Emergenza fame a Gaza: rischio carestia. Le risoluzioni FAO

Le ostilità, tra cui bombardamenti, operazioni terrestri e l’assedio dell’intera popolazione, hanno causato livelli catastrofici di insicurezza alimentare acuta in tutta la Striscia di Gaza, generando un’impressionante emergenza fame. Circa l’85% della popolazione (1,9 milioni di persone) è sfollata, con molte persone che si sono trasferite più volte, attualmente concentrate in un’area geografica sempre più piccola.

Nessun rancore, nessun contrasto e nessuna guerra giustifica una tale situazione tra i civili, meno che mai oggi, con il bagaglio di esperienza che l’essere umano ha nella sua storia. Non importa di che popolo, etnia o contesto sociale si stia parlando. Proprio perchè la Shoah è ancora oggi un a cicatrice mai riemarginata, ciò che sta succedendo a Gaza è umanamente inaccettabile.

L’emergenza fame è reale ed esiste un rischio di carestia e questo rischio aumenta ogni giorno che la situazione attuale di intense ostilità e di accesso umanitario limitato persiste o peggiora. L’intensificarsi delle ostilità, la riduzione ulteriore dell’accesso al cibo, ai servizi di base e all’assistenza vitale, e la concentrazione estrema o l’isolamento delle persone in rifugi inadeguati o aree senza servizi di base sono fattori principali che contribuiscono ad aumentare questo rischio.

Emergenza fame: gli aiuti umanitari

L’assistenza umanitaria alimentare, che sosteneva oltre due terzi della popolazione prima dell’escalation delle ostilità, è ora estremamente inadeguata per coprire le crescenti e immediate esigenze di vita della popolazione. Le quantità di merci, compreso il cibo, consentite di entrare nella Striscia di Gaza sono largamente insufficienti e nella maggior parte dei giorni, queste raggiungono solo una parte della popolazione del governatorato di Rafah.

Nei governatorati settentrionali, così come a Deir al-Balah e in alcune parti di Khan Younis, i combattimenti attivi o l’assedio parziale impediscono a porzioni significative della popolazione di accedere all’assistenza umanitaria e ai servizi di base (cibo, acqua, servizi igienici, assistenza sanitaria).

I corridoi umanitari non sono sicuri, gli aiuti essenziali arrivano con paracaduti sulla costa e le persone corrono verso quei pacchi di cartone con la disperazione negli occhi.

Emergenza fame Gaza - un bambino è seduto con una tuta blu, sul cumulo di macerie di una casa distrutta dai bombardamenti a Gaza
Foto di Hosnysalah – https://pixabay.com/it/users/hosnysalah-10285169/

E’ indispensabile che il mondo intero si renda conto di quale gravità abbia assunto il conflitto sulla striscia di Gaza per la popolazione civile e quali siano i livelli di emergenza fame. Chi è sopravvissuto agli attacchi non ha nulla.

Tra il 24 novembre e il 7 dicembre, oltre il 90% della popolazione nella Striscia di Gaza (circa 2,08 milioni di persone) è stato stimato ad affrontare livelli elevati di insicurezza alimentare acuta, classificati nella Fase 3 o superiore del IPC (Crisi o peggio). Tra questi, oltre il 40% della popolazione (939.000 persone) si trovava in Emergenza Fame (Fase 4 del IPC) e oltre il 15% (378.000 persone) si trovava in Catastrofe (Fase 5 del IPC).

Il rapporto FAO parla chiaro e, proprio per chiarezza, è importante capire le varie tipologie di gravità di IPC (Integrated Food Security Phase Classification), cioè della classificazione in merito alla sicurezza cibo.

Il Sistema Integrato di Classificazione delle Fasi della Sicurezza Alimentare (IPC) è un’iniziativa multipartenariato che fornisce un’analisi rigorosa, basata su evidenze e consenso, delle situazioni di insicurezza alimentare e malnutrizione acuta, e suddivide in cinque fasi la gravità delle necessità alimentari.

IPC FASE 1 (NESSUNO/MINIMALE). Le famiglie sono in grado di soddisfare i bisogni alimentari e non alimentari essenziali senza ricorrere a strategie atipiche e non sostenibili per accedere a cibo e reddito.

La seconda è IPC FASE 2 (SOTTO STRESS). Le famiglie hanno un consumo alimentare minimamente adeguato ma non sono in grado di sostenere alcune spese non alimentari essenziali senza ricorrere a strategie di coping sotto stress.

Poi c’è la terza classificazione che determina la CRISI: IPC FASE 3. Le famiglie presentano lacune nel consumo alimentare che si riflettono in una malnutrizione acuta alta o superiore alla consueta, oppure riescono marginalmente a soddisfare i bisogni alimentari minimi solo esaurendo asset di sussistenza essenziali o attraverso strategie di coping in situazioni di crisi.

IPC FASE 4 (EMERGENZA). Le famiglie presentano ampie lacune nel consumo alimentare che si riflettono in una malnutrizione molto elevata e un’eccessiva mortalità, oppure sono in grado di mitigare ampie lacune nel consumo alimentare solo mediante l’impiego di strategie di sussistenza di emergenza e liquidazione di asset.

E arriviamo all’ultima, IPC FASE 5 (CATASTROFE/CARESTIA). Le famiglie presentano una grave mancanza di cibo e/o altri bisogni di base dopo aver impiegato appieno le strategie di coping. Fame, morte, indigenza e livelli estremamente critici di malnutrizione sono evidenti. Per la classificazione della carestia, l’area deve avere livelli estremamente critici di malnutrizione acuta e mortalità.

La situazione a Gaza

Tra l’8 dicembre e il 7 febbraio, l’intera popolazione nella Striscia di Gaza (circa 2,2 milioni di persone) è classificata nella Fase 3 o superiore del IPC (Crisi o peggio). Questo è la più alta percentuale di persone che affrontano livelli elevati di insicurezza alimentare acuta mai classificate dall’iniziativa IPC per un’area o un paese specifico. Tra questi, circa il 50% della popolazione (1,17 milioni di persone) è in Emergenza (Fase 4 del IPC) e almeno una famiglia su quattro (più di mezzo milione di persone) sta affrontando condizioni catastrofiche (Fase 5 del IPC, Catastrofe).

Queste condizioni sono caratterizzate da famiglie che sperimentano una grave mancanza di cibo, fame e l’esaurimento delle capacità di coping. Anche se i livelli di malnutrizione acuta e la mortalità non legata ai traumi potrebbero non aver ancora superato le soglie della carestia, questi sono tipicamente gli esiti di lacune prolungate ed estreme nel consumo alimentare. La maggiore vulnerabilità nutrizionale dei bambini, delle donne in gravidanza e in allattamento e degli anziani è una fonte particolare di preoccupazione.

I dati più recenti mostrano che praticamente tutte le famiglie saltano i pasti ogni giorno. In quattro famiglie su cinque nei governatorati settentrionali e in metà delle famiglie sfollate nei governatorati meridionali, le persone passano intere giornate e notti senza mangiare. Molti adulti vanno affamati affinché possano mangiare i bambini.

Le ostilità sono il principale motore dei livelli estremamente elevati di insicurezza alimentare acuta nella Striscia di Gaza e comportano bombardamenti diffusi, intensi e prolungati dall’aria, dalla terra e dal mare, operazioni terrestri in corso e scontri, e l’assedio della popolazione. Sono stati segnalati oltre 19.000 morti e 52.000 feriti.

L’accesso umanitario è significativamente limitato e distribuito in modo disuguale. Poche spedizioni hanno raggiunto i governatorati settentrionali dal 28 novembre 2023.

Il Comitato di Revisione della Carestia ritiene che il rischio di carestia aumenterà per ogni giorno in cui persistono il conflitto attuale e l’assistenza umanitaria limitata.

L’unico modo per eliminare il rischio di carestia è fermare il deterioramento della salute, della nutrizione, della sicurezza alimentare e della mortalità attraverso il ripristino dei servizi sanitari e di WASH e la fornitura di cibo sicuro, nutriente e sufficiente a tutta la popolazione.

Gaza, delle persone stanno in coda per prendere del cibo, in primo piano un enorme pentolone con del cibo fumante
Foto di Yousef_Masoud – https://pixabay.com/it/photos/credenza-beneficenza-fede-cibo-6202974/
La cessazione delle ostilità e il ripristino dello spazio umanitario sono passaggi essenziali per eliminare qualsiasi rischio di carestia.

Le attuali restrizioni all’importazione e l’impossibilità per il settore privato di riprendere le attività commerciali contribuiscono anche alla grave situazione di insicurezza alimentare nella Striscia di Gaza. Date l’elevata urbanizzazione e le restrizioni di movimento, è probabile che l’esaurimento delle scorte di cibo possa causare un improvviso deterioramento a causa della mancanza di fonti alternative di cibo.

L’escalation delle ostilità ha causato danni diffusi alla produzione alimentare, inclusi terreni agricoli e infrastrutture, come serre, panifici e magazzini. Altri asset e infrastrutture (strutture sanitarie, impianti di trattamento delle acque, impianti di acqua potabile) sono stati danneggiati o distrutti.

Le ostilità hanno provocato lo spostamento di quasi 2 milioni di persone, il danneggiamento o la distruzione di almeno un terzo di tutti gli edifici, il collasso dei servizi di base inclusa l’assistenza sanitaria, l’indisponibilità di acqua potabile, insieme al crollo economico e alla perdita di produzione agricola, zootecnica e ittica. Le restrizioni in corso sul traffico commerciale stanno aggravando la grave situazione causata dalle ostilità e contribuiscono significativamente alla scarsità di cibo, anche in assenza di ostilità attive,mettendo, di fatto, un intero popolo in emergenza fame.

Le azioni raccomandate includono il ripristino dell’accesso umanitario sicuro e sostenuto, la fornitura immediata di assistenza umanitaria multi-settoriale all’intera popolazione nella Striscia di Gaza, inclusa la riparazione dei servizi di base. È richiesta la cessazione delle ostilità per mettere in atto queste azioni.

Gli Interventi e i Piani Immediati della FAO

Nel quadro dell’Appello Flash Umanitario, la FAO mira a riattivare la produzione di alimenti altamente nutritivi e deperibili che non possono essere importati come aiuti alimentari, tra cui latte fresco, carne e verdure. A tale scopo, la FAO assisterà 70.660 individui.
Nella Striscia di Gaza, la FAO si propone di attivare i seguenti interventi per contrastare il rischio di carestia e l’emergenza fame.

Salvataggio del bestiame e prevenzione delle malattie. Consegna di forniture critiche a circa 7.100 famiglie che possiedono bestiame nella Striscia di Gaza, compresi mangimi per animali, rifugi e input sanitari, per un valore di 4,7 milioni di dollari.

Ripristino del bestiame perso. Ricostruzione del bestiame per circa 3.000 famiglie nella Striscia di Gaza, con un budget di 5,3 milioni di dollari.

Assistenza urgente alle famiglie agricole. Fornitura di assistenza urgente a circa 3.000 famiglie agricole nella Striscia di Gaza, con un budget di 5 milioni di dollari.

Protezione della resilienza degli agricoltori e dei detentori di bestiame nella Cisgiordania. Consegna di aiuti di emergenza per 5 milioni di dollari per proteggere la resilienza degli agricoltori vulnerabili e dei detentori di bestiame colpiti dall’aumento della violenza e dalle restrizioni di movimento.

Sicurezza del cibo per i bambini. Utilizzo di 1500 tonnellate di orzo in attesa dal 20 dicembre per entrare nella Striscia di Gaza per produrre abbastanza latte da garantire, per 50 giorni, il 20% dell’apporto calorico minimo per i 679.000 bambini sotto i 10 anni.

Assicurazione di accesso non ostacolato all’aiuto umanitario. Richiesta di accesso non ostacolato alle importazioni umanitarie della FAO e necessità di riprendere le importazioni private, la produzione locale e il commercio per garantire l’efficacia totale degli aiuti umanitari.

Queste misure sono parte degli sforzi della FAO per affrontare le emergenze alimentari e agricole nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania.

La FAO ha garantito 7,1 milioni di dollari dall’Italia, dalla Norvegia e dal Belgio e ha ricevuto promesse per ulteriori 4,3 milioni di dollari. 1500 tonnellate di orzo in attesa dal 20 dicembre per entrare nella Striscia di Gaza consentirebbero la produzione di abbastanza latte per garantire, per 50 giorni, il 20% dell’apporto calorico minimo per i 679.000 bambini sotto i 10 anni.ì

La consegna dell’aiuto umanitario della FAO richiede un accesso non ostacolato alle sue importazioni umanitarie e può essere pienamente efficace con la ripresa delle importazioni private, della produzione locale e del commercio.

Le foto utilizzate in questo articolo sono di Hosnysalah e Yousef_Masoud

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”