Il corvo è uno degli uccelli più intelligenti del pianeta, ma è davvero un messaggero di sventure o solo un genio incompreso? Lo sapevate che i corvi organizzano funerali, comunicano, stringono amicizie e possono tenere il broncio per anni?
Il corvo non è solo un uccello nero che gracchia nei film di paura. I corvi sono animali intelligenti, curiosi, spesso sottovalutati, ma capaci di sorprendere chiunque li osservi con un po’ di attenzione. Vivono vicino a noi, nelle città e nelle campagne, ma molti non sanno davvero chi sono e come si comportano. Volano sopra le nostre teste da secoli, tra superstizioni, leggende e verità scientifiche. Alcuni li considerano portatori di sfortuna, altri simboli di saggezza, ma anche se per molti restano “uccelli del malaugurio”, i corvi sono molto più di un presagio: sono tra gli animali più sorprendenti che vivono accanto a noi, sono esploratori, inventori, genitori attenti e protagonisti di storie antiche.
Fino a qualche decennio fa, i corvi si vedevano soprattutto in campagna. Volavano sopra i campi, si posavano sugli alberi isolati, osservavano il lavoro dei contadini e approfittavano di ciò che restava dopo il raccolto o le attività agricole. Ma da qualche anno ormai, questi uccelli si sono fatti largo anche nei centri urbani. Li troviamo nei parchi, sopra i lampioni, vicino ai cassonetti o sui tetti delle case. Come mai?
La risposta è semplice: il corvo è un animale intelligentissimo e si adatta bene ai cambiamenti dell’ambiente. Nelle città ha scoperto nuove fonti di cibo e tanti spazi dove può stare al sicuro. In mezzo al cemento ha trovato un suo equilibrio. E non è l’unico della sua famiglia a farlo.
C’è corvo e corvo…
Quando parliamo di “corvi”, spesso usiamo il termine in modo generico, ma in realtà esistono diverse specie. Alcune vivono in ambienti naturali più selvaggi, altre si sono urbanizzate. In città, per esempio, capita di vedere dei corvi, certo, ma molto spesso sono cornacchie, che appartengono alla stessa famiglia dei corvi, i corvidi. E molti di noi li confondono, ma ci sono differenze precise, anche visibili.
Il corvo imperiale, quello “vero”, è molto grande: può arrivare fino a 70 centimetri di lunghezza, ha il becco spesso e potente, la coda a forma di losanga (come una punta di freccia), e un piumaggio completamente nero, con riflessi blu o viola al sole, fenomeno chiamato “iridescenza”. È più imponente, silenzioso, e si muove spesso da solo o in coppia.
La cornacchia grigia, invece, è più piccola, meno massiccia e ha un aspetto più “urbano”. Ha il corpo grigio con testa, ali e coda nere, e gracchia in modo più acuto. Vive in gruppo e si è abituata molto bene a convivere con gli esseri umani, anche in mezzo al traffico. C’è poi la cornacchia nera, più simile al corvo nel colore, ma comunque più piccola e con un becco più sottile.
Quindi la prossima volta che vedi un uccello nero che gracchia su un cassonetto, guarda meglio: potrebbe essere una cornacchia, non un corvo. Ma in ogni caso, stai osservando un membro di una famiglia davvero speciale.




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Che aspetto ha un corvo?
Come abbiamo detto, il corvo imperiale, la specie più grande e conosciuta, è un uccello che impone rispetto già solo a guardarlo. È completamente nero, ma non un nero qualsiasi: al sole le sue piume brillano di riflessi blu, viola o addirittura verdi. Ha un becco grande, spesso, leggermente ricurvo, molto robusto: uno strumento perfetto per rompere noci, beccare carne e scavare. Anche le zampe sono forti e artigliate, ideali per afferrare oggetti e reggersi in equilibrio nei punti più strani.
La sua coda è a forma di losanga, un dettaglio che lo distingue da altri corvidi come le cornacchie, che hanno invece una coda più dritta e a ventaglio. In volo, il corvo si riconosce subito: ali lunghe, battiti profondi e ampi, e la capacità di planare come pochi altri uccelli della sua taglia.
Il piumaggio dei giovani è leggermente più opaco rispetto agli adulti. E nonostante il colore scuro, i corvi non sono affatto uccelli “tristi”. Al contrario, sono curiosi, attivi, sempre in movimento. Amano osservare, esplorare, prendere e trasportare oggetti. Non è raro vederli giocare con sassi, bastoncini o pezzi di plastica. Sì, giocare: perché anche questo fa parte del loro modo di conoscere il mondo.
Il loro verso non è un semplice “cra-cra”. Hanno un vocabolario molto ampio e variato, e ogni suono ha un suo significato. Li si può sentire gracchiare, borbottare, imitare suoni, e persino emettere vocalizzi dolci e complessi, a seconda del messaggio che stanno inviando: pericolo, cibo o amore.
Dove vivono?
I corvi sono presenti in quasi tutto il mondo, con l’eccezione delle regioni più estreme come il Sud America, l’Artide e l’Antartide. Prediligono le zone aperte con boschi, montagne, pianure e coste, ma negli ultimi anni si sono adattati con successo anche agli ambienti urbani. Sono animali estremamente versatili, capaci di sopravvivere in climi molto diversi, dall’arido al freddo.
In natura li troviamo spesso in coppie o in piccoli gruppi familiari. Amano i luoghi tranquilli, dove possono costruire il loro nido in alto: sugli alberi, sulle rocce o perfino sulle antenne delle città. La scelta del posto dipende da vari fattori, ma soprattutto dalla sicurezza e dalla vicinanza a fonti di cibo.
In città si sono adattati a usare i palazzi come scogliere, i parchi come foreste e i bidoni dell’immondizia come fonti alimentari. Osservano il nostro comportamento, imparano a riconoscere le abitudini delle persone e si muovono di conseguenza. Non è raro che seguano gli orari della spazzatura o sappiano esattamente in quale piazza trovare da mangiare.
Il corvo è un vero stratega dell’habitat: non lo subisce, lo interpreta. Cambia le sue abitudini se necessario, e questo lo rende una delle specie più riuscite dal punto di vista evolutivo.
Come si riproducono?
Il corvo è un animali monogamo. Quando formano una coppia, restano insieme per tutta la vita. Maschio e femmina costruiscono insieme il nido, scelgono il posto con attenzione e lo difendono con forza. Il nido è fatto di rami, fango, muschio e altro materiale morbido all’interno, e viene costruito in alto, per tenere al sicuro le uova e i piccoli.
La femmina depone in media 4 o 5 uova, che cova per circa 20 giorni. Durante questo periodo, è il maschio a occuparsi di procurare il cibo. Una volta nati, i piccoli restano nel nido per diverse settimane e vengono nutriti da entrambi i genitori. Ma anche dopo il primo volo, i giovani continuano a stare vicini alla famiglia per molto tempo.
I corvi non insegnano solo a volare o a procurarsi il cibo: trasmettono anche conoscenze. I genitori mostrano ai piccoli come riconoscere i pericoli, come evitare trappole, come comunicare. In pratica, fanno scuola. Alcuni giovani, diventati adulti, restano vicino alla famiglia e aiutano a crescere i nuovi nati: un comportamento piuttosto raro nel mondo degli uccelli.
La riproduzione dei corvi, quindi, non è solo un fatto biologico, ma sociale. È un processo che coinvolge tutta la famiglia e crea legami forti, spesso per tutta la vita.
Cosa mangiano?
La dieta dei corvi è estremamente varia. Sono onnivori, il che significa che mangiano un po’ di tutto: carne, insetti, frutta, semi, noci, uova, piccoli animali e anche scarti alimentari umani. Questa flessibilità è uno dei motivi per cui riescono a vivere in ambienti così diversi tra loro.
In natura, i corvi cacciano piccoli animali o si nutrono di carcasse lasciate da altri predatori. Hanno anche l’abitudine di nascondere pezzi di cibo per mangiarli in seguito, una strategia utile nei periodi di scarsità. Sono ottimi osservatori e, se vedono un altro animale nascondere qualcosa da mangiare, lo ricordano e spesso tornano a prenderlo.
In città si adattano a ciò che trovano. Frequentano mercati, bidoni, ristoranti all’aperto e picnic. Ma non mangiano a caso: selezionano, assaggiano, sperimentano. Alcuni sono diventati veri esperti nel rompere noci lasciandole cadere sulle strade trafficate, aspettando che le auto facciano il lavoro sporco.
Il loro modo di alimentarsi dimostra ancora una volta quanto siano intelligenti: non si limitano a cercare il cibo, ma lo gestiscono con strategia. E se c’è da inventarsi un nuovo modo per arrivarci, ci provano.
Quanto possono imparare e comunicare i corvi?
I corvi sono protagonisti di esperimenti che dimostrano quanto siano capaci di ragionare, comunicare e persino insegnare. In uno di questi, un corvo della Nuova Caledonia si è trovato davanti due tubi: uno riempito a metà con sabbia e uno con acqua. In ciascuno c’era del cibo, ma troppo in profondità per essere raggiunto. Il corvo ha completamente ignorato il tubo con la sabbia e si è concentrato su quello con l’acqua. Ha iniziato a buttare dentro delle pietre, scartando con attenzione gli oggetti che galleggiavano, finché il livello dell’acqua è salito abbastanza da permettergli di afferrare il cibo. Non è un caso: è ragionamento.
Ma c’è di più: collaborano anche con altri animali, come i lupi: mentre il lupo caccia, il corvo fa la guardia e lo avvisa se c’è un pericolo in arrivo. In cambio, riceve una parte della carcassa. È un patto non scritto, ma che funziona.
Lo sapevate che… i corvi organizzano funerali, stringono amicizie e possono tenere il broncio per anni?
I corvi sono tra gli uccelli più intelligenti conosciuti. Ma oltre alle abilità cognitive, mostrano comportamenti sociali complessi che raramente si osservano in altri animali. Uno degli aspetti più affascinanti è la loro reazione alla morte. Quando trovano il corpo di un loro simile, si radunano intorno a esso. Non si tratta di un funerale in senso stretto, ma di una forma di attenzione collettiva che ha uno scopo preciso: valutare un possibile pericolo. Studi condotti sul campo hanno dimostrato che, dopo questi “raduni”, i corvi evitano il luogo per giorni. È un modo per apprendere dagli eventi e memorizzare zone potenzialmente pericolose.
I corvi non vivono alla giornata. Creano relazioni stabili, riconoscono i membri del proprio gruppo e scelgono con chi cooperare. Sanno distinguere gli individui affidabili da quelli ostili. E non dimenticano. Esperimenti scientifici hanno mostrato che riescono a riconoscere volti umani anche dopo anni, ricordando se l’interazione è stata positiva o negativa e trasmettono questa informazione anche alle nuove generazioni. In pratica, educano i giovani.
In un esperimento, alcuni scienziati hanno indossato una maschera spaventosa per catturare dei corvi a cui applicare un anello di monitoraggio. Dopo la liberazione, i corvi adulti hanno continuato a gracchiare ogni volta che vedevano quella maschera. Anni dopo, anche i corvi nati in seguito e mai catturati facevano lo stesso. Avevano imparato da altri. La conoscenza era stata tramandata.
E quando si affezionano a un essere umano, i corvi sanno anche dire grazie. Alcuni bambini che li nutrivano hanno ricevuto piccoli oggetti in regalo: tappi, pezzi di metallo, giochini. In certi casi, arrivano a “ripulire” l’ambiente da mozziconi o spazzatura. Come se avessero capito che un gesto buono merita una risposta.
Quali leggende circondano i corvi?
Il corvo non è solo un animale reale: è anche una figura carica di simboli e mistero. In tante culture antiche, questo uccello è stato visto come messaggero, protettore, o al contrario, presagio di sventura. È noto da secoli come “l’uccello del malaugurio”, ma questa “maldicenza”, il corvo non se la merita perché non ha fondamenta nella realtà, ma solo nell’immaginazione umana: il suo aspetto scuro, il suo verso rauco e il fatto che si nutra anche di animali morti hanno contribuito a creare questa fama inquietante.
Nella mitologia nordica, il dio Odino aveva due corvi: Huginn e Muninn, che volavano per il mondo raccogliendo notizie e riportandole al loro padrone. In molte culture dei nativi americani, il corvo è un essere magico, talvolta ingannatore, talvolta creatore.
In Europa, invece, spesso è stato associato alla morte. Ma questa visione negativa è ingiusta: il corvo non porta la morte, la osserva da vicino, come fanno tutti gli animali opportunisti.
Non può piovere per sempre
Oggi, lo guardiamo con occhi diversi. Lo riscopriamo come un animale straordinario, capace di affascinare per la sua intelligenza, la sua libertà e la sua personalità. Più che temerlo, forse dovremmo imparare da lui.
Il corvo non è solo un animale reale: è anche una figura carica di simboli e mistero. In tante culture antiche, questo uccello è stato visto come messaggero, protettore, o al contrario, presagio di sventura.
Nella mitologia nordica, il dio Odino aveva due corvi: Huginn e Muninn, che volavano per il mondo raccogliendo notizie e riportandole al loro padrone. In molte culture dei nativi americani, il corvo è un essere magico, talvolta ingannatore, talvolta creatore.
In Europa, invece, spesso è stato associato alla morte. Il suo colore nero, il suo verso rauco e il fatto che si nutra anche di carcasse hanno contribuito a farne un simbolo di sventura. Ma questa visione negativa è ingiusta: il corvo non porta la morte, la osserva da vicino, come fanno tutti gli animali opportunisti.
Oggi, lo guardiamo con occhi diversi. Lo riscopriamo come un animale straordinario, capace di affascinare per la sua intelligenza, la sua libertà e la sua personalità. Non è più solo “l’uccello del malaugurio”: è una creatura complessa, che osserva, ricorda, comunica, insegna.
Del resto, “non può piovere per sempre” e anche per i corvi, forse, è arrivato il momento di essere visti per ciò che sono davvero.
Foto copertina di Alexa da Pixabay
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