#parcodora2019: Nino Frassica & Los Plaggers Band

Nino Frassica & Los Plaggers Band conquistano Torino

La letteratura del nonsenso, sia poesia che prosa, si basa sull’equilibrio tra ordine e caos, tra senso compiuto e non, suscitando ilarità nel lettore ignaro delle parole che scorrono davanti ai suoi occhi.

Sabato 29 giugno il centro commerciale torinese è stato avvolto da un’atmosfera di totale nonsense musicale, uno spettacolo dove le canzoni si sono fuse una dentro l’altra come ingredienti di un piatto dello chef Cannavacciuolo, quasi cento brani suonati in sequenza con un unico comune denominatore: una comicità geniale in grado di scatenare una risata ogni 5 secondi.

Sto parlando di un attore che ha fatto della comicità surreale la sua arma vincente e di un gruppo di musicisti che sanno veramente suonare come si deve: ladieeeesss and gentlemaaaannn, Nino Frassica & Los Plaggers Band.

Le abilità di Nino Frassica, mattatore della serata, sono note al grande pubblico da più di 30 anni, invece, devo ammette che sono rimasto piacevolmente sorpreso dai componenti della band, tutti rigorosamente “diplomati all’osservatorio”. I ragazzi sanno suonare, eccome se sanno suonare.

Per quasi due ore la piazzetta gremita del centro commerciale ha cantato, ballato e riso alle battute esilaranti e ai giochi linguistici creati dalla mente geniale del comico siciliano.

Il sipario si alza con un medley, quasi obbligatorio, direttamente dagli anni ‘80 e più precisamente dagli studi di Quelli della notte: ecco quindi che la band ancora priva del suo capocomico intona“Il materasso”, “La vita è tutto un quiz”, e “Vengo dopo il tg”. Dopo aver scaldato la piazza, la band introduce il protagonista della serata che sale sul palco armato di camicia hawaiana: “buonasera Torino siete il pubblico più bello d’Italia. Ho detto la stessa cosa a Firenze ieri sera”.

Da quel momento il ritmo diventa incalzante ed inizia a prendere vita un greatest hits di canzoni che inizialmente illude lo spettatore, richiamando la versione originale e finisce per farlo ridere con una improbabile parodia.

Nino Frassica con camicia rossa a fiori, parla davanti al microfono, sorridendo al pubblico, di fianco a lui un leggio
Nino Frassica

Viene da chiedersi spontaneamente, come sia stato possibile vivere tutti questi anni, senza poter cantare perle come “Grazie dei fiori bis” e “Mari per sempre”(sonetto di chiara ispirazione shakespeariana).

Una volta che la serata entra nel vivo, Nino Frassica mette in palio un premio per colui che riuscirà ad indovinare il numero esatto di brani (alla fine risulterà essere 18), contenuti nella stessa canzone: “metteremo in palio un prezzo simbolico, tanto per…un premio di 500.000 euro. In realtà si può scegliere tra 500.000 euro e un videoregistratore”

Immancabile anche l’omaggio al festival di Sanremo con “Voglio andare a vivere in campagna tutto il mese di luglio a casa di Toto Cutigno.

Improvvisamente come un padre che intuisce che è arrivato il momento di staccare le mani dal sellino della bicicletta del figlio, Nino Frassica cede il palco alla band e i ragazzi dimostrano di essere ampiamente in grado di gestire la serata autonomamente.

Il primo a salire in cattedra è Umberto Bonasera, il quale, senza preparare nessuno psicologicamente, regala un assolo di chitarra di 3 minuti suonando le note di “Europa” di Santana. Segue immediatamente la voce di Ivano Girolamo che grazie all’atmosfera creata dalle tastiere Natale Pagano e dal sax di Fabrizio Torrisi, coinvolge tutti, compresi i condomini affacciati alle finestre dei palazzi situati a 200 metri dal palco. Tutti cantano a squarciagola capolavori indimenticabili come “Io vagabondo” e “Tanta voglia di lei”.

Il ritmo non cala mai perché a tenerlo alto ci pensano Eugenio Genovese e Paolo Bonasera, metronomi infallibili che sembrano mantenere le energie in eterno.

Infine dopo aver visto i suoi artisti suonare torna Nino Frassica per il gran finale: è arrivato il momento dell’unica canzone che mancava, è giunta l’ora di “Ma la notte no”.

E così dopo aver cantato fino a perdere la voce e riso di gusto, il pubblico più bello d’Italia saluta gli artisti, augurandosi di poter assistere presto ad un nuovo concerto della Los Plaggers Band e del direttore, ma sopratutto vicedirettore, del magazine Novella Bella.

Alfonso Milano
Alfonso Milano
Dice di se: Il nostro primo innamoramento sconvolgerà definitivamente la nostra esistenza. Questo impulso inarrestabile in grado di coinvolgere tutte queste emozioni e sentimenti, credo meriti una maggiore considerazione da parte nostra. Io ricordo perfettamente la prima volta che mi sono innamorato: avevo quindici anni ed ero seduto su una poltrona del teatro Leonardo di via Ampère a Milano. Quella sera i miei sensi sono stati testimoni della loro rinascita, come se fossero stati solo parzialmente utilizzati fino a quel momento. La vista era inebriata da quelle magnifiche scenografie, l'udito rapito dalla voce di Puck, il tatto accarezzava il legno della poltrona, il gusto assaporava la paura scatenata dalle parole di Oberon, l'olfatto percepiva l'odore del sudore degli attori. "Sogno di una notte di mezza estate" non aveva semplicemente suscitato in me la mia prima catarsi, bensì un sentimento più nobile, era amore puro. Da allora non ho più abbandonato il teatro e anche adesso che ho 34 anni, le sensazioni che provo ogni volta che il sipario si apre dinanzi ai miei occhi sono le medesime. Adoro interrogarmi continuamente durante una rappresentazione teatrale o cinematografica: cerco di carpire il percorso che hanno svolto gli attori e il regista con lo studio del personaggio, mi nutro di dettagli in modo da poter recepire ancor meglio il messaggio dell'opera. Perché diciamolo a gran voce: "il primo amore non si scorda mai!". Spero solo non sia gelosa mia moglie.