Sicilia: alluvione a Catania, un paradosso tra siccità e devastazione

Negli ultimi giorni, la Sicilia è stata travolta da una delle peggiori alluvioni della sua storia recente e Catania è una delle città più colpite. Piogge torrenziali hanno devastato intere comunità, provocando danni ingenti a persone, infrastrutture, abitazioni e terreni agricoli. Tra le aree più colpite spicca la provincia di Catania, dove interi comuni sono stati sommersi dall’acqua e i soccorsi sono stati messi a dura prova.

Ciò che rende questa tragedia ancora più drammatica è il paradosso che la precede: fino a poche settimane fa, l’isola era piegata dalla siccità. La Sicilia, già abituata a convivere con la scarsità d’acqua, si è ritrovata in pochi giorni a dover affrontare una situazione opposta, passando dalla mancanza di piogge a precipitazioni estreme e incontrollabili. Questo fenomeno non è un caso isolato, ma il risultato di una combinazione di cambiamenti climatici e criticità umane, che hanno amplificato gli effetti devastanti di eventi sempre più imprevedibili.

Dalla sete all’alluvione: un contrasto che spaventa

Solo fino a qualche settimana fa, la Sicilia viveva una crisi idrica senza precedenti. I bacini idrici si erano ridotti al minimo, con conseguenze pesantissime per l’agricoltura, una delle principali risorse economiche dell’isola. I vigneti erano assetati, le coltivazioni di agrumi compromesse e gli allevatori costretti a ridurre la produzione a causa della carenza d’acqua per abbeverare gli animali.

Poi, improvvisamente, è arrivata la pioggia. Non una pioggia lenta e rigenerante, capace di ristabilire l’equilibrio idrico del terreno, ma una violenza d’acqua che ha travolto tutto. Torrenti in secca si sono trasformati in fiumi impetuosi, campi aridi sono stati sommersi, e intere città sono state invase dall’acqua e dal fango.

Questo contrasto estremo tra siccità e alluvione è il segnale evidente di un clima in rapido cambiamento. L’acqua, che da risorsa preziosa e scarsa diventa un elemento di devastazione, rappresenta una sfida enorme per il futuro della regione.

La quantità di acqua piovuta oggi è pari alle precipitazioni di un anno intero“, ha dichiarato il Sindaco di Catania, Enrico Trantino, in un post sulla sua pagina social. “Se da un lato tiro un sospiro di sollievo per l’assenza di conseguenze sull’incolumità dei cittadini, dall’altro mi sento vicino a chi ha perso case e il frutto di importanti risparmi. Quel che è successo ci deve insegnare che dobbiamo ormai convivere con eventi imprevedibili, che, come amministratori, abbiamo il dovere di rendere quanto più inoffensivi, attenuando i rischi (che non potremo mai scongiurare)”.

Il cambiamento climatico: responsabile di eventi sempre più estremi

Alla base di questo paradosso climatico vi è il cambiamento globale delle condizioni atmosferiche. Il riscaldamento delle acque del Mediterraneo gioca un ruolo chiave nell’intensificazione dei fenomeni meteorologici estremi.

Quest’anno, le temperature del mare hanno raggiunto livelli anomali, favorendo una maggiore evaporazione e creando le condizioni per perturbazioni violente. Questo ciclo ha dato origine al cosiddetto “medicane”, un ciclone simile agli uragani tropicali, che ha scaricato sulla Sicilia quantità di pioggia che normalmente cadrebbero in mesi interi.

Questi fenomeni sono sempre più frequenti e colpiscono duramente territori vulnerabili come la Sicilia. Il cambiamento climatico, però, non si limita a intensificare le piogge: contribuisce anche a prolungare i periodi di siccità, aumentando la vulnerabilità del suolo. Quando finalmente arriva l’acqua, il terreno arido non è in grado di assorbirla, amplificando il rischio di inondazioni.

Catania…con l’acqua alla gola

A rendere ancora più drammatica la situazione è la fragilità del territorio siciliano, aggravata da decenni di gestione inadeguata.

Patiamo una condizione di fragilità dei territori, che è stata evidenziata dal sindaco di Bologna Matteo Lepore, che ringrazio per la solidarietà prestata assieme all’assessore alla Protezione Civile Massimo Bugnani, e per essersi messo a disposizione“, prosegue Trantino.

Sbaglieremmo se provassimo a individuare responsabili. Potremo farcela se agiremo insieme, imparando a rispettare quel che ci sta attorno.
Se non possiamo risolvere un problema, dobbiamo imparare a conviverci; ma non aggravarlo
“.

Infatti, molte aree colpite dall’alluvione si trovano in zone a rischio idrogeologico, già segnate da un’urbanizzazione selvaggia. Torrenti naturali, che un tempo fungevano da vie di sfogo per l’acqua, sono stati incanalati, interrati o ostruiti da costruzioni abusive. L’espansione delle città, spesso senza piani regolatori efficaci, avrebbe ridotto la capacità del territorio di assorbire le precipitazioni.

Come in buona parte della Sicilia, anche a Catania, le cause di questa alluvione non sono imputabili esclusivamente al cambiamento climatico, ma sono da ricercarsi anche (e, forse, soprattutto) nella mano dell’uomo. La cementificazione indiscriminata e l’abbandono delle aree rurali hanno compromesso l’equilibrio idrogeologico. Le infrastrutture, come argini, canali di scolo e fognature, sembrano essere inadeguate o mal mantenute, in realtà, tanto è stato fatto per mantenere le caditoie sgombre. Questo mix di fattori trasformerebbe ogni evento meteorologico estremo in una catastrofe annunciata.

Come spiega lo stesso sindaco di Catania, inutile ora puntare il dito sul passato, ciò che conta è trovare le soluzioni per il futuro.

Il peso delle responsabilità umane

La natura si ribella, ma l’uomo ne sarebbe in parte responsabile. Dietro la devastazione dell’alluvione a Catania, come quella di tutte le altre zone della Sicilia si celano, con ogni probabilità, scelte politiche e amministrative che avrebbero potuto esacerbare i danni.

Uno dei problemi più evidenti è quello dell’abusivismo edilizio. Si stima che in Sicilia migliaia di edifici siano stati costruiti in aree a rischio idrogeologico, spesso con il tacito consenso delle autorità locali. Questi insediamenti non solo mettono in pericolo la vita dei residenti, ma ostacolano anche il naturale deflusso delle acque, creando situazioni di emergenza.

Anche la manutenzione delle infrastrutture sembrerebbe lasciare molto a desiderare. Fiumi e torrenti vengono raramente puliti, e i canali di scolo risultano spesso ostruiti da rifiuti. La prevenzione, invece di essere una priorità, verrebbe trascurata per motivi economici o per mancanza di pianificazione a lungo termine.

Una lezione per il futuro: convivenza con un clima imprevedibile

L’alluvione a Catania deve essere un’occasione per tutta la Sicilia per riflettere e agire. Il cambiamento climatico non è più una minaccia futura: è una realtà che già influisce sulla vita quotidiana. La Sicilia, come molte altre regioni mediterranee, deve adattarsi a convivere con un clima sempre più instabile e imprevedibile.

Le soluzioni esistono, ma richiedono volontà politica, investimenti e collaborazione tra enti locali, nazionali e internazionali. Tra le azioni più urgenti vi è la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua, che consente di ripristinare le vie di deflusso naturali, e la riforestazione, che migliora la capacità del suolo di trattenere l’acqua.

In ambito urbano, è fondamentale adottare un approccio sostenibile alla pianificazione territoriale, privilegiando materiali e tecnologie che favoriscano il drenaggio naturale. Inoltre, bisogna sensibilizzare i cittadini sull’importanza di comportamenti responsabili, come evitare di gettare rifiuti nei corsi d’acqua o costruire abusivamente.

L’appello della Cisl al prefetto di Catania

In risposta ai devastanti eventi meteorologici che hanno colpito la provincia di Catania, la Cisl etnea ha inviato una lettera al prefetto Maria Carmela Librizzi, offrendo piena disponibilità a supportare lavoratori e imprese colpite dall’alluvione.

Il sindacato ha sottolineato la necessità di attivare strumenti di sostegno al reddito e studiare misure integrative tramite enti bilaterali per salvaguardare salari ed economie locali.

Il segretario generale della Cisl di Catania, Maurizio Attanasio, scrive: “In questa prima immediata fase, offriamo la piena disponibilità della Cisl di Catania e delle sue federazioni di categoria nei confronti dei lavoratori e delle imprese, anche artigiane, di quei territori che hanno subito ingenti danni, ad attivare ogni possibile strumento normativo per garantire forme di sostegno al reddito, oltre che a studiare, attraverso gli enti bilaterali, eventuali azioni che integrino le eventuali richieste di ammortizzatori sociali per sostenere salari ed economia delle zone colpite dal nubifragio“.

Nella sua missiva, ha però evidenziato criticità nella gestione dei fondi del PNRR e di altre risorse comunitarie destinate alla mitigazione del rischio idrogeologico. Secondo Attanasio, “la presunta violenza dei fenomeni atmosferici non può giustificare l’inerzia di chi avrebbe dovuto intervenire per prevenire queste tragedie”.

Il sindacato ha chiesto al prefetto di esaminare, nella prossima riunione della Cabina di regia sul PNRR, lo stato di avanzamento dei progetti presentati. Su circa 3000 progetti proposti, solo 270 risultano finanziati, un dato che per la Cisl rappresenta una grave lacuna nella gestione delle risorse disponibili. “Sarebbe grave che, di fronte a queste opportunità straordinarie, nulla di concreto sia stato realizzato per garantire la sicurezza delle comunità” ha aggiunto Attanasio.

La lettera si conclude con un appello alla trasparenza e all’urgenza di interventi sistemici per affrontare il dissesto idrogeologico e prevenire future emergenze.

Dal disastro alla rinascita

L’alluvione di Catania in particolare (ma anche le forti piogge che hanno colpito la Sicilia tutta), è un evento tragico, ma anche un segnale inequivocabile che il tempo delle scelte rimandate è finito. Non possiamo più ignorare il cambiamento climatico, né le fragilità che derivano da anni di scarsa attenzione alla gestione del territorio.

Questo disastro deve essere il punto di partenza per un cambiamento reale, che coinvolga istituzioni, cittadini e comunità scientifica. Solo attraverso un impegno collettivo possiamo sperare di trasformare queste tragedie in opportunità di rinascita, costruendo un futuro più resiliente e sostenibile per la Sicilia e per l’intero Mediterraneo.

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”