Viticoltura a rischio in Sicilia causa siccità: urge un piano Marshall

La siccità in Sicilia sta seriamente mettendo a rischio la viticoltura: urge un Piano Marshall per Salvare la produzione

La Sicilia, celebre per la sua tradizione vinicola, si trova ad affrontare una crisi senza precedenti a causa dell’emergenza siccità. In questo contesto critico, emerge la voce di uno dei principali produttori di vino biologico in Europa, Dino Taschetta, presidente di Colomba Bianca – Biocantine di Sicilia, che evidenzia la necessità di interventi urgenti per evitare il crollo dell’intero settore. Taschetta ha lanciato l’allarme sul rischio di collasso della viticoltura nella provincia di Trapani.

«Siamo a rischio collasso», ha dichiarato Taschetta.

Le parole dell’assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartino, sottolineano la gravità della situazione, chiedendo la dichiarazione dello stato di calamità per sostenere gli agricoltori.

«Dichiarare lo stato di calamità per supportare i nostri agricoltori: i volumi d’acqua negli invasi sono sotto il livello di guardia. La fotografia complessiva è preoccupante»

Luca Sammartino – Assessore regionale all’Agricoltura

Dove eravamo rimasti…

Ci siamo lasciati a giugno 2023 con un’analisi dettagliata e preoccupante, a cura di Luca Mercalli, Presidente della Società Meteorologica Italiana, che evidenziava un pericolo reale per la viticoltura in Sicilia. Sol circa sei mesi fa, il Secondo il Presidente della Società Meteorologica Italiana dichiarava:«i modelli vitivinicoli classici subiranno forti stress: selezione genetica cruciale per recuperare resilienza con cultivar più resistenti alla siccità. Servono infrastrutture irrigue ad elevata efficienza. E poi, flessibilità e lungimiranza».

L’’esperto spiegava che «il clima mediterraneo della Sicilia genera condizioni favorevoli alla viticoltura, che tuttavia negli ultimi decenni stanno cambiando sotto la pressione del riscaldamento globale. La lunga serie storica dell’Osservatorio Vaiana di Palermo mostra nel periodo 1974-2022 un aumento della temperatura media di 2.5 °C. Inoltre, la vicinanza della Sicilia alla costa settentrionale africana rende più frequenti le incursioni del rovente anticiclone sahariano che l’11 agosto 2021 ha fatto registrare nella stazione del SIAS di Floridia (Siracusa), 48,8 °C: valore record di caldo per l’Italia e l’Europa».

Cos’è cambiato? E’ rientrato l’allarme siccità?

Purtroppo no e le previsioni di Mercalli si stanno avverando.

La Situazione Attuale

La geografia delle produzioni vitivinicole si modifica al passo del “Climate change”, che si ripercuote, soprattutto in Sicilia, sulle tecniche agronomiche. Con l’obiettivo di preservare la stabilità produttiva della filiera, Colomba Biancatra i più grandi produttori di vini biologici in Europa, con 6.200 ettari di vigneti – ha messo a punto dall’anno scorso un Osservatorio sull’uva, aperto a istituzioni e cantine dell’Isola, per monitorare i trend climatici e condividere know-how, coinvolgendo professionisti sul tema a livello nazionale.

«La siccità non dipende dall’uomo, ma l’uomo dovrebbe mettere in atto tutto ciò che è possibile per anticipare le problematiche – ha affermato Dino Taschetta – l’annata è ormai compromessa, solo se Dio ci aiuta e ci manda le piogge, si può recuperare una situazione davvero critica: ma qui non si può andare avanti così. Non si può fare impresa così».

Colomba Bianca, con i suoi 2.480 soci viticoltori, rappresenta una realtà significativa con una filosofia produttiva focalizzata sulla tracciabilità totale tra vigneto e bottiglia. La siccità minaccia la stabilità del comprensorio, con i volumi d’acqua negli invasi al di sotto del livello di guardia.

Solo 22 dei 46 invasi in Sicilia sono in “esercizio normale” secondo la banca dati del ministero delle Infrastrutture. Questa carenza idrica, aggravata dal mancato mantenimento delle dighe, mette a rischio non solo le coltivazioni ma l’intera economia legata alla viticoltura.

La Criticità del Sistema Idrico Siciliano

Il presidente Taschetta ha sottolineato l’urgenza di dichiarare lo stato di calamità e richiede interventi mirati per proteggere le dighe e l’acqua in esse contenuta. Taschetta evidenzia il dilemma delle dighe risalenti agli anni ’50, con sponde in terra battuta che richiedono manutenzione costante. Senza interventi immediati, si rischia di dissipare ogni sforzo profuso, con conseguenze disastrose per l’intera filiera vinicola.

«Se non si interviene in tempi utili, si rischia il collasso della viticoltura in una grande fetta della provincia di Trapani. Sono sempre stato ottimista, ma adesso credo che il disastro sia ormai dietro l’angolo, con danni conseguenti enormi. In Cile i deserti li hanno fatti diventare giardini e noi rischiamo di far diventare i giardini dei veri e propri deserti. La gran parte delle dighe presenti in Sicilia sono state realizzate negli anni 50, possiedono le sponde in terra battuta, necessitano di manutenzione costante. Se non si interviene e non si concedono le autorizzazioni per proteggere le dighe – e l’acqua in esse contenute – si rischia di disperdere ogni sforzo profuso».

La diga Trinità, vicina al territorio di Colomba Bianca, rappresenta un esempio significativo. Autorizzata a contenere solo 4 milioni di metri cubi d’acqua su una capacità massima di 18 milioni, la diga non può soddisfare le esigenze irrigue del territorio. Taschetta sottolinea la necessità di piccoli consorzi e di un approccio ingegneristico per gestire efficacemente le risorse idriche disponibili.

Resilienza climatica e stress da siccità

Cosa vuol dire questo per la viticoltura?

Sempre riguardando all’analisi di Mercalli, lo sbalzo di temperature e la crisi climatica producono degli effetti da non sottovalutare. «La vite ha una buona resilienza climatica – continuava Mercalli – e si adatta a un intervallo ampio di condizioni termopluviometriche, ma va comunque in stress se le temperature crescono oltremodo e se mancano precipitazioni per periodi prolungati. Oltre i 35 °C l’attività vegetativa è compromessa e in casi estremi la pianta può subire danni permanenti, con bruciature sui grappoli e sull’apparato fogliare e conseguente aumento di attacchi fungini.

Vini e vigneti in Sicilia: come impatta il cambiamento climatico?
Viticoltura a rischio in Sicilia causa siccità: urge un piano Marshall

I tratti principali della crisi climatica in atto sono riassunti nel Sesto rapporto di sintesi dell’IPCC (marzo 2023): il Mediterraneo è definito “hotspot” climatico, un’area del pianeta che subisce un aumento delle temperature più rapido rispetto alla media globale. In linea generale, la temperatura media annua sulla regione mediterranea è destinata ad aumentare (da 2 a 5 °C entro il 2100, a seconda delle opzioni di decarbonizzazione) e con essa ondate di calore, siccità, incendi forestali, alluvioni, nonché innalzamento del livello del mare (da 40 cm a 1 m a fine secolo), con danni alle infrastrutture costiere.

Gli inverni diventeranno più miti, con una riduzione nella frequenza delle ondate di freddo, mentre le estati diventeranno sempre più lunghe e calde, con valori estremi inediti. Il riscaldamento globale potrebbe dunque portare la Sicilia nei prossimi decenni a condizioni via via più simili ai paesi nord africani, dove la viticoltura, pur esistendo (in Marocco, Algeria, Tunisia), presenta produzioni medie nazionali che sono circa l’1% di quella italiana, a riprova dell’allontanamento di quei climi dalla fascia vocata del Mediterraneo centro-settentrionale“.

Urge un Piano Marshall

Per far fronte alla crisi, Taschetta propone un Piano Marshall, sottolineando la necessità di contributi significativi e interventi mirati. Invoca l’impegno di una squadra di ingegneri per studiare il territorio e organizzare lavori rapidi. Questo piano ambizioso mira a preservare la viticoltura siciliana da un inevitabile collasso, proteggendo non solo le aziende ma l’intera economia legata al settore.

Già a giugno 2023 Mercalli suggeriva obiettivi e percorsi. «Sul breve periodo – continua Mercalli – soprattutto su suoli che non dispongono di sufficiente riserva idrica delle precipitazioni invernali è opportuno pianificare infrastrutture irrigue ad elevata efficienza (invasi, impianti a goccia, monitoraggio locale e satellitare delle esigenze idriche), affrontando anche il tema di un’evoluzione dei disciplinari di produzione laddove l’irrigazione non sia oggi consentita.

La rapidità dei cambiamenti in atto tenderà a mettere sotto pressione i territori con le loro filiere agrotecnologiche e richiederà flessibilità e lungimiranza nell’affrontare nuove condizioni. La viticoltura, basata su impianti di durata pluridecennale, non potrà reagire con tempestività come il settore delle colture erbacee annuali e necessita quindi di un maggiore sforzo di pianificazione associato anche a un maggiore rischio. Prepararsi per tempo e seguire l’evoluzione molto dinamica del clima è dunque fondamentale per non essere colti di sorpresa».

La siccità in Sicilia rappresenta una minaccia concreta per la viticoltura e l’intera economia agricola della regione. Le parole di Dino Taschetta riflettono l’urgenza di un intervento immediato e mirato per evitare il collasso del settore. La proposta di un Piano Marshall si configura come una soluzione ambiziosa, ma necessaria, per preservare la ricchezza culturale e economica legata alla produzione del vino in Sicilia. Il tempo stringe, e solo un’immediata azione coordinata potrà evitare il disastro imminente.

Viticoltura in  Sicilia - un primo piano di una vite che sta maturando gli acini di un grappolo
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Vini e vigneti in Sicilia: quale futuro?

La temperatura media estiva di Catania, attualmente di 24,5 °C, potrebbe raggiungere nei prossimi anni livelli come quelli di Tunisi (26,5 °C).

All’aumento medio della temperatura farà seguito anche un incremento delle temperature estreme, che potrebbero oltrepassare frequentemente i 45 °C con picchi attorno a 50 °C, decisamente sfavorevoli alla vite. Cambieranno anche le somme termiche e le escursioni giorno-notte, con influenza sulla formazione di aromi e pigmenti e sul tasso zuccherino e di acidità degli acini.

Con questi scenari è chiaro che gli areali vocati della vite potrebbero cambiare: da versanti molto esposti al soleggiamento si passerebbe a versanti più ombrosi e a quote più elevate, onde compensare l’aumento termico e sfruttare maggiormente l’umidità dei suoli. Secondo un recente studio dell’Università agricola di Atene – continua Mercalli – gli impatti del cambiamento climatico sulla viticoltura causeranno anticipi del calendario fenologico della vite, alterazioni della composizione chimica dell’uva e del vino, maggior variabilità dei raccolti, espansione colturale in areali geografici prima inadatti e significativi spostamenti degli areali tradizionali.

Sicilia - una collina coltivata a vigneto
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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”