Deforestazione e allevamenti: quale collegamento?

I nuovi dati pubblicati dall’Istituto Nazionale di Ricerca Spaziale brasiliano (INPE) rivelano un drammatico aumento della deforestazione e dei focolai di incendio nella foresta amazzonica brasiliana. A luglio sono stati registrati 666 km² di deforestazione (una superficie pari a quasi sette volte l’estensione della città di Milano), con un incremento del 33,2% rispetto a luglio 2023. Inoltre, è stato rilevato il numero più alto di focolai di incendio per il mese di luglio dal 2005, anno in cui la regione subì incendi record. Rispetto a luglio 2023, i focolai sono aumentati del 98%.

«Questi dati sono un campanello d’allarme perché l’Amazzonia è nella sua stagione secca e si prevede un altro periodo di siccità estrema, simile a quello dello scorso anno. Non è il momento di allentare gli sforzi: il governo brasiliano, a livello federale e statale, deve intensificare le azioni per prevenire gli incendi, ridurre la deforestazione e lavorare per aumentare la severità delle pene per i criminali ambientali», dichiara Martina Borghi, campaigner Foreste di Greenpeace Italia.

Sulla buona strada, ma non basta

L’allarme per l’aumento della deforestazione in Amazzonia è emerso nell’ambito di un’analisi del governo brasiliano che riporta anche segnali positivi. Nel periodo tra agosto 2023 e luglio 2024 la deforestazione è infatti diminuita complessivamente del 45,7%. Tuttavia, l’inversione di tendenza evidenziata  nel luglio di quest’anno ricorda che il Brasile è ancora lontano dall’obiettivo di zero deforestazione, che deve essere raggiunto ben prima del 2030. L’Amazzonia è infatti ormai vicina al suo punto di non ritorno climatico, oltre il quale buona parte dell’ecosistema collasserebbe, mettendo in pericolo il ruolo di questa foresta come deposito di CO2 e rendendo gli effetti della crisi climatica ancora più devastanti.

Tra il 29 luglio e il 2 agosto, Greenpeace Brasile ha condotto diversi voli di monitoraggio per documentare gli incendi negli stati brasiliani di Amazonas e Rondônia. L’analisi delle immagini ha svelato che alcune proprietà rurali, finanziate dal sistema di Credito Rurale brasiliano, erano in fiamme o avevano recentemente subito incendi. Già ad aprile, Greenpeace Brasile aveva pubblicato un rapporto in cui denunciava le carenze del sistema di Credito Rurale, chiedendo al settore finanziario azioni concrete. Il rapporto evidenziava infatti dodici casi che dimostrano l’assenza di criteri per prevenire il finanziamento di pratiche illegali legate all’uso del fuoco.

«I nostri monitoraggi mostrano chiaramente come il sistema finanziario brasiliano sia complice della distruzione dell’Amazzonia e del peggioramento della crisi climatica. Le immagini che abbiamo raccolto mettono in evidenza l’urgenza di una regolamentazione molto più severa, con criteri rigorosi per impedire che i finanziamenti finiscano nelle mani di agricoltori e aziende che alimentano la deforestazione e gli incendi illegali. Chi finanzia i distruttori delle foreste non può più nascondersi: è parte integrante del problema», conclude Borghi.

Cosa lega allevamento e deforestazione?

Le pratiche scellerate dell’allevamento industriale su larga scala, sono state la causa principale della devastazione ambientale in Brasile, della deforestazione illegale, degli incendi in Amazzonia e nelle zone paludose del Pantanal, così come dei maltrattamenti sistematici sugli animali. Questa era la realtà brasiliana fino a un paio di anni fa.

Una pratica che è fortemente diminuita con il cabio di Governo, ma che ha ancora tanti seguaci.

La deforestazione passa per gli incendi selvaggi, di origine dolosa, quasi sempre appiccati dagli stessi proprietari terrieri che, in questo modo, possono liberare ettari di terreno, in parte da dedicare all’agricoltura intensiva destinata all’alimentazione dei bovini (il Brasile è il principale produttore di soia al mondo), e in parte all’allevamento degli animali.

Piccola nota a latere: L’Italia è il primo Paese importatore di carne, proveninete dal Brasile.

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Foto copertina da Pixabay

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”