Gerardina Trovato si racconta: la mia vita, la mia storia

Con milioni di dischi venduti, tra cui il celebre duetto “Vivere” con Andrea Bocelli, Gerardina Trovato è una delle voci più autentiche e belle della musica italiana. Autrice di brani iconici come “Gechi e Vampiri”, torna a emozionare con il nuovo singolo “Crederei”.

gerardina trovato
Gerardina Trovato

Non ho raggiunto il successo che immaginavo da ragazzo, lo ammetto.

La vita è un regista bizzarro che ha la capacità di riscrivere la storia che avevi pensato per la tua vita, a suo piacimento. A volte con gentilezza, altre meno. Sicuramente senza tenere conto delle tue aspettative.

Ma questo mestiere – quello romantico dell’autore di canzoni – mi ha regalato comunque un sogno (Jovanotti dixit). Quello di poter conoscere, frequentare, avere l’amicizia, di miti della musica che ho sempre ammirato sin da bambino. E questo è un dono di cui non dimentico l’importanza.

Quando sei al cospetto di figure leggendarie, è naturale la sensazione di sentirsi piccoli. Ma la mia esperienza personale mi ha insegnato che i veri maestri non guardano dall’alto: sanno riconoscere chi porta dentro una fiamma autentica. La stessa luce che li ha guidati all’inizio del loro cammino.

Chiunque tu sia – dal punto di vista del successo, dei risultati, della bravura – per quanto piccola sia, quella scintilla, la vedono. E la rispettano.

L’essenza della storia che vogliamo raccontare oggi è proprio quella scintilla che abita il cuore degli artisti.  Che non si spegne mai.

Geradina Trovato

Quando ho conosciuto Gerardina Trovato, molti anni fa, io quella scintilla l’ho percepita. Come una supernova.

In questa donna minuta, dallo sguardo malinconico e il sorriso gentile, vive una forza che smentisce ogni apparenza. La sua storia è un romanzo, la sua fragilità solo il velo di un destino vissuto. E quando imbraccia la chitarra e inizia a cantare, quella forza diventa una marea. Che ti raggiunge, scuote, incanta. Lascia senza difese.

Un timbro vocale profondo e ruvido, attraversato da sfumature soul e colori mediterranei. Un’intonazione perfetta, spontanea, mai artefatta. Nella sua voce c’è un’energia atavica, dionisiaca, che arriva dritta alla pancia, a piedi scalzi. Ma anche un dolore che scivola sottopelle. Una rara alchimia di luce e ombra, che la rendono unica.

Una carriera sfolgorante

Caterina Caselli, nel 1993, sa di avere un diamante tra le mani, e raccoglie i frutti dell’intuizione di acquisirla alla Sugar.

L’album d’esordio “Gerardina Trovato” – trascinato dal secondo posto a Sanremo con il brano che la fa conoscere al grande pubblico, “Ma non ho più la mia città” – si impone come uno dei maggiori successi dell’anno, con oltre duecentomila copie vendute. Il secondo singolo, “Sognare sognare,” esplode nell’estate, diventando un vero e proprio inno della stagione, consacrato dalla finale del Festivalbar.

Gerardina calca per la prima volta i grandi stadi come ospite della tournée di Zucchero. È un debutto, ma la sua voce profonda, la forza viscerale dei testi, il modo fisico e autentico di stare sul palco travolgono il pubblico.

Nel febbraio 1994 esce “Non è un film”, il suo secondo album, prodotto da Celso Valli, il top degli arrangiatori italiani. Gerardina torna a raccontare la vita con la sua solita intensità, e con il brano omonimo si presenta tra i Big al Festival di Sanremo, conquistando il quarto posto. Il disco diventa presto un classico: disco di platino in poche settimane, resta nei Top 100 per tutta la primavera e l’estate.

Si conferma una delle cantanti più amate in Italia

Tra concerti e apparizioni televisive, la sua popolarità è in costante ascesa.

Gerardina è in tournée nei teatri con Andrea Bocelli, e poi prosegue l’estate con la sua band, raccogliendo consensi ovunque. Nel 1995 torna in studio, guidata ancora da Mauro Malavasi, per “Ho trovato Gerardina”. Undici nuove canzoni, vissute e scritte in prima persona, dove alla produzione elegante si affianca una grinta ancora più diretta.

Con questo lavoro, entra nei Top 30 in Olanda e Belgio e il primo singolo, “Amori amori”, è un successo radiofonico che porta l’album al disco d’oro. Ma è “Piccoli già grandi”, con il suo ritmo reggae, a conquistare l’estate 1996, culminando nella finale del Festivalbar.

gerardina trovato durante una trasmissione tv
Gerardina Trovato durante una trasmissione tv

Il successo di “Vivere”, con Andrea Bocelli

Canzone dopo canzone, Gerardina consolida il suo ruolo di voce femminile fuori dagli schemi. Capace di cantare rabbia e dolcezza con uno stile inconfondibile.

Con il duetto in “Vivere”, contribuisce all’album “Romanza” di Andrea Bocelli. Che conquista le classifiche europee, colleziona dischi d’oro e platino, vince numerosi premi. Un trionfo che consacra “Romanza” come uno degli album più venduti nella storia della musica classica crossover, con oltre 20 milioni di copie vendute in tutto il mondo.

Nel 2000, Gerardina porta a Sanremo uno dei brani che più la legano per sempre al pubblico: “Gechi e Vampiri”. La canzone riceve il primo posto dalla giuria popolare e la sua seconda raccolta, pubblicata da Sugar, “Gechi Vampiri e altre storie”, che contiene anche il duetto di “E già” con Renato Zero, conquista il disco di platino. Sarà uno dei brani più ascoltati dell’estate e rimarrà per sempre un evergreen nella storia della musica italiana.

Una fiaba con un finale alla Quentin Tarantino

Fino a qui la storia di Gerardina Trovato potrebbe essere davvero una fiaba. Ma a inizio articolo dicevamo che “la vita è un regista bizzarro”.

Dietro l’aria spensierata della canzone, i “Gechi e i Vampiri” di cui Gerardina parla rappresentano in realtà i demoni che ha cominciato ad affrontare in quel periodo. Il suo carattere ribelle, gli errori di valutazione, i cattivi consigli, l’ingenuità – o forse una svolta improvvisa del destino – la spingono a intraprendere una strada che la porterà a interrompere il rapporto con la sua mentore, Caterina Caselli.

La Sugar risponde imprigionandola in un baratro legale degno della mente infernale di un personaggio di Bulgakov. Ha inizio il secondo atto della sua carriera: un periodo oscuro, attraversato da fantasmi personali, lontano dalla musica. Segnato da crolli fisici e da gravi difficoltà economiche.

Un’amara verità

Vi lascio una riflessione sincera, ma amara.

Se in quel momento della sua storia Gerardina Trovato avesse scelto di scomparire dalle scene — come Mina o Lucio Battisti — magari trasferendosi al Polo Nord, o addirittura su Marte, svanendo all’apice della sua carriera, oggi sarebbe celebrata come un’icona internazionale. La sua città natale le avrebbe eretto una statua, concorsi e festival porterebbero il suo nome, e le sue canzoni continuerebbero a risuonare in radio, ripubblicate con cura dalla Sugar.

E invece no. Con ostinazione e cuore, questa donna ha scelto di restare. Di lottare, giorno dopo giorno, per l’unica cosa che sente davvero sua: cantare, scrivere, suonare. Per lei e per chi nella sua musica e ci trova un frammento di sé.

Da quella scelta inizia per lei un cammino in salita. Perché, nel mondo della musica, anche le carriere degli artisti più talentuosi seguono logiche complesse: il talento e il carisma contano, sì, ma non bastano. Sono solo due elementi — pur preziosi — di un ingranaggio ben più ampio. Fatto di investimenti, strategie, e team di professionisti che costruiscono, passo dopo passo, la narrazione pubblica di un personaggio.

Un’anima semplice

Senza alcun aiuto, Gerardina lotta per riconquistare il posto che le spetta nella musica italiana.

Nel frattempo, senza remore, racconta la sua verità: le dinamiche familiari, i rapporti con i colleghi che l’hanno abbandonata, le difficoltà economiche e i problemi di salute che, inevitabilmente, arrivano con il peso di una vita che, dalle vette del successo, l’ha portata a confrontarsi con le sfide più dure. Nel mondo artefatto dello spettacolo, dove quasi tutto è finzione, lei compie il gesto più ingenuo: mette a nudo la propria anima davanti a tutti.

E per anni, invece di rendere omaggio alla sua musica, si parla solo degli aspetti più tristi che la circondano.

Il nuovo singolo, il nuovo progetto musicale

Ma oggi Gerardina Trovato torna con un nuovo progetto, nuove canzoni e un nuovo produttore.

Ancora una volta, il pubblico si dividerà tra chi guarda in superficie e chi sa riconoscere l’anima.

Da una parte ci saranno quelli che, inevitabilmente, si soffermeranno sui dettagli più superficiali. Notando come la sua energia e il suo aspetto siano cambiati rispetto ai suoi anni di gloria. E, come sempre accaduto, sembrerà che il tempo e le prove della vita abbiano colpito solo lei. Mentre chi osserva non si è mai preso la briga di guardarsi allo specchio, dimenticando il proprio percorso e i propri errori.

Dall’altra parte, ci sarà chi ascolterà le sue nuove canzoni cercando tra le righe il riflesso della sua storia. Chi le concederà ancora una volta la possibilità di mettersi in gioco. Consapevole di trovarsi di fronte a una delle voci più autentiche, originali e indimenticabili della musica italiana.

E voi, da che parte starete?

Se avete voglia di conoscere alcune verità, ripercorrere la sua carriera e riflettere con noi sulla sua storia particolare, su Masterclass, la rubrica di Zetatielle Magazine dedicata alle eccellenze della musica italiana, abbiamo il piacere di intervistare Gerardina Trovato

gearadina trovato in primo piano
Gerardina Trovato

Masterclass: l’intervista

Conosco Gerardina da molti anni. Abbiamo avuto il privilegio di collaborare, di scrivere insieme, di condividere lunghe ore in piacevoli serate o davanti a un pianoforte. Tra discorsi tecnici, aneddoti e pagine di storia della musica italiana. Con lei e con il suo manager, Alessandro Casadei, una persona colta, di rara sensibilità e intelligenza.

Sorrido quando, con la sua solita schiettezza, mi chiede di realizzare questa intervista al telefono, non di persona né in videochiamata. ‘Perché non sono bella, e tanto non ti perdi niente’, dice. Gerardina dimentica che, per chi la conosce davvero, la sua bellezza è tutta nel suo sorriso accennato e spiazzante, nella verità che mette nelle canzoni, nella sincerità disarmante con cui si racconta.

La accontento, certo. Così come rispetto l’altra sua richiesta: quella di non alterare nulla del suo pensiero, di lasciare intatte le sue parole. Così, mentre la ascolto, trascrivo in silenzio, cercando di non commentare le scelte tecniche, autoriali o promozionali dei suoi brani ascoltati in anteprima. Perché in ogni frase c’è la sua verità. L’unica che conta davvero.

«Grazie, anche io sono felice di tornare

Gerardina Trovato adolescente: cosa ascoltavi prima di diventare famosa?

«Elton John è stato uno dei miei punti di riferimento fin da quando ero piccola. Ricordo che uno dei miei sogni più grandi era di essere sul palco con lui durante il suo concerto “Live in Australia”. Suonavo le sue canzoni, chiusa nella mia stanza, con la chitarra

Come sei passata dai sogni a diventare una cantante famosa?

«Devo tanto a Piero Vivarelli, un amico giornalista che mi presentò a Caterina Caselli. Lei credette subito in me, e mi affidò a Mauro Malavasi, che era un grande musicista con una importante carriera alle spalle. Aveva seguito Dalla, Morandi, Mango, Pavarotti

Iniziasti direttamente dal palco più importante di tutti: Sanremo 1993, con “Ma non ho più la mia città”. Un bellissimo secondo posto, dietro Laura Pausini, per una manciata di voti.

«Sì, è stato un inizio travolgente. Entrai in un vortice: concerti, interviste e collaborazioni. Il tempo sembrava essere accelerato improvvisamente

Ricordo quegli anni. Seguivo la tua musica perché diversa dalle altre. Ho un bel ricordo di una tua partecipazione ad un concerto. Sul palco, solo con la superba chitarra del grandissimo Angelo Anastasio, incantasti migliaia di persone, con la tua energia.

«Sono stati anni importanti. Ho avuto la fortuna di lavorare con musicisti straordinari, come Angelo Anastasio, con cui abbiamo scritto insieme tanti brani. C’era una grande energia, sì, sul palco e fuori

«Ho scritto e interpretato brani che il pubblico ha amato tanto, come “Vivere”, “Piccoli già grandi” o “Non è un film”. Ognuna di queste canzoni ha un posto speciale nel mio cuore, sono scritte bene.

Però, se devo dirne una che mi rappresenta davvero, direi “Gechi e Vampiri”. È una canzone che ha conquistato generazioni diverse, e continua a farlo. Oggi ci sono persone che mi fermano per strada e mi dicono che sono cresciute con quella canzone

un collage di immagini
Gerardina Trovato in un collage di immagini

Cosa rende speciale, per te, questo brano così bello?

«“Gechi e Vampiri” è stata la prima canzone in cui ho davvero cominciato a fare le cose a modo mio, senza compromessi.

È stata scritta in un lampo. Non è facile far capire a chi non conosce il mondo della musica come certe cose possano accadere in modo così immediato. Quando c’è la benedizione della creazione, che arriva da chissà dove, da una energia superiore.

È un pezzo che parla a tutti, è diretto, e credo che quella spontaneità abbia colpito le persone. Quando l’ho scritta, non sapevo che sarebbe diventata una canzone che avrebbe resistito al tempo.

È stato il punto di svolta nel mio rapporto con la Sugar

Un rapporto, quello con Caterina Caselli prima fiabesco e poi problematico.

«Sono sempre stata una persona che non ama seguire le regole imposte. Mi sentivo un po’ stretta nei vincoli del sistema discografico, e col tempo quella pressione è diventata difficile da sostenere. In quegli anni, mi sono trovata a non poter esprimere pienamente me stessa, e a volte non venivo ascoltata

«Sì, è vero. Anche io ho avuto la mia parte di responsabilità. Il mondo del successo è fatto di contratti, scadenze, obblighi e, a volte, ti trovi a dover fare scelte che non combaciano con il tuo modo di essere. E io non sono mai stata una persona che si adattava facilmente

Eri famosa. Come mai non sei passata semplicemente ad un’altra Major, come nella storia di molti artisti?

«Il mio contratto con la Sugar non fu mai davvero interrotto. Mi rimossero dai loro cataloghi, ma legalmente ero ancora una loro artista. Non mi lasciarono mai libera di andare via. Quindi, non lavoravo più per loro, ma non potevo nemmeno pubblicare niente. È stato come restare imprigionata in una specie di limbo, che mi ha bloccata artisticamente

Avete provato a districarvi da questa situazione?

«Abbiamo cercato di proporci ad altre Major, ma nessuna voleva affrontare le complicazioni legali create dalla Sugar. Senza una casa discografica, pubblicare un disco era praticamente impossibile. Così abbiamo dovuto aspettare, cercando una via d’uscita

«Io continuavo a scrivere, a creare. Anche se non stavo più lavorando per la Sugar, mi sono chiusa in studio e ho continuato a scrivere come sempre. È stato un periodo produttivo, ho scritto tantissime canzoni che sentivo davvero mie. Erano brani puri, senza filtri, e soprattutto pensati per il grande pubblico, come “Gechi e Vampiri”. Con quel linguaggio diretto che è stato il mio obiettivo da sempre, e che prima non ero libera di esprimere totalmente

Quando siete riusciti a trovare una soluzione con la Sugar?

«Solo molti anni dopo, il mio manager, Alessandro, ha preso in mano la situazione, riuscendo ad attenuare gli attriti. Ma, purtroppo il tempo era passato, il danno era stato profondo

I tempi veloci del mercato discografico non perdonano lunghe assenze

«Sì, non riuscivo a crederci. Mi sono ritrovata in una condizione di vuoto, senza un posto preciso nel mondo della musica. Tutti mi volevano bene, ma improvvisamente non esistevo più.

Credo che quel periodo sia stato l’inizio di una serie di stati d’animo che poi hanno avuto ripercussioni sulla mia salute. Non fu immediato, ma qualcosa dentro di me si era spezzato

gerardina trovato in primo piano
Gerardina Trovato

«Ho preso del tempo per me stessa. Mi sono dedicata alla tranquillità. Ho preso un cucciolo, “West”, un West Highland White Terrier, che mi ha accompagnato in quel periodo difficile. È stato un periodo di pace, in mezzo agli animali, nella tenuta di Alessandro, a Verona, che mi ha dato molto

Quando hai ripreso il tuo progetto musicale?

«Qualche anno dopo. Mi sono trasferita in Sicilia per stare vicino a mia madre, che era malata. Nel frattempo, ho ripreso a lavorare sulla mia carriera musicale, provando a rimettere insieme i pezzi e a riproporre le mie canzoni.

Da vicino Catania, dove abitavo, è iniziato il pellegrinaggio verso le major di Milano e Roma. Ma mi sono scontrata con i tempi che stavano cambiando

Perché?

«Mi proponevano tutti di pubblicare un singolo, accompagnato da un video, ma senza dare spazio agli altri brani dell’album. “Poi si vedrà!”, dicevano. Non ascoltavano nemmeno tutti i brani con attenzione. Erano più interessati a parlare di numeri, di download e di vendite. La musica e il messaggio che volevo trasmettere non sembravano essere la priorità

Cosa è rimasto di quei brani?

«Molti sono rimasti nel cassetto. Altri potrebbero far parte dei miei prossimi progetti. Perché le canzoni davvero belle non invecchiano mai.

Alcune nel tempo abbiamo tentato di pubblicarle. Mi sono fatta trascinare dalla voglia di ritornare, un atteggiamento sciocco ma plausibile. Ma questi tentativi si sono persi in progetti inconclusivi, non hanno avuto il supporto tecnico che meritavano

Parli di orchestrazione?

«Anche. Le canzoni, come le persone, hanno ciascuna il proprio modo di esprimersi, un ‘vestito’ che le valorizza. Le considero un po’ come figli, e per loro ho sempre desiderato il meglio. Purtroppo, non sempre è stato possibile, soprattutto quando non c’erano investimenti significativi a supportarle

«Non rabbia, ma delusione. Sono stata giudicata per la mia voglia di rimanere fedele a me stessa e alla mia musica, senza seguire le regole. Tante volte mi hanno etichettata come presuntuosa, ma la verità è che ho solo e sempre cercato di difendere la mia arte e il mio modo di essere

I tentativi di riprendere il posto che ti spetta nella musica italiana però ci sono stati.

«Sì, ma erano più legati al gossip sulla mia vita privata che a nuovi progetti musicali concreti. Le offerte che sono emerse si sono rivelate più promesse che realtà effettive. Programmi televisivi, dimostrazioni d’affetto, ma poco sul piano discografico

La tua vita privata. Più volte si è parlato di te, negli anni, adducendo alla tua salute.

«Sì, ho combattuto contro i miei demoni. Come tutti. Sono stata curata con medicine sbagliate che mi hanno lasciata paralizzata per un periodo. Mi hanno etichettata con ogni malattia possibile. La verità è che questi problemi sono stati spesso utilizzati per fare gossip.

Non ho mai nascosto i miei problemi finanziari e il mio stato di salute precario. Per un periodo sono stata aiutata dalla Caritas, dove ho conosciuto tante persone fragili, come me. È la vita, può capitare a tutti un periodo di difficoltà.

Ma se fai parte, o hai fatto parte, del mondo dello spettacolo, il giudizio diventa automatico, un gioco crudele. Ed è più facile giudicare che aiutarti, farti diventare un fenomeno da baraccone.

Solo negli ultimi tempi le cose sono davvero cambiate. Ho ricevuto dimostrazioni d’affetto sincere da Caterina Balivo, Barbara D’Urso, Enrico Ruggeri

enrico ruggeri insieme a gerardina
Enrico Ruggeri e Gerardina Trovato

«Perché avevo i capelli corti e uno stile più maschile, lontano dagli standard femminili. Non mi è mai interessato compiacere gli altri con un’immagine perfetta. Se ci pensi, o guardi i filmati, anche a Sanremo ero vestita in modo semplice. La musica è ciò che conta per me

Come veste Gerardina nella vita privata?

«Non seguo la moda. Mi sento a mio agio con jeans e t-shirt: sono la mia coperta di Linus, mi proteggono. Ma ho anche un debole per giacche e cappotti eleganti. In televisione, quando mi hanno vestita come una bambolina d’altri tempi, non mi sentivo me stessa. Amo i gioielli, anche se per un periodo non potevo più permettermeli. Preferisco quelli in platino e oro bianco: meno appariscenti, ma più preziosi. Forse perché, per me, conta più il valore che l’apparenza. È anche un po’ la mia filosofia di vita.»

Hai lavorato con artisti famosi. Uno si aspetterebbe una certa solidarietà tra colleghi.

«La realtà è che tutti sono concentrati a difendere le proprie carriere e avvicinarsi ai “perdenti” non è una buona strategia.

Andrea (Bocelli) era solo un ragazzo quando apriva i miei concerti. Quando abbiamo interpretato “Vivere”, io ero già un’artista affermata, mentre lui era solo una nuova proposta di Sanremo. Quel brano è rimasto nella storia, ma, nonostante quel momento speciale, che dovrebbe creare un legame indissolubile, oggi non mi parla più.

Renato Zero, invece, è rimasto sempre lo stesso, da quando abbiamo cantato insieme “E già”. Ci sentiamo ancora e speriamo di vederci presto. Ci sono anche artisti come Nek, che inaspettatamente mi hanno dato il loro affetto. E altri, come Laura Pausini, Gigi D’Alessio o Tiziano Ferro, che sono sempre stati gentili con me

«Sì, abbiamo lasciato alle spalle le vecchie incomprensioni. È stata una delle persone che mi ha aiutato concretamente nei periodi difficili, anche pagandomi i conti e gli affitti. Non posso dimenticarlo

Di sicuro il pubblico ti ha sempre voluto bene.

«È davvero la cosa più straordinaria. Nonostante la mia lontananza dalle scene, il pubblico non ha mai smesso di volermi bene. Ogni giorno, per strada, ai concerti, in televisione, ho la prova di quanto mi sia rimasto affezionato. Mi fa sperare vogliano ancora credere in me, alla mia musica

Dei giovani artisti di oggi cosa pensi?

«Non sento nessuno che mi sorprenda. Mi sembrano tutti simili, legati a mode che passeranno rapidamente

Eppure ci sono cantautori come Ultimo o Brunori Sas, che hanno nella loro scrittura l’eredità delle grandi canzoni, come quelle scritte da te.

«Può darsi. Io ascolto con il cuore, ma non c’è molto che mi emozioni veramente. Per me, se non c’è emozione, non c’è musica

A parte Elton John, tuo riferimento giovanile, c’è stato qualche artista italiano che hai ammirato?

«Ho sempre trovato affascinante la capacità di comunicazione di Vasco Rossi.

In particolare, ho amato “Siamo soli”, il singolo del 2001, contenuto nell’album “Stupido Hotel”. L’intro al piano mi ha subito ricordato lo stile di Elton, e la prima volta ha catturato la mia attenzione. La canzone ha quel modo di parlare diretto che ho sempre cercato di trasmettere anche nelle mie canzoni.

«Nel tempo, ho ascoltato tutto di Vasco, perché mi sento vicina al suo modo di esprimersi: senza trucchi, senza fronzoli. Anche se, a volte, nel corso degli anni, ha preso direzioni più commerciali

«I motivi sono quasi sempre gli stessi. Avevano scelto uno dei miei brani più belli, di cui tu sai qualcosa.

Ma lo ritenevano troppo lungo e hanno continuato a modificarlo, fino a stravolgerlo. Nonostante sapessero che il brano era pensato per un duetto, l’ultima versione mi è stata proposta così tanto cambiata che il mio manager, Alessandro, ha preferito non farmela nemmeno ascoltare. Meglio, così non mi sono arrabbiata.

Potete immaginare com’è finita: a Sanremo non mi hanno più chiamato. Eppure quando sono andata a presentarmi dal vivo, con la mia chitarra, il primo commento del team di Amadeus è stato: “Sono passati vent’anni o due giorni?” Proprio perché io sono sempre la stessa. Sono una cantautrice, le mie canzoni hanno bisogno dei loro tempi

gerardina trovato durante un concerto
Gerardina Trovato

Veniamo ad oggi. Come hai fatto a prendere in mano la tua situazione discografica?

«Alla fine, ho deciso di ascoltare poche persone. Una di queste è Alessandro Casadei, il mio manager, il mio compagno di vita professionale, il mio angelo custode.

Le altre sono state un caro amico, di cui non rivelo il nome, e una persona straordinaria che tutti conosciamo: il Maestro Peppe Vessicchio.

Lui è stato una presenza fondamentale per me: mi ha ascoltato con molta attenzione, dedicandomi il suo tempo prezioso. E mi ha dato un consiglio che ha cambiato completamente le mie prospettive

Il Maestro Vessicchio, una leggenda per noi musicisti. Cosa ti ha detto?

«Mi ha detto che se il mercato italiano non mi capiva, e se molti dei miei problemi erano legati a una libertà artistica che qui non ero mai riuscita a trovare veramente, forse dovevo cercare una produzione estera

«Esattamente, ma qui è intervenuto Alessandro con la sua grande esperienza.

Alessandro ha avuto una carriera importante: è stato direttore artistico all’Arena di Verona e sound engineer in studio di registrazione. Ha lavorato con artisti internazionali e con un famoso produttore cinematografico americano che aveva anche etichette discografiche. Con lui si è instaurata una solida amicizia nel tempo.

Quando abbiamo deciso di proporgli il mio progetto, il primo incontro non andò come sperato. Venne in Italia per i funerali del padre di Alessandro e ci conoscemmo di persona. Io stavo lottando con i miei problemi di salute e la recente perdita di una persona cara. Lui si rivelò freddo, pragmatico e calcolatore, come ci si aspetta da un azionista di una grande casa cinematografica.

Mi liquidò in pochi minuti. Non scattò quella scintilla necessaria a intraprendere un progetto insieme

«Passarono alcuni anni. Il produttore che avevo conosciuto venne a mancare, e la gestione delle sue attività passò ai figli.

Uno di loro, Leonard, che io chiamo affettuosamente “ragazzo” (anche se ha solo una decina di anni meno di me), è un musicista straordinario che suona diversi strumenti – basso, pianoforte, chitarra, batteria. Vive in Canada, dove gestisce le attività cinematografiche del padre, ma anche diverse etichette musicali.

Alessandro mi convinse a sentire i video delle sue esibizioni, e mi sono resa conto che ero di fronte a un musicista vero, colto, capace di passare dall’energia del Metal alle suggestioni di Mark Knopfler. Suona senza l’aiuto di computer, con sudore e passione, come una volta. Un artista completo, che ha vinto premi e che è anche un produttore.

Decidemmo di riprovare. Di proporre a lui il mio progetto.

Ricordo le lunghe chiacchierate notturne, per via del fuso orario, in cui Alessandro e Leonard parlavano in inglese. Io non capivo niente. Suo padre aveva lavorato solo con Luciano Pavarotti, quindi lui inizialmente era indeciso. Ma alla fine, un giorno, acconsentì ad ascoltare il progetto

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Barbara D’Urso e Gerardina Trovato

«Prima un lungo silenzio, durato ben due mesi. Successivamente, abbiamo scoperto che si era preso tutto questo tempo per tradurre i miei testi in inglese, così da poterli comprendere davvero. Ha ascoltato le canzoni per settimane, cercando di capire le loro potenzialità e di entrare in un genere musicale che non gli era del tutto familiare. È stato un passaggio non semplice, da grande professionista.

E finalmente, la risposta: un pre-contratto discografico, redatto in inglese con la traduzione in italiano.

La lettera che mi ha allegato mi ha fatto quasi cadere dalla gioia, perché conteneva le parole che avrei voluto sentire per tutta la vita

«Forse in futuro deciderò di pubblicarla. Per adesso, però, la tengo per me come un ricordo prezioso

La distanza oceanica non ha creato problemi organizzativi?

«Quando si lavora con produttori internazionali veri, le sorprese non mancano mai. Io vivo da alcuni anni a Modica, una piccola realtà che non è Roma o Milano, ma che mi ha offerto una dimensione più intima, serena e a misura d’uomo. Leonard ha preso casa qui a Modica per un periodo e ha seguito il progetto da vicino.

Ho voluto con tutte le forze che fosse lui a suonare tutti gli strumenti nell’album, e lui alla fine ha voluto che io fossi coinvolta attivamente negli arrangiamenti. Abbiamo insieme scelto il “vestito migliore” per i brani, sia quelli a cui tenevo tanto, sia quelli nuovi che stavano nascendo.

Dopo tanto tempo, ho sentito finalmente quel suono che avevo sempre cercato, anche grazie ai mixaggi effettuati a Londra

Un sound arricchito dalla tua voce unica, che riesce a emozionare come poche. Che mi ha sempre fatto venire in mente l’intensità di Mia Martini.

«Nei miei concerti, interpreto “Donna” di Mia Martini, pur consapevole di non essere all’altezza di un’artista straordinaria come lei. Forse non abbiamo molte cose in comune, se non una passione intensa e quella verità che ha sempre caratterizzato le nostre canzoni

«Ne sono davvero felice. Tuttavia, non tutti i brani della mia carriera sono stati realizzati come li avrei voluti. Ma all’epoca non avevo voce in capitolo: dovevo solo seguire ciò che mi veniva proposto.

Quando ho finalmente potuto esprimermi liberamente, da “Gechi e Vampiri” in poi, ho cambiato completamente il mio approccio alla scrittura e alla musica. A Sanremo, ad esempio, scesi dalle scale con la mia chitarra, senza coreografie, suonando in piedi e senza vibrato nella voce. È stato un primo passo verso la libertà artistica, ma anche il mio distacco dal mercato discografico

Quei brani sono rimasti nel tempo, contribuendo al tuo successo. Quindi forse i produttori non avevano sbagliato del tutto.

«Non mi appartenevano completamente. Ma hai ragione: ho lavorato comunque con grandi professionisti, questo è innegabile

Scegliere il primo brano con cui ritornare al pubblico, tra quelli del nuovo progetto, è stato difficile?

«La scelta è stata di Leonard. Mi ha lasciato carta bianca su tutto, ma questo passaggio glielo dovevo. Lui e Alessandro, sono il punto di riferimento tecnico su cui faccio sempre affidamento. Mi hanno aiutato a scegliere come presentarmi al pubblico, sia nel suono che nelle scelte artistiche

«Il trailer con l’inciso è già disponibile. Ogni strofa racconta di diverse persone, dei loro mondi interiori. L’inciso parla a tutti noi, a ciò che vorremmo per noi stessi.

Il testo è molto diretto, semplice: “E quanta gente che c’è / ogni domenica che / si veste bene come per vivere / soltanto quel giorno lì. E quanta gente che sa / solo la sua verità / che impara bene a convivere / tutta la vita con una bugia. Crederei che esistono i miracoli / e che c’è qualcuno lì / dietro a quelle nuvole. Crederei che siamo stati liberi / quand’eravamo giovani / e che stiamo bene, crederei.”

Un brano che racconta la preghiera di chi sa ancora credere a qualcosa

gerardina trovato in primo piano
Gerardina Trovato

Come autore, devo confermarti la bellezza di questi pensieri. Semplici, diretti e allo stesso tempo profondi.

«Detto da te, mi fa piacere sentirlo.

Serve davvero tanta sensibilità per cogliere la bellezza nelle cose semplici. Il testo rispecchia molto il mio linguaggio quotidiano.

L’arrangiamento, invece, riflette il mio modo di concepire la musica. Leonard ha una forza e un modo di suonare che mi hanno fatto dire: “Finalmente!”. Non c’è traccia di artefici o trucchi digitali, solo musica e parole vere. E un’orchestrazione autentica, con archi, basso, chitarre elettriche, e batteria

«Abbiamo scelto di tornare con un singolo alla volta. Usciremo periodicamente con i singoli, che poi confluiranno in un album completo

Hai già pensato a un possibile titolo?

«Ancora no, ci penserò più avanti

Guardando indietro, la tua storia, le vicissitudini, e la lunga distanza dal tuo pubblico, ti hanno insegnato qualcosa?

«Mi hanno insegnato ad aspettare.

Essendo ipersensibile, ipervulnerabile, ho sempre seguito gli insegnamenti di mio padre, che mi diceva di agire istintivamente, senza pensarci troppo. Di scegliere “di pancia”, per proteggermi. Ma ho imparato che, a volte, bisogna aspettare. Le regole che imprigionano l’arte mi sono sempre state strette, ma ora le vedo un po’ diversamente.

Nel mio ultimo progetto c’è una canzone che dice: ‘L’amore resta addosso a chi ha imparato ad aspettare’. E per me è stato proprio così. L’amore per la musica vera, quella senza compromessi, mi è rimasto addosso

«Una donna che ha vissuto. Provata dalla vita, ma innamorata della vita. Che porta con sé un bagaglio di cose belle e di errori, come tutti. Ma anche un’artista che ha ancora tanto da dire.

La voglia di fare musica non è mai diminuita con il passare del tempo. Quando mi guardo allo specchio, vedo ancora la stessa luce negli occhi di quella ragazza che, sul palco di Sanremo, suonava la chitarra vestita di bianco

Qual è oggi la tua sfida più grande?

«Riscoprire se l’amore di chi mi ha sempre sostenuto è ancora lì. Capire se tutto l’affetto che ho sentito negli anni—ai concerti, negli sguardi, negli abbracci—può ora diventare un gesto concreto: sostenere le mie nuove canzoni.

Come? Oggi le parole non bastano più. Serve un passo speciale: ascoltare, scaricare, comprare il disco, parlarne con gli amici. Sono quei piccoli, semplici gesti che anche io compio per gli artisti che amo.

Solo così la storia potrà dire chi aveva ragione: questa piccola artista testarda, che ha sempre messo la musica e l’anima davanti a tutto, o il sistema.

Fatelo anche con me. Io vi aspetto, a cuore aperto

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Gae Capitano
Gae Capitanohttps://gaecapitano.it/
Paroliere, compositore, arrangiatore e musicista italiano. Disco d’Oro – Disco di Platino – Finalista Premio Tenco – Vincitore Premio Lunezia Autori- Vincitore Premio Panchina, Resto del Carlino – Vincitore Premio Huco- Finalista Premio De Andrè – Valutazione Ottimo Mogol e Docenti Centro Europeo di Toscolano