Per la rubrica “33 giri di ricordi”, meglio se in vinile: recensione e retrospettiva dell’album “Abbey Road” dei Beatles del 1969.
1969
Tolosa (Francia): primo volo del Concorde.
Il presidente degli USA, Richard Nixon, e il presidente del Vietnam del Sud, Nguyễn Văn Thiệu si incontrano sull’atollo Midway. Nixon annuncia che 25.000 soldati torneranno a casa entro settembre.
3 luglio – Hartfield (Inghilterra): Brian Jones, celebre componente dei Rolling Stones, viene trovato morto sul fondo della piscina della sua villa. La causa della morte è una overdose di eroina alla quale è seguito l’annegamento.
21 luglio: l’uomo sbarca sulla Luna. Neil Armstrong e Buzz Aldrin, sono i primi uomini a camminare sul suolo lunare. La missione spaziale Apollo 11, partita il 16 luglio, termina il 24 luglio.
Nella notte tra l’8 e il 9 agosto, in alcuni treni che si trovano in diverse stazioni ferroviarie italiane esplodono degli ordigni che provocano in totale il ferimento di 12 persone e ingenti danni. La polizia indaga inizialmente nel mondo anarchico; in realtà i responsabili saranno individuati, molto tempo dopo, all’interno del movimento di estrema destra Ordine Nuovo, inquadrandoli in quel filone di indagini relative a quella che verrà chiamata strategia della tensione.
Torino, 2 settembre: al rientro dalle ferie estive la Fiat sospende dal lavoro 25000 operai per ridurre la produzione industriale: si scatenano forti proteste. È l’inizio dell’Autunno Caldo, una stagione di manifestazioni sindacali che si estendono in tutta Italia e che si caratterizzano per il tentativo di saldare il Movimento studentesco nato l’anno prima, alle rivendicazioni operaie legate al rinnovo dei contratti di lavoro.
La Fiorentina vince il campionato di Serie A, capocannoniere del torneo Gigi Riva (Cagliari) con 20 reti.
Iva Zanicchi e Bobby Solo vincono il diciannovesimo Festival di Sanremo con “Zingara”.
Camden (Westminster City)
Situata ad est di Camden Town, nella parte residenziale a nord di Westminster City, la fatidica strada si raggiunge attraversando un quartiere elegante e raffinato. Case vittoriane alternate a edifici moderni, tutti con il lacchè pronto a parcheggiarti la macchina in garage, e ad inchinarsi al tuo passaggio. Eleganza, raffinatezza, tranquillità, pulizia e lusso che si respira ad ogni angolo. Una città dentro la città.
Poi, a un certo punto, una rotonda che si apre su una via, affollata 365 giorni l’anno: strisce pedonali curatissime e gente che si fa fotografare mentre attraversa la strada (i residenti devono averne due maroni grossi così, ma tant’è). Welcome to Abbey Road.
Chi ama la musica, indipendentemente dai Beatles, deve per forza farci un salto, e la fotografia sulle mitiche strisce è d’obbligo, per la gioia dei residenti, appunto.
Un ricordo che si porterà sempre nel cuore: sapere che “loro” hanno attraversato quelle stesse strisce, “loro” hanno calpestato quello stesso asfalto, lascia una sensazione strana, adrenalinica, indescrivibile.
D’obbligo è la visita all’official store (gli studi di registrazione sono off-limits). Un consiglio: se proprio volete regalarvi un souvenir o un gadget, entrate nel negozio con il portafoglio pieno zeppo di sterline. I prezzi sono davvero folli.


Let it be
Nel settembre del 1969, i Beatles pubblicano “Abbey Road”, un album che non solo segna la fine di un’era, ma che è diventato uno dei punti più alti della loro carriera.
Nel 1969, i Beatles sono già una delle band più influenti e rivoluzionarie al mondo. Tuttavia, dietro le quinte, i rapporti tra i membri della band sono tesi, con divergenze artistiche e personali che minacciano di mettere fine alla loro collaborazione.
Dopo l’esperienza travagliata dell’album “Let It Be”, registrato nel gennaio di quello stesso anno ma pubblicato solo nel 1970, il gruppo decide di tornare in studio per quello che già sapevano sarebbe stato il loro ultimo album insieme.
Sotto la guida del produttore George Martin, che aveva lavorato con i Beatles fin dai loro inizi, i quattro decidono di dare vita a un disco che fosse una degna conclusione della loro incredibile carriera.
Abbey Road
“Abbey Road” è spesso considerato un’opera magistrale sia per la qualità delle sue composizioni che per l’innovativo approccio alla produzione. L’album è noto per l’incredibile diversità dei suoi brani, che spaziano dal rock al pop, dal blues al progressive (e non è una bestemmia).
Lato A si apre con “Come Together“, una canzone di John Lennon caratterizzata da un ritmo rilassato e testi enigmatici. Segue “Something“, una delle più belle ballate d’amore scritte da George Harrison, che Frank Sinatra definì “la più grande canzone d’amore degli ultimi cinquant’anni“.
Paul McCartney contribuisce con “Maxwell’s Silver Hammer“, un brano dal tono apparentemente allegro ma dai contenuti cupi, e con “Oh! Darling“, una canzone in stile rock’n’roll che mostra tutta la potenza vocale di McCartney.
Il lato si chiude con “Octopus’s Garden“, una canzone gioiosa scritta e cantata da Ringo Starr, e “I Want You (She’s So Heavy)“, un pezzo lungo e ipnotico che riflette l’interesse di Lennon per il blues e la musica sperimentale.
Lato B è forse la sezione più celebre dell’album, con un medley di otto canzoni, in gran parte composte da frammenti di brani incompleti.
Questo medley inizia con “You Never Give Me Your Money” e culmina con la maestosa “The End“, dove ogni Beatle ha l’opportunità di brillare, con assoli di chitarra di Lennon, McCartney e Harrison e un breve, ma potente, assolo di batteria di Starr.
Il medley è un tour de force che dimostra la maestria del gruppo nel fondere stili e temi diversi in un insieme coeso e straordinariamente efficace. L’album si chiude con una breve traccia nascosta intitolata “Her Majesty“, che è la conclusione ironica e perfetta di un’opera altrimenti grandiosa.
La Copertina
Non si può parlare di Abbey Road senza menzionare la sua iconica copertina, che ritrae i Beatles mentre attraversano le strisce pedonali davanti agli studi di registrazione EMI, proprio su Abbey Road. La fotografia, scattata da Iain Macmillan, è diventata una delle immagini più riconoscibili nella storia della musica. L’immagine ha generato infinite imitazioni, parodie e interpretazioni, consolidando lo status mitico dell’album.
Ma non solo.
La copertina dell’album è forse quella in cui si trovano gli indizi più noti a sostegno della teoria sulla morte di Paul Mc Cartney (meglio conosciuta come “P.I.D.” ovvero: Paul is Dead).
Al riguardo, si è creata una vera e propria mitologia, sono stati scritti fiumi di parole e di teorie, che non starò a raccontarvi per intero (ne trovate a bizzeffe sul web, e non solo).
Post-verità, fake-news (come si dice adesso) o verità nuda e cruda? Fate voi. Che si tratti di un sosia di Paul, l’attore scozzese William Stuart Campbell o l’ex poliziotto canadese William Sheppard (“Billie barattolo”), il tutto può, potrebbe, essere “almost true”.
Nota a margine: la sostituzione sarebbe stata dissimulata rinunciando alle esibizioni dal vivo (infatti, dal 1966 fino al 1969 non si registrano concerti dal vivo della band, se escludiamo il concerto sul tetto della Apple Corps Ltd. del 1969), in modo da non fare notare la maggiore statura del sosia e dargli modo di apprendere al meglio l’imitazione delle movenze e della voce di Paul.


LMW 28IF
Il gruppo attraversa la strada in fila, con abiti che, secondo alcuni, ricordano quelli di una processione funebre. In testa c’è John, completamente vestito di bianco (potrebbe essere un sacerdote o forse un angelo). Subito dietro, Ringo indossa un sobrio completo nero, che potrebbe richiamare la figura di un portatore della bara. Paul è a piedi scalzi, con gli occhi chiusi, e tiene una sigaretta nella mano destra, nonostante sia mancino (va detto che in una foto scattata nel 1964, pubblicata nell’album “Beatles for Sale“, Paul teneva comunque una sigaretta con la mano destra). Infine, George, in jeans e Clarks ai piedi, potrebbe rappresentare il becchino, vestito in abiti da lavoro per scavare la fossa.
Inoltre, Paul è l’unico dei Beatles che non marcia a tempo con gli altri, dettaglio che secondo i sostenitori della teoria simboleggia la sua estraneità al “vero” gruppo.
Senza dimenticare il Maggiolino Volkswagen (VW Beetle) bianco targato “LMW 28IF”: vi lascio il gusto di scoprire cosa si celi, secondo i puristi del “P.I.D”, dietro quel numero di targa.
Questo è quanto. Il resto alla vostra immaginazione.
Tra l’altro, il gadget relativo al Maggiolino bianco è uno tra i più gettonati nello store di cui sopra (costa una cifra, per amor di verità).
Here Comes the Sun
Sebbene “Abbey Road” sia stato l’ultimo album registrato dai Beatles, la sua influenza è stata duratura. Le tecniche di produzione all’avanguardia, la varietà stilistica e la qualità delle composizioni hanno reso l’album un punto di riferimento per generazioni di musicisti. Anche la critica ha continuato a lodare l’album, considerandolo uno dei migliori di sempre.
Nel 2003, la rivista Rolling Stone lo ha inserito al 14° posto nella lista dei 500 migliori album di tutti i tempi.
In definitiva, “Abbey Road” rappresenta il culmine dell’evoluzione musicale dei Beatles. È un album che celebra la loro carriera e, allo stesso tempo, offre un addio pieno di speranza e bellezza.
Nonostante le tensioni e le difficoltà che caratterizzarono quel periodo, i Beatles sono riusciti a concludere la loro avventura insieme con un’opera d’arte che continua a risuonare potentemente nel mondo della musica.
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