Lorenzo Alessandri fa parte di quei personaggi ingiustamente dimenticati, e di cui pochi conoscono realmente qualcosa: inquieto, maledetto quel tanto che basta da essere additato come ‘papa nero’, senza ombra di dubbio il pittore dell’inconscio. Nato nel 1927, morto nel 2000. Uno dei fondatori del surrealismo, anzi “il primo surrealista Italiano” secondo Sgarbi.
Pittore dell’inconscio
Un’ anima piena di una fervida fantasia che fa prendere vita a mostri, animali fantastici, figure inquietanti dalle forme bizzarre. Un’Arte pensata, volta all’interiorità, con forme e colori che nascondono, nei suoi dipinti, la storia di un’anima in ricerca. Tanto da far dire alla rivista Le Arti : “Con Alessandri la psicanalisi ha trovato il suo pittore. E non è poco, se si pensa che dagli anni trenta lo ha cercato invano.”
Dalle sue opere compaiono grotteschi ma anche divertenti personaggi, esseri dai tratti alieni, provenienti dalla preistoria e da mondi sconosciuti. Arrivano Monoronti e Sclassaronti infettivi, che a guardarli con gli occhi di oggi, sembrano raffigurazioni beffarde di un virus. E in effetti forse volevano esserlo, perché Alessandri ha sempre avuto un grande carattere giocoso e gioioso e se le cose si guardano in modo giocoso forse fanno meno paura.


La Soffitta Macabra
Un anima fuori dal coro quella di Alessandri, eclettica, curiosa, perennemente in movimento che scandaglia le sfaccettature dell’uomo. Un’ anima che lo vede fondare nel ’44 la “Soffitta Macabra” che diventa ben presto il punto di ritrovo degli artisti e degli intellettuali dell’epoca, affascinati dalle esperienze esoteriche e dal fantastico. La Soffitta acquista peso nella Torino intellettuale di allora. Ė un luogo in cui spesso avvengono ricerche riguardanti il mondo del paranormale e l’occultismo. Nomi come Abacuc, Camerini, Colmbotto Rosso, Macciotta, Molinari e Ponte Corvo ne diventano assidui frequentatori.
La soffitta diventa un porto franco per alchimisti, studiosi di filosofie orientali ( che tanto occuperanno Alessandri negli anni a seguire), occultisti, pittori, curiosi della vita in genere. Al suo interno, nonostante e a dispetto del nome, regna uno spirito goliardico.


La leggenda del Musinè
Lo scherzo più importante rimane quello che Alessandri pone in atto con l’amico Peter Kolosimo. Insieme creano una leggenda, quella del Musinè che resiste ancora oggi. Grazie alle voci diffuse dai due, una montagna posta all’imbocco della Val di Susa, il Musinè, è diventata uno dei luoghi più misteriosi d’Italia. Meta di ufologi e appassionati di fenomeni inspiegabili, nonché argomento di libri e articoli su riviste specializzate e non. Potenza della suggestione e del mito.
“Prendete ad esempio l’intervista a Marianini, che sostiene che a Torino ci sono quarantamila satanisti. Io lo conosco da quarant’anni. Tutte balle, tutte balle, un satanista ogni venticinque persone?… Ma no, lui lo fa così, per il gusto di raccontare frottole: in questo mezzo secolo le più belle le abbiamo inventate noi, abbiamo inventato che i dischi volanti sono atterrati sul Musiné con Kolosimo, un altro amico da tanto tempo, abbiamo inventato qualsiasi cosa. Insomma, Marianini è religioso: ebbene, fa male alla chiesa dicendo queste cazzate”. Così la raccontava personalmente Alessandri.


Surfanta
Ed è da questo eclettico gruppo della “Soffitta Macabra” che nasce la pubblicazione la “Candela” di cui Alessandri è il fondatore e successivamente Surfanta (da SURrealismo e FANtasia). “Alessandri propone, nella Torino magica degli anni Sessanta, un’arte fantastica e visionaria che rappresenta un universo fitto di allegorie e metafore, contraddizioni e nonsenso visti, a volte, con crepitante energia satirica. Della sua pittura si sono cercate spesso le ascendenze in Bosch, Bruegel, nella tradizione fiamminga, romantica e surrealista: pur non negando talune consonanze, rimane indiscutibile l’originalità della produzione che fa di Alessandri uno fra i più grandi pittori italiani del Novecento.” (Concetta Leto)


Viaggiatore instancabile dell’anima
Alessandri lo ritrovi sempre nelle sue opere. Parlano di anima, di spirito, del senso della vita, della ricerca interiore. Sono gioiose e inquietanti a volte nello stesso momento. Dipende da cosa e come guardi. Non a caso è il pittore dell’inconscio, perchè indaga le regioni più segrete dell’essere umano. E come viaggiatore instancabile di mondi fantastici ha sempre fatto I conti con i suoi legami e i suoi studi sull’occulto, complice forse anche la conoscenza con Gustavo Rol.
Con le sue tematiche di tipo occulto, esoterico, se non massonico, con le sue contaminazioni e poi immersioni nella filosofia buddhista, può all’apparenza sembrare un pericolo per il sistema. Per questo viene evitato dai circoli colti in vita, e poi quasi dimenticato dopo la morte. Forse per questo, nessuno allora ne parlava. E comunque pochi ne parlano ancora oggi.


Zorobabel
C’è una raccolta di riflessioni, lettere, pensieri e poesie del pittore torinese Lorenzo Alessandri. Si chiama Zorobabel . “Un libro ricco, di un uomo intelligente e curioso. Un diario che resterà un documento tra i più notevoli della seconda metà del secolo scorso”. Così lo descrive Vittorio Sgarbi. .Zorobabel significa germoglio di Babilonia” o più semplicemente “nato a Babilònia. Ma secondo la traduzione del codice massonico, significa ‘dispersione della confusione’. Zorobabel, non a caso, è lo pseudonimo scelto, poche volte in verità, dal pittore nell’ultimo periodo della sua ricerca interiore e di conoscenza. Al termine della vita la confusione si disperde. Nel bene e nel male. Soprattutto per un pittore dell’inconscio.
“Lasciatemi sotto il vecchio lampione, lasciate che la pioggia fine mi argenti i capelli e la barba. Lasciate che la mia malinconia si sciolga dolcemente nell’acqua tra i riflessi gialli, scarlatti, verdi e neri.Lasciatemi vivere, lasciatemi fumare, lasciatemi bere, lasciatemi sognare…” Il vostro Re Delirio, 25-5-65 (Lorenzo Alessandri)