Amedeo Modigliani: il centenario del pittore dalla vita “maledetta”.

Nome: Clemente Amedeo Modigliani detto anche Modì, professione: pittore e scultore italiano. Data di nascita: sabato 12 luglio 1884, Livorno. Data di morte, 35 anni dopo, sabato 24 gennaio 1920, a Parigi. Causa: Tubercolosi.

Sono esattamente 100 anni dalla morte. Ma solo a leggere questi asettici dati anagrafici si capisce come la vita di Amedeo Modigliani non sia stata una passeggiata. Artista maledetto per eccellenza, stroncato da un cocktail composto di tisi, alcool, oppio, amori ed eccessi.

Com’è d’obbligo, la sua Livorno gli rende omaggio con una mostra che durerà fino al 16 febbraio 2020, esponendo diverse opere del maestro.

“Maledetto” dalla nascita

Inizia nascendo in salita. È il quarto figlio di una famiglia della borghesia ebraica sull’orlo della bancarotta. Si dice che la madre lo abbia messo al mondo mentre gli esattori delle tasse erano in casa intenti a un pignoramento. Ma. siccome era vietato portar via ciò che era sul letto di una partoriente, l’artista venne alla luce in mezzo a tantissime cose ammucchiate sul materasso

Opera di Modì. Figura di donna con il classico collo lungo

Eugenia Garsin, la mamma, lo inizia al disegno e lo spinge a frequentare ‘atelier del pittore Guglielmo Micheli, allievo del “macchiaiolo” Giovanni Fattori. Alla fine del 1900 si ammala di tubercolosi ed è costretto a spostarsi a Sud, tra Napoli e Roma Firenze e Venezia, allievo delle “scuole di nudo”.

Modigliani e i disegni “per bere”

Nonostante la sua salute cagionevole, si stabilisce a Montmartre in rue Caulaincourt. Qui stringe amicizia con il chirurgo Paul Alexandre che diventa suo collezionista. Alexandre ha anche il merito di fargli scoprire l’arte africana, portandolo a visitare i musei Guimet, Louvre e Trocadero. L’incontro con il primitivismo è determinante e gli apre definitivamente le porte della scultura e della pietra. La cosiddetta “arte negra“.

Nelle taverne della “Butte”, la parte più degradata del quartiere, conosce Pablo Picasso, Andre Derain, Diego Rivera. Ma anche il pittore alcolizzato Utrillo e il barone oppiomane Pigeard, che lo iniziano inesorabilmente all’alcool e alle droghe. La sua situazione economica è talmente precaria che spesso paga da bere disegnando, sul momento, piccoli ritratti a matita. I“dessins à boire” o disegni per bere.

Modì il maledetto

In questo contesto entra velocemente a far parte delle avanguardie e dei cosiddetti artisti maledetti, tanto che il suo soprannome diventa Modì. Dalle prime lettere del suo cognome, ma la cui pronuncia somiglia alla parola francese maudit, cioè maledetto.

La personalità di Modì è impulsiva, soggetta a scatti violenti o di rabbia. Si racconta che una notte si picchiò con Utrillo, con cui si era ubriacato, per decidere chi dei due fosse il pittore migliore. La leggenda narra che furono ritrovati la mattina seguente sul marciapiede, mentre dormivano abbracciati.

Una foto in bianco e nero dell. Artista Modigliani

La prima personale chiusa dopo un giorno

In questo periodo inizia a lavorare ai suoi primi ritratti e alla pittura, alla quale si dedica completamente a partire dal 1914. Nonostante il favore della critica, la Galleria Berthe Weill, che ospita la sua prima personale nel dicembre del 1917, viene chiusa il giorno dopo. I nudi esposti vengono ritirati dalla questura, che li giudica offensivi e le sue opere vengono considerate come un oltraggio al pubblico pudore.

Sempre da qui parte la sua velocità nell’eseguire i ritratti. Si dice che fosse in grado di completare un ritratto in massimo due sedute e che non ritoccasse mai il suo lavoro.

L’accordo con Zborowski : 15 franchi al giorno

Tra il 1914 e il 1916, Amedeo Modigliani frequenta Beatrice Hastings. Secondo alcuni “musa maledetta” che lo incoraggia alle droghe e all’alcol. E, sempre in quel periodo, lavora per il mercante Guillaume, l’unico che acquista le opere di Modì in quel momento segnato dalle avanguardie cubiste di Picasso. È all’inizio del 1917 che il poeta polacco Leopold Zborowski comincia ad occuparsi di lui. Gli propone un contratto: 15 franchi al giorno in cambio dell’esclusiva sulla sua produzione.

Ritratto femminile di Modigliani
 Un viso in chiaroscuro

È l’anno più importante della vita di Modì. Comincia la serie di nudi, esegue i famosi ritratti del poeta polacco e della sua famiglia e, soprattutto, conosce Jeanne Hebuterne, la donna che non riuscirà a sopravvivergli.

Le donne di Modigliani

Dalle sue numerose amanti ebbe due figli, entrambi non riconosciuti. La donna della sua vita fu tuttavia Jeanne Hébuterne, anche lei pittrice e modella, soprannominata “noix de coco” cioè noce di cocco, per la bellezza del suo viso e i lunghi capelli castani. La loro relazione è talmente travagliata e ricca di eccessi che le loro furiose litigate diventano ben presto famose in tutto il vicinato.

Nel 1918, nasce una bambina, anch’essa chiamata Jeanne, che il padre tuttavia anche qui non riconosce.

L’incontro con Renoir e la morte

In questo periodo frequenta la casa del grande Renoir, semiparalizzato, e l’anno dopo, rientrati a Parigi e con Jeanne di nuovo incinta, Modigliani dipinge il suo unico autoritratto. Due anni dopo, poiché gli affari iniziavano ad andare meglio, Modigliani si impegnò a sposare Jeanne che era rimasta incinta del loro secondo bambino

Ma sono anche gli anni in cui la tubercolosi si fa sempre più grave. Si ammala anche di polmonite e il 24 gennaio 1920, all Ospedale della Carità di Parigi, muore per una sopravvenuta meningite tubercolosa. Dopo poche ore si suicida, insieme al figlio che portava in grembo, la sua amata Jeanne Hébuterne.

Oggi riposano insieme nel cimitero del Père Lachaise di Parigi.

Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".