Al Teatro Ariston di Sanremo, stasera inizia il lungo weekend del prestigioso Premio Tenco, che quest’anno compie 50 anni, con la prima delle tre serate dedicate alla Canzone d’Autore
La musica ha sempre avuto un ruolo centrale nella mia vita, fungendo da colonna sonora delle emozioni e delle esperienze che la plasmano. Tra le varie forme musicali che ho visto mascere ed evolversi nel corso degli anni, la canzone d’autore ha sempre occupato un posto speciale nel mio cuore. Ero poco più di un piscello quando, nel 1974, ho sentito parlare del Club Tenco per la prima volta, ma ho immediatamente percepito l’importanza di questo spazio, non solo come una rassegna di artisti, ma come un rifugio per la musica autentica e significativa.
E come me, sono tanti gli artisti e gli addetti ai lavori ad averlo percepito. Infatti, da quel 1974, il Club Tenco si è affermato come un punto di riferimento per la musica d’autore. Attraverso concerti, incontri e rassegne, ha dato spazio a nuove voci e ha valorizzato la tradizione musicale italiana.
Oggi, in un’epoca in cui il mercato musicale sembra privilegiare il profitto a scapito della qualità, il Club Tenco rappresenta una boccata d’aria fresca, un faro di speranza che continua a sostenere e promuovere artisti che raccontano storie vere e profonde. La sua nascita, legata alla tragica figura di Luigi Tenco, risuona come un monito contro la superficialità e la commercializzazione, ispirandomi a esplorare ulteriormente il suo impatto e la sua eredità nella musica italiana.
“Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io, tu e le rose in finale, e una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”.
Luigi Tenco 1938 – 1967
La nascita del Club Tenco e l’eredità di Luigi Tenco
L’evento che porta alla fondazione del Club Tenco è profondamente legato al drammatico suicidio di Luigi Tenco durante il Festival di Sanremo del 1967. La sua morte rappresenta un atto di denuncia verso un sistema che, secondo lui, non valorizza adeguatamente la musica di qualità. Il biglietto d’addio lasciato da Tenco è un duro attacco alla superficialità del pubblico e delle commissioni artistiche dell’epoca, che preferiscono premiare canzoni leggere e commerciali, trascurando brani con un messaggio più profondo. Questo episodio non scuote immediatamente il festival, ma getta i semi per una riflessione più ampia sullo stato della musica italiana.
Negli anni successivi, soprattutto grazie ai fermenti culturali del ’68, iniziano a nascere movimenti e iniziative che mirano a trasformare il panorama musicale italiano. Tra queste, il Club Tenco si distingue come promotore di una canzone più attenta ai contenuti, fondato nel 1974 da Amilcare Rambaldi. L’intento del club non è solo commemorare Luigi Tenco, ma creare uno spazio per una canzone d’autore che si distacchi dalle logiche commerciali di Sanremo e dei mass media.
L’importanza della Rassegna della Canzone d’Autore
Dal 24 al 27 luglio 1974, il Club Tenco, rigorosamente nella cittò di Sanremo, organizza la prima Rassegna della Canzone d’Autore, un evento destinato a diventare un appuntamento centrale per la musica italiana. Il nome stesso della manifestazione, che per la prima volta introduce il concetto di “canzone d’autore” nel lessico della musica leggera italiana, vuole essere una provocazione. Il Premio Tenco nasce con l’obiettivo di dare voce a quegli artisti che non trovano spazio nel festival di Sanremo e che rappresentano un’alternativa culturale e musicale al mainstream.
Le prime edizioni della rassegna vedono la partecipazione di artisti come Ivan Grazian, Giorgio Gaber, Francesco Guccini, Roberto Vecchioni e Angelo Branduardi, i cui lavori sono emblemi di una produzione artistica più ricercata e lontana dalle logiche commerciali. Il successo dell’evento spinge gli organizzatori a continuare, nonostante le difficoltà economiche e organizzative. Le case discografiche e gli sponsor non sono coinvolti, e il Club Tenco si autofinanzia grazie alle quote associative e agli incassi delle serate.
Il contributo di Amilcare Rambaldi e la filosofia del Club Tenco
Amilcare Rambaldi, il fondatore del Club, è una figura chiave nel mantenere viva la filosofia dell’organizzazione, che si distingue per l’attenzione alla qualità artistica. Rambaldi, che è un floricoltore e non un professionista della musica, si fa portavoce di un’idea radicale: la canzone non deve essere un prodotto commerciale, ma uno strumento di comunicazione artistica e sociale. Questo approccio è alla base di una resistenza alle pressioni dell’industria musicale che tenta di assimilare la rassegna nelle logiche del mercato.
Nonostante ciò, il Premio Tenco diventa un palcoscenico prestigioso, dove artisti del calibro di Fabrizio De André, Ivano Fossati e Paolo Conte trovano lo spazio per esprimersi. La differenza fondamentale rispetto al Festival di Sanremo è la struttura dell’evento: invece di competere, gli artisti hanno il tempo e lo spazio per proporre il proprio repertorio in modo completo e personale, dando al pubblico la possibilità di cogliere la profondità del loro lavoro.
L’importanza del Premio Tenco nella musica italiana
Oggi, il Club Tenco, con la sua rassegna, rappresenta una realtà indispensabile nel panorama musicale, soprattutto alla luce degli sviluppi commerciali che caratterizzano il mercato discografico contemporaneo. In un contesto dominato da una “musica fluida”, facilmente consumata e venduta in streaming, dove l’autotune permette a chiunque di “cantare” e i talent show lanciano pseudo-artisti che sono poco più che prodotti di marketing delle major, il Club Tenco si erge come baluardo di autenticità.
Sostiene una visione della musica che privilegia la qualità artistica rispetto alle logiche di mercato, difendendo i veri capolavori, quelli suonati, nati dall’arte e dal sudore di chi la musica la vive. In un’epoca in cui produzioni di bassa qualità vengono vendute come capolavori, il Club Tenco preserva l’essenza della musica vera, quella suonata con strumenti e passione, capace di trasmettere emozioni senza artifici e senza scorciatoie.
Un faro nella tempesta
Oggi, forse più che mai prima, il Club Tenco si distingue per essere un faro per la musica d’autore, promuovendo nuovi artisti e sensibilizzando il pubblico verso forme musicali più impegnate e riflessive. Artisti come Gianmaria Testa, Vinicio Capossela e Gianna Nannini hanno attraversato la Rassegna, che continua a mantenere la sua indipendenza e il suo spirito anticonformista. Anche artisti stranieri di calibro internazionale come Tom Waits, Patti Smith, Caetano Veloso e Joni Mitchell calcheranno il palco della rassegna, rendendola una delle più prestigiose ribalte internazionali per la canzone d’autore.
Con il suo approccio lontano dalle logiche commerciali, riesce a valorizzare la canzone come strumento culturale, capace di raccontare storie, emozioni e tematiche sociali in modo autentico e libero. La sua storia dimostra come l’arte, anche in un ambito apparentemente leggero come la canzone, possa essere un potente mezzo di riflessione e cambiamento sociale.
Il suo contributo continua ad essere determinante per la preservazione e, allo stesso tempo, la trasformazione della canzone italiana, affermando l’importanza della canzone d’autore e creando un punto di riferimento per coloro che cercano nella musica un significato più profondo rispetto a quello offerto dalle logiche commerciali. La sua storia rappresenta una resistenza culturale che, partendo dalla tragica scomparsa di Luigi Tenco, costruisce un futuro di musica impegnata e innovativa.
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