Brunacci: “Vesto le canzoni come un cartone”

«Scrivere per me è un tentativo di risolvere i problemi o almeno di sfogarli». Il diciannovenne aretino Paolo Brunacci, in arte semplicemente Brunacci, l’ha fatto nel suo ultimo singolo “Quel che è”, uscito lo scorso 18 giugno. 

L’intervista

È partito da un momento di confusione e ha cercato di riordinare i pensieri. «Penso troppo, non è sempre un bene», dice Brunacci. La canzone di ispira a una poesia che ha in cucina, del poeta tedesco Erich Fried. Un giorno Paolo l’ha guardata e ha capito. «Le emozioni ci sovrastano – spiega –. Bisogna dar loro ascolto ma andare anche oltre per capire che non costituiscono un metro di giudizio. Sono un modo per metterci alla prova ma non devono diventare uno strumento di giudizio di ciò che proviamo. Non dobbiamo farci sopraffare dai pensieri, un po’ come nel cartone animato “Inside out” o come accade con il motto “silenzio bruno” nel recente film Disney “Luca”».

Brunacci parla di cartoni, nella vita e nelle canzoni. A marzo 2021 è uscito il suo brano “Film d’animazione” e non è un caso. «Per me i cartoni sono importanti – spiega Paolo –. Li invidio anche un po’: vorrei che la mia vita fosse come un cartone che inizia bene, è confusionario nel mezzo e poi finisce di nuovo bene. E poi mettono leggerezza»

La leggerezza dell’essere

Brunacci prova a riprodurre nei suoi brani quella stessa spensieratezza dei film animati. Crea un vestito musicale spensierato e lo riempie di significato profondo. «Non pretendo che tutti vogliano capire – dice Brunacci – e nemmeno che percepiscano qualcosa. Possono ascoltare le mie canzoni per andare al mare o per riflettere. L’importante è che la riflessione sia sentita»

Un approccio fondamentale, soprattutto per l’ultimo periodo vissuto tra restrizioni e desiderio di libertà. Brunacci ha iniziato a scrivere canzoni in prima liceo ma è col lockdown che ha davvero messo già i pensieri in maniera più concreta. «In questo periodo della mia vita – spiega – ho quasi 20 anni ed è tutto un po’ complicato. Si è piccoli, grandi e medi allo stesso tempo. Non si sa come approcciarsi alla vita. Poi c’è stato anche un anno e mezzo di chiusura totale: quando esco mi ricordano sono un ragazzo, ma per mesi non sono potuto uscire. È pazzesco»

Brunacci in foto in primo piano, ha metà faccia colorata di viola, blu, giallo

Quel che è

Il brano è davvero bello. Brunacci ha inserito qua e là delle genialità che musicalmente sorprendono piacevolmente le orecchie.

Il testo è un pugno nello stomaco, se si pensa la giovane età dell’autore. “Quel che è” ha tutte le carte per essere un brano trampolino di lancio per un ragazzo che dimostra una maturità artistica straordinaria.

Pensate stia esagerando? Ascoltate il brano e poi mi direte.

Giulia Di Leo
Giulia Di Leo
Laureata in Lettere moderne, ha frequentato la scuola di giornalismo all’Università Cattolica di Milano e oggi scrive per La Stampa e Zetatielle. Dice di sé: “ Sono una ragazza di provincia nata col sogno di scrivere, amo la mia città, Casale Monferrato, che mi ha insegnato a vivere di semplicità e bellezza, portandomi, poi, ad apprezzare la metropoli milanese che nella maturità mi ha conquistata. Non riesco a vivere senza musica: nata nel ’95, ho vissuto di riflesso gli anni delle musicassette degli 883. Mi nutro di cantautorato, pop, indie e trap per aprirmi al vecchio e al nuovo. Senza mai averne capito il perché, il giornalismo è sempre stato il sogno della vita, amo scrivere e la mia attitudine è raccontare e raccontarmi, con stile razionale e schietto. Il mio più grande desiderio è fare della mia passione un lavoro, avvicinandomi a tutti i mondi che fanno parte di me”.