Cassazione ha buttato benzina sul fuoco, dichiarando fuorilegge gli autovelox “approvati ma non omologati”. Risultato? Un’ondata di ricorsi da parte degli automobilisti sanzionati, multe annullate con conseguente obbligo per i comuni di restituire milioni di euro incassati in modo irregolare (vedi il nostro articolo Autovelox in Italia: abusi dei comuni e conseguenti anomalie)
Quei vecchi bancomat mascherati da autovelox
Secondo il Codacons, quasi il 60% degli autovelox fissi in Italia è stato installato prima del 2017. E per quelli mobili, la percentuale sale al 67%. Cosa cambia? Il 2017 è la linea di confine stabilita dalla normativa: tutto ciò che è stato messo in funzione prima potrebbe non rispettare le nuove regole di omologazione.
In pratica, molti comuni potrebbero dover spegnere i loro “bancomat”. E senza quei soldi, gestire servizi locali potrebbe diventare un terno al lotto. Niente più multe, niente più introiti. E le città si ritrovano improvvisamente povere, ma con meno lamentele da parte degli automobilisti.
Ma sui comuni sta per abbattersi un’altra tegola: “Entro il prossimo 12 giugno, infatti, entrano nella fase operativa le nuove disposizioni in tema di autovelox introdotte dal decreto del Mit dell’11/04/2024 (GU n. 123 del 28/05/2024), entrato in vigore il 12 giugno 2024 e che riconosceva un anno di tempo agli enti locali per adeguarsi alle nuove misure“, ricorda il Codacons.
Tra le novità più rilevanti: (fonte Codacons)
- – I tratti di strada su cui gli autovelox potranno essere utilizzati dovranno essere individuati con un provvedimento del prefetto, e solo se ricorrono una o più delle seguenti condizioni: elevata incidentalità da velocità nel quinquennio precedente; impossibilità o difficoltà di procedere alla contestazione immediata della violazione; velocità dei veicoli in transito mediamente superiore ai limiti consentiti.
- – la distanza minima tra due diversi dispositivi mobili è fissata in 4 km su autostrade; 3 km su strade extraurbane principali; 1 km su strade extraurbane secondarie, locali e itinerari ciclopedonali; 1 km su strade urbane di scorrimento; 500 metri su strade urbane di quartiere e urbane locali. Per le postazioni fisse: 500 metri in ambito urbano e nelle zone di confine con l’ambito extraurbano.
- – la distanza tra il segnale del limite di velocità e l’autovelox deve essere di almeno: 1 km su strade extraurbane; 200 m su strade urbane di scorrimento; 75 m su altre strade.
- – la collocazione di autovelox può avvenire: su strade urbane di scorrimento solo se il limite massimo di velocità consentito è pari a quello previsto per quel tipo di strada (comunque non inferiore a 50 km/h); su strade urbane di quartiere e urbane locali solo se il limite massimo di velocità consentito è pari a quello previsto per quel tipo di strada (50 km/h); su autostrade, extraurbane principali, extraurbane secondarie, extraurbane locali solo se il limite di velocità imposto è pari o comunque non inferiore di oltre di 20 km/h rispetto a quello previsto per quel tipo di strada (ad esempio, se su una strada extraurbana il limite previsto dal Codice è normalmente di 110 km/h, il dispositivo può essere utilizzato solo se il limite è fissato ad almeno 90 km/h, ma non per limiti inferiori).
Anche i Comuni piangono
Altro che “un’altra tegola sui comuni”: qui casca proprio il tetto. Dopo anni passati a incassare milioni con autovelox messi dove capita, su statali deserte, curve isolate, strade da rally e tratti di montagna dove al massimo passano marmotte e ciclisti – ora arriva la stretta. Una stretta vera. Tecnica, burocratica, normativa. Ma soprattutto: potenzialmente letale per certi bilanci comunali che avevano scambiato le multe per una voce strutturale di entrata.
Basta nascondigli, basta radar imboscati tra gli alberi o piazzati come trappole. La nuova regola dice: dove serve, con autorizzazione, e segnalati in modo chiaro. Tradotto: fine delle scorciatoie. E forse anche delle scorrettezze.
È finita la pacchia. I comuni che per anni hanno fatto finta di puntare alla sicurezza mentre incassavano milioni con autovelox spesso più agguati che deterrenti, ora dovranno fare i conti con regole più rigide.
Le nuove disposizioni non solo mettono un freno agli “autovelox killer”, ma impongono finalmente un criterio: l’apparecchio si mette dove serve, non dove conviene.
Certo, i comuni piangono, perchè si prevede un drastico ridimensionamento delle entrate facili. Ma forse, più che limitazioni, è finalmente arrivata un po’ di giustizia. Perché quando un paese di 350 abitanti incassa oltre 1,2 milioni con un solo autovelox (vedi lo strano caso di Colle Santa Lucia), il problema non è il limite di velocità. È il limite del buonsenso.
Immagine di copertina generata con IA Bing.
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