Addio a Joe Amoruso, il tastierista di Pino Daniele

C’è voluto qualche giorno per metabolizzare la notizia della sua scomparsa e dire addio a Joe Amoruso, tastierista, ma soprattutto amico di Pino Daniele. Qualche giorno passato davanti al pc, con il foglio di word intonso, e le mani ferme sulla tastiera, in attesa delle parole giuste.

Parole che non vogliono arrivare, nel modo giusto, lontane da retorica e dietrologia, ma una considerazione mi viene in mente: Pino Daniele se n’è andato il 4 gennaio del 2015, il 29 aprile 2017 è toccato a Rino Zurzolo, bassista storico di Pino Daniele. Quasi una maledizione, per quella “all napoletan band”, che ci ha regalato uno dei capolavori assoluti della storia della musica italiana, ovvero “Vai mò”.

Torino, settembre 1982

Le parole faticano a uscire, e allora mi tuffo nei ricordi, anzi, “nel” ricordo: Torino, settembre 1982, Festa Nazionale dell’Unità, Parco Italia ‘61. Pino Daniele in concerto.

Esperienza indimenticabile. Uno dei più bei concerti a cui abbia assistito, e sono stati tanti, credetemi. Era il tour promozionale appunto di “Vai mò”, quarto disco del musicista partenopeo, di lì a poco sarebbe uscito “Bella ‘mbriana”, di cui venne presentata un’anteprima.

All napoletan band

“All napoletan band” quella sera ad accompagnare il grande Pino: Rino Zurzolo al basso, James Senese al sax; Joe Amoruso alle tastiere ed il pezzo forte dell’ensamble, ovvero Tullio De Piscopo alla batteria, Tony Esposito alle percussioni e Karl Potter (napoletano d’adozione) ai timbales-congas. Spettacolo puro. Non vi dico l’assolo dei tre ritmici e non vi dico il feeling creato da tutta la band.

E naturalmente Pino in gran spolvero, sia con la voce che con la chitarra: un gran concerto ed un gran successo di pubblico.

Forse vi state chiedendo se quella sera ho incontrato gli artisti: no, purtroppo non li ho mai incontrati di persona, ma vi garantisco che avrei avuto tante cose da chiedere, ma è mancata l’occasione.

Certo, ho rivisto Pino Daniele in concerto parecchie altre volte, prima e dopo i problemi di salute, ma le performances, per lo meno a mio giudizio, non sono mai state pari a quella sera di Italia ‘61: Pino si è sempre accompagnato con musicisti di valore assoluto, Alphonso Johnson primo fra tutti, oppure Wayne Shorter, ma il feeling creato quella sera dai “napoletani veraci” è stato davvero unico, irripetibile.

Yes I know my way

Una cosa mi è rimesta impressa di quel concerto: “Yes I know my way”.

Durante l’esecuzione, ricordo di aver chiuso gli occhi e soprattutto verso la fine del brano, limitandomi ad ascoltare, senza guardare il palco e mi è sembrato di ascoltare Carlos Santana.

Ma ci avete mai pensato? Il rock latineggiante del chitarrista messicano, unito alla base ritmica, piena di contaminazioni mediterranee dei tre percussionisti di quella sera, sommata alla chitarra di Pino?

Da addetto ai lavori, oltre cha da fan, rappresenta semplicemente un sogno, purtroppo rimasto tale.

Hey Joe

23 marzo 2020 ci lascia anche Joe Amoruso, dopo Pino e Rino. Una grande perdita, un virtuoso dello strumento, a zonzo tra il Mediterraneo e l’Africa, compositore, arrangiatore e produttore di successo.

Ad esempio “Romanza” di Andrea Bocelli, che comprende “Il mare calmo della sera”, vincitrice della categoria Nuove Proposte, al Festival di Sanremo del 1996.

Lunedì scorso se n’è volato in cielo, a 60 anni, dopo tre anni di malattia dovuta ad un’emorragia cerebrale che lo ha colpito durante un tour in Puglia.

Vai mo’, Joe.

Addio a Joe amoruso, tastirista di Pino daniele: prmo piano del musicista con una mano appoggiata alla tastiera, che indossa una camicia di jeans
Addio a Joe Amoruso
Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.