Animali domestici ed eutanasia: che fare?

Questa volta la nostra Margherita si ritrova ad affrontare il delicato argomento dell’ eutanasia sugli animali

Cara Margherita…questa non è proprio una email di problemi di coppia però io e mio marito la vediamo diversissimamente su una cosa che a tutti e due sta enormemente a cuore: il nostro cane. Spillo, così si chiama, ha ormai 19 anni, è malato da tempo e purtroppo, come dice il veterinario, si sta tristemente avvicinando il suo momento. Siamo super super addolorati però non possiamo in nessun modo negare di avergli regalato una vita felice, piena di cure e di tanto amore…insomma, è stato trattato come uno dei nostri figli.

Qui la differenza di veduta abissale con mio marito (forse ancora più innamorato del nostro Spillo di quanto non lo sia io). Per quanto mi riguarda, visto che la malattia sta degenerando e porta il nostro “nonnino” a soffrire, io – pur col cuore lacerato – praticherei l’eutanasia. Mio marito, invece, preferisce che si spenga naturalmente. Mi sembra che non capisca che così, Spillo rischia di soffrire ancora di più. […] Nella coppia è normale avere punti di vista e idee diverse. Ma mentre noi cerchiamo di confrontarci, il nostro Spillo soffre e non è giusto! Tu cosa ne pensi? Anna

Cara carissima Anna,

anche io ho avuto un cane e so che gioia ti regalano quegli esserini pelosi e quanto dolore ti danno nel momento in cui li si deve salutare.

La tua email contiene un argomento delicatissimo, fortunatamente però reso più affrontabile dal fatto che si riferisce ai nostri amici domestici: l’eutanasia. Se mi fosse arrivata una email chiedendomi dell’eutanasia “in umana”, mi sarebbe stato assai più difficile rispondere, data la delicatezza dell’argomento, le implicazioni etiche, ecc.

Dunque, io ti dirò che capisco sia te che vuoi porre fine alle sofferenze del tuo Spillo, ma anche tuo marito che forse cerca di prolungare la presenza del vostro “cucciolo”, nella speranza magari che abbia ancora vita davanti. In più Anna, non dobbiamo scordarci che quando viene a mancare un affetto, non solo sentiamo un vuoto spirituale (nella mente, nell’anima) ma anche nel corpo…una mancanza fisica. Quest’ultima potrebbe essere un’altra ragione per cui tuo marito è reticente nel lasciare andare il vostro cane.

Però hai perfettamente ragione tu: è molto bello che tu e tuo marito vi confrontiate sulle vostre diverse posizioni (cioè, mi piace il termine “confrontare” e non “litigare”!) ma non c’è tempo!!! Se il vostro animale soffre, occorre ORA trovare una soluzione per lui.

Così, a ispirazione, ti scrivo cosa mi viene in mente…una soluzione che potrebbe accontentare da un lato la tua voglia di porre fine alle sofferenze di Spillo e dall’altra, l’idea di tuo marito per cui la morte deve avvenire naturalmente (anche se immagino che neppure lui vuole vederlo soffrire). Potreste parlare col vostro veterinario per delle “cure palliative”…tipo, morfina o varie (se si usano) oppure aiutare tuo marito con l’aiuto del dottore a comprendere che il vostro amico, dopo una vita meravigliosa regalatagli grazie al vostro amore, è inesorabilmente sulla via dell’ultimo cammino…

Coraggio, Anna. Mando a te e a tuo marito un forte forte abbraccio. Margherita

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Margherita Fumero
Margherita Fumero
Attrice teatrale televisiva e cinematografica. Allieva di Macario, ha lavorato per anni in coppia con Enrico Beruschi. Tra le sue partecipazioni più famose: Drive In di Antonio Ricci e Camera Cafè nel ruolo della stagista Wanda. Dice di sè: Descrivermi? Io? Già è difficile descrivere una persona che si conosce da diverso tempo, figuriamoci se stessi, ma...ci proverò! Anche perché non è così scontato che un individuo si conosca in tutte le sue sfaccettature, nonostante sia in “compagnia di se stesso” da tutta una vita. Infatti, ci sono parti di noi che ci sfuggono, altre che sono sotterrate negli strati più profondi del nostro animo, oppure altre che semplicemente non vogliamo vedere. Io, complice il lavoro che faccio, ho dovuto scavare dentro di me, anche per fare arrivare al pubblico l'emozione che deriva dall'essere in una particolare situazione. In più – e lo dico per chi non conosce la mia formazione – ho frequentato l'Accademia di arte drammatica, non di “arte Comica”! Fu Macario che mi consigliò di dedicarmi al comico, attraverso la frase che cito in tutte le interviste dove mi chiedono dei miei esordi: “con quella faccia lì, devi far ridere”, mi disse. Tuttavia, non si deve pensare che essere attori comici significhi per forza conoscere solo il lato divertente della vita; anzi! Si dice che i più grandi comici della storia siano stati dei depressi; un po' come i clown che, in alcune scuole di mimo e recitazione, vengono presentati come personaggi in realtà tristi. Io, in realtà, a parte qualche triste e naturale accadimento – come quelli che la vita riserva più o meno ad ognuno di noi – non posso sicuramente dire che sia o sia stata una persona infelice. Al contrario: la mia “voglia di far ridere” deriva da quella serenità che ho sempre respirato in famiglia. Mia mamma Luisa era un po' come me: ironica, sorridente e con la battuta pronta. Il mio papà Gino era più riflessivo, più incline alla saggezza, ma sempre sereno. Io ho fatto un bel frullato di queste caratteristiche, ci ho aggiunto quello che la natura mi ha regalato attraverso il temperamento et voilà: signore e signori, questa è la Fumero! Una signora buffa ma dignitosa; un soggetto autoironico ma profondamente rispettoso degli altri; una donna che può interpretare mille personaggi, pur rimanendo sempre se stessa. Una persona che finge sul palcoscenico ma che è profondamente vera nella vita reale.