Straziami, ma di sushi saziami

Cara Margherita, ti pongo una questione e spero vivamente in un tuo consiglio. Io vado matta per il sushi, tanto che se fosse per me, andrei al ristorante giapponese almeno una volta a settimana.

Al mio compagno invece non piace per niente perché ha paura che il pesce crudo possa fare male…

Per “colpa” sua, non mangio sushi da mesi…mi tocca andare sempre nei ristoranti normali dove c’è una cucina più tradizionale. Una volta all’anno mi “concede” un cinese.

Mi chiedo…ma che coppia siamo se non riusciamo a condividere tutti i nostri gusti? Come faccio a convincerlo ad apprezzare il mangiare giapponese? Ciao Barbara.

Cara Barbara, sushi o non sushi, qui c’è un errore di fondo che molte coppie fanno, ovvero la convinzione che per essere una buona coppia si debba per forza condividere tutto, si debba vivere in una sorta di totale e permanente simbiosi. Questo deriva un po’ dalla concezione romantica (senza scomodare Platone!) dove due persone che si amano diventano una cosa sola. Ma una cosa sola, se la ridividi a metà non dà di nuovo due persone, ma due mezze persone! Capisci cosa intendo?

Due individui, cara amica mia, anche se si amano e stanno insieme, rimangono sempre separati e diversi, con caratteristiche precise e gusti differenti.

Nella coppia è importantissimo mantenere delle zone di autonomia.

Se il tuo compagno ama il calcio, per esempio, non è detto che lo debba amare anche tu. Se tu ami il sushi, non è detto che debba piacere anche al tuo compagno.

Sushi di coppia

Poi naturalmente, ci sono degli aspetti di coppia che fanno la coppia stessa e che per forza devono essere condivisi o le cose cominciano a non funzionare. Mi viene in mente, l’avere un figlio: se tu senti di essere nata per fare la mamma e il tuo compagno detesta i bambini, questa può essere una divergenza insanabile che probabilmente porta un uomo e una donna a prendere strade diverse. Ma capisci che la maternità è un conto, l’avere dei gusti personali, un altro.

Per risolvere col tuo uomo questa piccola differenza di vedute puoi andare al ristorante giapponese con le amiche o con chi condivide questa tua passione; poi col tuo compagno farete un’altra cosa che piace a entrambi e che avete in comune.

Ti dirò una cosa che ti apparirà forse banale: mai cercare di trasformare l’altro in una copia di se stessi! Sai che noia??

Un forte abbraccio. Margherita

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Margherita Fumero
Margherita Fumero
Attrice teatrale televisiva e cinematografica. Allieva di Macario, ha lavorato per anni in coppia con Enrico Beruschi. Tra le sue partecipazioni più famose: Drive In di Antonio Ricci e Camera Cafè nel ruolo della stagista Wanda. Dice di sè: Descrivermi? Io? Già è difficile descrivere una persona che si conosce da diverso tempo, figuriamoci se stessi, ma...ci proverò! Anche perché non è così scontato che un individuo si conosca in tutte le sue sfaccettature, nonostante sia in “compagnia di se stesso” da tutta una vita. Infatti, ci sono parti di noi che ci sfuggono, altre che sono sotterrate negli strati più profondi del nostro animo, oppure altre che semplicemente non vogliamo vedere. Io, complice il lavoro che faccio, ho dovuto scavare dentro di me, anche per fare arrivare al pubblico l'emozione che deriva dall'essere in una particolare situazione. In più – e lo dico per chi non conosce la mia formazione – ho frequentato l'Accademia di arte drammatica, non di “arte Comica”! Fu Macario che mi consigliò di dedicarmi al comico, attraverso la frase che cito in tutte le interviste dove mi chiedono dei miei esordi: “con quella faccia lì, devi far ridere”, mi disse. Tuttavia, non si deve pensare che essere attori comici significhi per forza conoscere solo il lato divertente della vita; anzi! Si dice che i più grandi comici della storia siano stati dei depressi; un po' come i clown che, in alcune scuole di mimo e recitazione, vengono presentati come personaggi in realtà tristi. Io, in realtà, a parte qualche triste e naturale accadimento – come quelli che la vita riserva più o meno ad ognuno di noi – non posso sicuramente dire che sia o sia stata una persona infelice. Al contrario: la mia “voglia di far ridere” deriva da quella serenità che ho sempre respirato in famiglia. Mia mamma Luisa era un po' come me: ironica, sorridente e con la battuta pronta. Il mio papà Gino era più riflessivo, più incline alla saggezza, ma sempre sereno. Io ho fatto un bel frullato di queste caratteristiche, ci ho aggiunto quello che la natura mi ha regalato attraverso il temperamento et voilà: signore e signori, questa è la Fumero! Una signora buffa ma dignitosa; un soggetto autoironico ma profondamente rispettoso degli altri; una donna che può interpretare mille personaggi, pur rimanendo sempre se stessa. Una persona che finge sul palcoscenico ma che è profondamente vera nella vita reale.