#parcodoralive2019: Riccardo Fogli in concerto

Secondo appuntamento musicale a #parcodoralive 2019: la piazzetta del centro commerciale torinese, gremita di pubblico (di tutte le età, giusto sottolineare), ha ospitato uno di quegli artisti che vanno al di là di mode e generazioni, uno di quei pochi, in verità, che ancora riescono a scaldare il cuore di chi ascolta, a far innamorare, a far commuovere: che siano “vecchie” canzoni dei Pooh, o della carriera solista, poco importa.

Quella voce, ripeto, rimane sempre unica e riesce ancora, dopo tanti anni, a scatenare emozioni e brividi nell’immaginario collettivo.

Quella voce è sempre magìa, quelle sue canzoni sono sempre poesia: benvenuti al concerto di Riccardo Fogli.

Riccardo Fogli mentre sta cantando vestito con giacca e camicia nera
Riccardo Fogli in conerto a Torino al #parcodoralive 2019

Ricky si presenta in splendida forma fisica (“…ho già ripreso più di dieci chili…”, mi confida sottovoce prima dell’intervista, con evidente soddisfazione), di splendido umore, ed a beneficiarne è la voce, calda e senza incrinature, come tutti la ricordiamo ed apprezziamo ancor oggi.

Evidentemente le illazioni gratuite e volgari di quel “collega” (si, perché è anche un giornalista), che adesso sta in galera, sono state dimenticate e superate.

La scaletta

La scaletta del concerto è un sapiente e ben alternato mix di “immortali” (Roby Facchinetti dixit) del gruppo italiano più conosciuto al mondo e di hit-single che sono storia della musica italiana, con qualche chicca, almeno a mio personalissimo giudizio: innanzitutto il medley “Amici per sempre – Dammi solo un minuto – Chi fermerà la musica”, dove Riccardo e la band, della quale parlerò più avanti, si immedesimano perfettamente nelle atmosfere tipiche del quartetto ormai ex, poi la meravigliosa “Il ritorno delle rondini”, dall’album “Insieme”, pubblicato lo scorso anno da Ricky e Roby, momento più alto dell’intero show.

E poi “Nascerò con te”, un ritornello che non si dimentica, cantato con un trasporto particolare, “Storie di tutti i giorni”, bellissimo il reprise, testo ancora attuale e canzone vincitrice del Festival quando Sanremo era veramente Sanremo, e “Pensiero”, introdotta da un divertente discorso sul presente e sul passato. In questa occasione, finalmente, ho potuto ascoltare bene e gustare quel: “…solo lei nell’ anima, è rimasta lo sai…”, inciso che, sia a Milano nel concerto di esordio di “Pooh50”, sia a Torino durante il tour invernale, non avevo potuto apprezzare per via del coro del pubblico. In questa occasione i presenti, pur caldissimi e partecipi, hanno forse avuto il mio stesso pensiero (scusate, ma mi è venuto naturale): religioso silenzio e spazio alla voce che canta uno dei versi più belli mai scritti.

La band

La band, dicevo: protagonista assoluta, non solo contorno ed accompagnamento dello show.

I quattro musicisti aprono e chiudono il concerto con due intro strumentali da brividi, la chiusura sulle note di “Music” di John Miles e soprattutto durante i bis regalano uno spettacolo nello spettacolo, con un medley elettrico e potente, che comprende brani storici del rock, tra cui “Money” dei Pink Floyd, “Hold the line” dei Toto, “Rebel rebel” di David Bowie, “Back in black” degli AC/DC, “Europa” dei Santana e “Highway star” dei Deep Purple.

Entusiasmante la chiusura, molto “Made in Japan”.

La band che è composta da: Roby Facini (chitarra e cori), una certezza, vecchio bucaniere del palcoscenico, puntuale nella ritmica e preciso negli assoli (Ritchie Blackmore non è poi così facile da emulare, ma lui ci riesce benissimo), Valentino Favotto (tastiere), una conferma, raffinato e ricercato nei suoni, gusto elegante e tecnica sopraffina, un vero direttore d’orchestra, punto di riferimento per suoni ed atmosfere, Enrico Santacatterina (basso, chitarra solista, voce), una certezza, passa con facilità e disinvoltura dalle quattro alle sei corde, rigorosamente Ibanez, una pedaliera e una tecnica che gli permettono di arrivare dove vuole (anche Carlos Santana non è poi così…ci siamo capiti), e Andrea Quinzi (batteria), un metronomo, che non sbaglia un tempo, uno stacco, una rullata, che picchia come un fabbro ma con gusto e classe, personalizzando ed impreziosendo alcuni fill storici di Stefano D’Orazio, che così diventano ancora più godibili.

Riccardo si racconta

Un bellissimo concerto, cominciato, almeno per me, un’ora prima con una divertente intervista, che comincia con Riccardo che canticchia un brano di Charles Aznavour, imitandone perfettamente il “vibrato”…

Foto a mezzo busto di Riccardo Fogli canta con microfono in mano
Riccardo Fogli

Riccardo…possiamo dire che sei un istrione…???

…eh…(sorride, ndr)

Ritorni live, diciamo da solo, dopo l’esperienza del 2016 e il tour con Roby. Che sensazioni hai ad essere di nuovo “padrone” del palco? Con la tua magnifica band, tra l’altro.

Guarda, mi mancano molto, mi manca le reunion Pooh, perché è stato uno dei momenti più belli ed importanti della mia vita, poi mi manca Facchinettone, perché non era un tour, ma era un viaggio meraviglioso. Però sto bene anche così: risuonare con i miei vecchi amici, ricantare le mie canzoni, direi che sono un uomo fortunato, perché comunque caschi, casco bene…

Il resto vi aspetta in video…

#stayalwaystuned

Sito ufficiale di Riccardo Fogli

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.