Follower finti e guadagni facili: l’Antitrust sanziona pesantemente gli influencer Big Luca, alias Luca De Stefani, e Michele Leka, e alza il livello di controllo sul marketing online
Il sogno di fare soldi dal divano, con un laptop e un po’ di carisma social, ha sedotto migliaia di utenti che, sui social, sui consigli di una schiera di influencer, si sono convinti che bastasse un filtro instagrammabile e due frasi motivazionali per trasformarsi in imprenditori digitali. Ma quando il confine tra ispirazione e pubblicità si fa troppo sottile, o viene proprio ignorato, arriva il momento in cui anche le autorità si stancano di guardare. Così l’Antitrust è intervenuta, con nomi e sanzioni alla mano, per rimettere un po’ d’ordine nel mondo dell’influencer marketing. Non è un colpo di spugna, ma un chiaro messaggio: vendere illusioni online ha un costo, e stavolta si paga in euro, non in like.
Big Luca e Leka multati: troppa enfasi, poca chiarezza
Due nomi in particolare finiscono nel mirino dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato: Big Luca, alias Luca De Stefani, e Michele Leka. Il primo ha collezionato una doppia sanzione, ben 60 mila euro, per due pratiche tutt’altro che trasparenti. Da un lato, ha promosso guadagni rapidi e garantiti con toni trionfali, appoggiandosi anche a presunti endorsement di marchi e testate. Dall’altro, ha costruito una vetrina social gonfiata ad arte, tra follower non autentici e recensioni da catalogo dei sogni. Tutto questo, senza mai mettere in chiaro che si trattava di pubblicità.
Meno pesante ma comunque significativa la sanzione per Leka, che si ferma a 5.000 euro. Anche lui su TikTok dispensava consigli per far soldi con apparente facilità, dimenticando però un piccolo dettaglio: segnalare che dietro quei video c’era una finalità commerciale. In entrambi i casi, l’Antitrust ha parlato di pratiche scorrette. E le multe sono lì a ricordarlo.
Quattro “salvati” con riserva: l’Antitrust accetta gli impegni
Diversa la sorte per altri quattro influencer coinvolti nelle stesse istruttorie: Luca Marani, Alessandro Berton, Hamza Mourai e Davide Caiazzo. Nessuna multa per loro, ma non certo perché ne sono usciti immacolati. L’Autorità ha chiuso i procedimenti accettando una serie di impegni correttivi, a partire dalla rimozione di espressioni troppo entusiastiche sul “guadagno sicuro”. Via anche i follower finti e fasulli, dentro i disclaimer pubblicitari, e promessa di un monitoraggio costante dei propri canali.
Insomma, una sorta di patteggiamento trasparente: niente sanzioni, ma solo se si mantiene l’impegno di cambiare rotta sul serio. E l’Antitrust terrà d’occhio che gli impegni presi non restino parole al vento.
Influencer marketing sotto osservazione
Quello che emerge non è un caso isolato, ma l’ennesimo capitolo di un lavoro a lungo termine. Già a inizio anno l’Antitrust era intervenuta, con toni più soft, usando la moral suasion, nei confronti di altri quattro nomi noti del web. E il trend sembra chiaro: basta contenuti travestiti da ispirazione personale, quando in realtà sono spot pubblicitari a tutti gli effetti. Basta con i follower finti comprati con le app. Basta con le promesse di guadagni facili.
Il messaggio è semplice: trasparenza e correttezza non sono optional, nemmeno per chi comunica con stories e reel. E se l’influencer economy vuole diventare grande, dovrà cominciare a comportarsi di conseguenza.
immagine di copertina generata con IA BING
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