Tutti conosciamo chi è Banksy, o meglio tutti conosciamo cosa fa. Ma nessuno di noi conosce la sua identità, sebbene ci siano moltissime teorie su chi sia davvero il writer più famoso al mondo. Non ci addentreremo in nessuna di esse, ma faremo un viaggio alla scoperta delle curiosità più interessanti sul maggior esponente della street art.
Gli esordi lo vedono a Bristol, nel 1974, dove inizia a sviluppare il suo stile artistico all’interno di una gang: la DryBreadZCrew. Da allora la sua vera identità non è ancora stata resa nota. Infatti, lui stesso dichiara. “Non so perché le persone siano così entusiaste di rendere pubblici i dettagli della loro vita privata, dimenticano che l’invisibilità è un super potere”.
Pest Control
Proprio per questo, dal 2009, la società Pest Control, Parent/legal guardian for the atist Banksy, fondata dallo stesso artista, è diventata l’organo ufficiale per l’autenticazione e l’attribuzione delle sue opere. Sul loro sito si legge. “Siamo l’ufficio che gestisce le pratiche burocratiche per l’artista di graffiti Banksy. Teniamo registri dettagliati di tutte le opere d’arte, rispondiamo alle richieste e intercettiamo le mail di odio. Siamo l’unico punto di contatto per l’artista“.
Opere distrutte
Nel 2018, durante un’asta da Sotheby’s e appena battuta per la somma di 1.042.000 sterline, Banksy distrugge una delle sue opere più famose: Girl whit balloon. Un gesto eclatante di protesta contro la commercializzazione delle opere d’arte di strada. Inoltre dopo il processo “trita documenti”, subito dall’opera andata in mille triscioline, la stessa rimane comunque in cornice. Cambia però il nome in Love is in the bin, l’amore è nel cestino.
L’autodistruzione, infatti, è risultata incompleta per un inceppamento del meccanismo. Viene poi rivenduta tre anni dopo, dopo due anni di esposizione in una galleria di Stoccarda, per 18.5 milioni di sterline. A un collezionista privato.


Le banconote false di Lady D
Durante il Carnevale di Nottingh Hill, nel 2004, Banksy distribuisce delle banconote false da 10 sterline, con impresso il volto di Lady D al posto di quello della Regina Elisabetta. Inoltre timbra le stesse con la scritta: Banksy d’Inghilterra e il motto: “I promise to pay the bearer on demand the ultimate price”, prometto di pagare al portatore su richiesta il prezzo finale.
Queste banconote sono attualmente vendute all’asta per migliaia di dollari. Una di queste figura nella collezione del British Museum.


Dagli Oscar ai Simpon
Banksy si candida, nel 2010, agli Oscar per il suo documentario Exit trough the gift shop, uscita dal negozio di articoli da regalo. Nel documentario, basato parzialmente sulla sua vita e le sue opere, e diretto da Banksy con l’aiuto di Shepard Fairey, il writer viene sempre mostrato con il volto oscurato.
Ma questa non è l’unica produzione cinematografica di Banksy. Infatti realizza anche un’intro per il celebre cartone animato dissacrante dei Simpson. Una sequenza oscura ed estesa che raffigura lavoratori asiatici all’opera sull’animazione e il merchandising dei Simpson. In pratica una reazione ai rapporti secondo cui lo spettacolo esternalizza gran parte della sua animazione a una società in Corea del Sud.


Dismaland
Dismaland, un grande parco divertimenti, è una tra le sue realizzazioni più anticonformiste. Un “parco divertimenti anti-Disneyland” che lo stesso Banksy definì “non adatto ai bambini“. Infatti la stessa parola Dismaland risulta composta dai termini dismal “tetro, lugubre” e land ,”terra”.
In pratica il parco a tema non è altro che un’installazione artistica temporanea, organizzata da Banksy con artisti di tutto il mondo e durata trentasei giorni. Dal 21 agosto al 27 settembre 2015 presso il Tropicana, un lido marittimo in disuso nel Somerset, in Inghilterra. Banksy, oltre a finanziare la costruzione della mostra, vi contribuisce con la creazione di dieci nuove opere. Ammessi 4.000 visitatori al giorno.


Walled off Hotel
A due anni da Dismaland Banksy realizza il Walled off Hotel. Un hotel in Palestina considerato l’albergo con la vista peggiore al mondo. Costruito a Betlemme, proprio di fronte alla cortina di cemento che dal 2002 divide Israele dai territori palestinesi, è una denuncia contro l’occupazione israeliana. Espressione della solidarità dell’artista nei confronti del popolo palestinese.


“I più grandi crimini nel mondo non sono commessi da persone che infrangono le regole. Sono le persone che seguono gli ordini, che sganciano bombe e massacrano villaggi“. Banksy