Post di Facebook e Instagram usati per addestrare Meta AI

Dopo l’inserimento dell’intelligenza artificiale su WhatsApp (Meta AI su WhatsApp (e non solo): cosa devi da sapere puoi approfondire leggendo l’articolo al fondo), Meta, l’azienda dietro Facebook e Instagram, sta facendo parlare di sé per una scelta che ha fatto storcere il naso a molti. Ha deciso di usare i contenuti pubblicati dagli utenti sui suoi social, per addestrare la sua intelligenza artificiale. Sì, avete capito bene: foto, video, didascalie e commenti potrebbero finire nei “dati di allenamento” delle sue AI. Ma cosa significa esattamente tutto questo? E perché c’è così tanta polemica?

Siamo dispiaciuti che ci sia voluto quasi un anno per arrivare a questo punto, accogliamo con favore la chiarezza fornita sia dalla Irish Data Protection Commission che dallo European Data Protection Board, che ci ha permesso di compiere questo passo successivo“, dichiara Meta.

Vediamolo insieme, passo dopo passo.

Perché Meta vuole i tuoi post di Facebook e Instagram?

Le intelligenze artificiali, per funzionare bene, hanno bisogno di tantissimi dati. È come se fossero delle “menti” da educare, e per imparare a riconoscere immagini, scrivere testi, comprendere emozioni o tradurre lingue, devono analizzare milioni (se non miliardi) di esempi.

E dove può trovarli Meta, questi dati? Ma ovviamente, nelle sue stesse piattaforme! Facebook e Instagram ospitano ogni giorno miliardi di nuovi contenuti creati dagli utenti. Per Meta è una miniera d’oro. Foto di viaggi, compleanni, laurea, post sullo stato d’animo, opinioni politiche, religiose, post su qualsiasi cosa, insomma.

In questo modo può migliorare la sua AI per renderla più veloce, più precisa e più “umana”. E, ovviamente, può anche creare prodotti più avanzati da vendere o integrare nei suoi servizi.

Cosa verrà usato davvero?

Non tutto quello che pubblichi finirà tra i dati di addestramento. Meta ha spiegato che prenderà in considerazione contenuti pubblici, cioè quelli che non sono stati condivisi in modalità privata o con un pubblico ristretto. Per esempio:

  • Le foto postate pubblicamente su Instagram.
  • I post su Facebook visibili a chiunque.
  • I commenti e le descrizioni sotto a questi post.

Non verranno utilizzati i messaggi privati, i contenuti delle chat o i post visibili solo agli amici. Questo, almeno secondo le dichiarazioni ufficiali.

Ma allora, il consenso dov’è?

Ed è qui che arriva il punto critico. Molti utenti si stanno chiedendo: “Ma io ho mai detto di sì a questa cosa?”. La verità è che in molti casi, non serve il tuo consenso esplicito, perché accetti tutto quando confermi i termini di servizio delle piattaforme. E in quei documenti (lunghi e spesso noiosi), c’è scritto che i tuoi contenuti pubblici possono essere usati anche per scopi di ricerca e sviluppo, compreso l’addestramento dell’intelligenza artificiale.

Insomma, hai accettato senza saperlo davvero.

C’è un modo per evitare tutto questo?

La tipologia di dati che cominceremo a utilizzare e come questo migliorerà l’IA di Meta e l’esperienza complessiva degli utenti. Queste notifiche includeranno anche un link a un modulo attraverso il quale sarà possibile opporsi in qualsiasi momento all’utilizzo dei propri dati in questo modo“.

In realtà, non è proprio semplice. Meta ha inserito un modulo per richiedere l’esclusione dei propri contenuti dall’uso per l’addestramento dell’AI. Il problema? Non è così visibile o facile da compilare.

Per trovarlo, bisogna cercare nella sezione “Privacy” del sito ufficiale di Meta o passare attraverso una lunga serie di link. Inoltre, bisogna spiegare il motivo per cui non si vuole essere inclusi e inserire alcune informazioni personali.

Molti utenti hanno già segnalato che non si tratta di un processo rapido. C’è chi parla di una vera e propria “caccia al tesoro digitale”.

Perché tutto questo preoccupa?

La preoccupazione principale riguarda la privacy. Anche se Meta dice di usare solo i contenuti pubblici, molti si sentono comunque “spiati”. In fondo, anche se un post è pubblico, questo non significa che sia stato pensato per finire nel cervello di una macchina.

Inoltre, c’è il timore che l’AI possa imparare anche da contenuti sensibili, controversi o personali. Anche un post apparentemente banale può dire molto su chi sei, cosa pensi, come vivi.

Infine, c’è il problema della trasparenza: molti utenti non sanno nulla di tutto questo. E questo crea sfiducia.

E i creator? Che ne pensano?

Chi lavora sui social, come i creator o gli influencer, è diviso. Da una parte c’è chi dice: “Tanto i contenuti sono già pubblici, che cambia?”. Dall’altra parte c’è chi pensa che i propri contenuti vengano sfruttati senza alcun riconoscimento o compenso.

Alcuni artisti, per esempio, temono che le loro immagini vengano usate per creare AI che poi le imitano, togliendo loro visibilità o lavoro.

Anche i fotografi, i grafici e i videomaker iniziano a chiedersi: “E se una AI imparasse il mio stile, gratis?”

I rischi dell’intelligenza artificiale allenata con post reali

Usare i post reali degli utenti può sembrare un’idea geniale, ma comporta anche dei rischi:

  • Bias e pregiudizi: Se l’AI impara da contenuti pieni di stereotipi, potrebbe ripeterli.
  • Contenuti falsi: L’AI potrebbe imparare anche da notizie false o fuorvianti.
  • Riconoscimento facciale non voluto: Se le immagini vengono usate, anche i volti potrebbero finire nell’allenamento, sollevando dubbi legali.

In sostanza, non tutto quello che c’è online è “educativo”, e l’AI non distingue sempre cosa è giusto da cosa è sbagliato.

Cosa dice Meta?

Meta ha cercato di rassicurare gli utenti. Ha detto che:

  • I dati vengono anonimizzati.
  • I contenuti privati non vengono toccati.
  • Gli utenti hanno un controllo limitato, ma comunque presente.
  • L’obiettivo è migliorare i servizi offerti e rendere le AI più sicure.

Ma per molti queste rassicurazioni non bastano. Anche perché in passato Meta (e Facebook) hanno già avuto problemi seri legati alla privacy, come lo scandalo di Cambridge Analytica.

Cosa puoi fare tu, adesso?

Se non vuoi che i tuoi post finiscano a nutrire l’intelligenza artificiale, puoi:

  • Controllare le impostazioni della privacy dei tuoi post.
  • Evitare di pubblicare contenuti pubblici che non vuoi “condividere con le macchine”.
  • Compilare il modulo per l’esclusione dai dati di addestramento AI.
  • Restare informato sulle novità di Meta e leggere con attenzione eventuali aggiornamenti ai termini di servizio.

Ricorda: ogni piccolo gesto conta.

Verso quale futuro stiamo andando?

L’intelligenza artificiale sarà sempre più presente nella nostra vita. Questo è certo. Ma il modo in cui le aziende la costruiscono e la nutrono farà una grande differenza.

Vogliamo AI più intelligenti? Sì. Ma anche più etiche, più trasparenti e rispettose della nostra vita privata. L’equilibrio non è facile da trovare, ma è fondamentale.

Meta ha fatto una scelta forte. Ora tocca a noi decidere se accettarla, rifiutarla o, almeno, discuterne.

Foto copertina di Simon da Pixabay

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”