Henri Cartier-Bresson e l’Italia. La mostra a Torino

La mostra HENRI CARTIER-BRESSON E L’ITALIA a CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia offre un sguardo unico, tra immagini e storia sul Bel Paese.

Henri Cartier- Bresson L’occhio del secolo cattura l’Italia

Un percorso tra 160 scatti e materiale d’archivio che racconta, con straordinaria sensibilità, un affascinante spaccato socioculturale del nostro Paese attraverso l’obiettivo del leggendario Henri Cartier-Bresson. Fino al 2 giugno 2025, la mostra curata da Clément Chéroux e Walter Guadagnini celebra il profondo legame tra il maestro della fotografia e l’Italia, uno dei Paesi da lui più amati e frequentati.

Un racconto tra scatti e documenti

Accompagnata da un catalogo edito da Dario Cimorelli Editore, la mostra segue un percorso cronologico che ripercorre i viaggi di Cartier-Bresson nel nostro Paese. Dalle immagini ai documenti storici, tra giornali, riviste e libri, emerge un affresco vivido e coinvolgente del rapporto tra il fotografo e l’Italia.

Realizzata in collaborazione con la Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi e promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, l’esposizione si concentra su alcuni momenti chiave della carriera del fotografo, dagli anni ’30 in poi.

Dalla pittura alla fotografia: l’arte di Henri Cartier-Bresson

Le origini di uno sguardo inconfondibile

Nato nel 1908 in una famiglia benestante, Cartier-Bresson studia pittura con André Lhote e si avvicina al surrealismo parigino. La sua fotografia nasce proprio dall’incrocio tra l’estetica surrealista e la precisione della composizione pittorica.

1932: il primo viaggio in Italia

Nel 1932 visita per la prima volta l’Italia insieme agli amici André Pieyre de Mandiargues e Leonor Fini. Tra Milano, Venezia, Trieste, Toscana, Lazio e Campania, realizza scatti che definiscono la sua cifra stilistica: geometrie impeccabili, realtà e invenzione che si fondono, istanti colti con estrema naturalezza.

Gli anni ’50: reportage e nuove consapevolezze

1951: ritorno in un’Italia in ricostruzione

Dopo aver fondato l’agenzia Magnum Photos nel 1947 con Robert Capa e altri grandi nomi, Cartier-Bresson torna in un Paese profondamente segnato dalla Seconda Guerra Mondiale. I suoi reportage per Life, Harper’s Bazaar e Holiday si concentrano su Roma e il Sud Italia, con immagini ispirate al celebre libro Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi.

L’anima del Sud

Dalla Basilicata alla Lucania, Cartier-Bresson documenta la povertà e le contraddizioni sociali, ma anche la bellezza e la forza delle tradizioni. I suoi scatti diventano un simbolo della condizione del Meridione agli occhi del mondo.

12_Henri Cartier-Bresson, Napoli, 1960 © Fondation Henri Cartier-Bresson, Magnum Photos
ITALY. Campania. 1960. 12_Henri Cartier-Bresson, Napoli, 1960 © Fondation Henri Cartier-Bresson, Magnum Photos

Le città italiane attraverso l’obiettivo di Henri Cartier-Bresson

1953: l’Italia tra storia e modernità

In un nuovo viaggio da Genova a Siena, passando per Verona, Venezia, Bologna e Firenze, Cartier-Bresson cattura la magia dell’Italia, tra architetture senza tempo e vita quotidiana.

1958-1968: la trasformazione di Roma

Negli anni ’60, l’Italia cambia volto con il boom economico. Cartier-Bresson documenta questa evoluzione immortalando le periferie romane, luoghi di espansione disordinata e nuovi fermenti culturali. Celebre il suo ritratto di Pier Paolo Pasolini nel quartiere di Pietralata.

1960-1962: Napoli e la Sardegna

Dai vicoli di Napoli al fascino senza tempo della Sardegna, Cartier-Bresson esplora un’Italia che si trasforma, ma conserva la sua anima autentica. Il reportage per Vogue sulla Sardegna rivela un mondo arcaico e poetico.

Italian film director Pier Paolo PASOLINI.HIS PHOTO MAY NOT BE CROPPED OR TRIMMED IN REPRODUCTION. 11_Henri Cartier-Bresson, Pier Paolo Pasolini, Roma, 1959 © Fondation Henri Cartier-Bresson, Magnum Photos

Gli ultimi scatti italiani

1971-1973: tra passato e futuro

Negli anni ’70, Cartier-Bresson torna in Italia per i suoi ultimi lavori. Ritrova il Sud, dove la tradizione si scontra con la modernità, e fotografa una Venezia ribelle, dominata dai volti dei manifestanti anziché dai turisti.

La mostra si chiude con un ritorno simbolico a Matera, dove il fotografo osserva come, in vent’anni, la città abbia cambiato volto, rimanendo ancorata alla sua identità.

Un’esperienza immersiva

Oltre alle 160 fotografie, l’esposizione offre un percorso visivo-tattile con audiodescrizioni, permettendo un’immersione totale nella visione del Maestro.

Cartier-Bresson, “l’occhio del secolo”, ha saputo raccontare l’Italia con amore, intelligenza e un senso dell’istante che ancora oggi incanta. Un viaggio attraverso le sue immagini è un viaggio nella storia stessa del nostro Paese.

8_Henri Cartier-Bresson, La festa della Befana, piazza Navona, Roma, 1951 © Fondation Henri Cartier-Bresson, Magnum Photos

Henri Cartier-Bresson: L’uomo che catturava l’istante perfetto

Un artista con una Leica al posto del pennello

Henri Cartier-Bresson nasce nel 1908 in una famiglia benestante francese che sogna per lui una carriera rispettabile, magari nel mondo dell’industria tessile. Ma il giovane Henri ha altri piani: la pittura lo affascina, il surrealismo lo intriga e l’avventura lo chiama. Dopo aver studiato con il pittore André Lhote, capisce però che la tela e i pennelli non fanno per lui. Poi arriva la folgorazione: nel 1932, scopre la fotografia grazie a una piccola Leica e la sua vita cambia per sempre.

Il genio del “momento decisivo”

Cartier-Bresson non si limita a scattare foto: lui cattura l’attimo. Si muove rapido, invisibile, quasi come un ninja della fotografia, pronto a immortalare la realtà nel suo istante più perfetto. Nasce così la sua filosofia del momento decisivo: quell’attimo irripetibile in cui composizione, luce e soggetto si allineano magicamente.

Cartier-Bresson’s first Leica.jpg licenza foto Commons Creative

Reporter, avventuriero e fondatore di Magnum Photos

Negli anni ’30 esplora il mondo, dalla Spagna alla Costa d’Avorio, fino all’India, dove ha l’onore di scattare le ultime foto di Gandhi poche ore prima del suo assassinio. Durante la Seconda Guerra Mondiale viene fatto prigioniero dai nazisti, ma riesce a fuggire dopo tre tentativi falliti – perché persino in guerra Cartier-Bresson non smette di cercare l’attimo perfetto.

Nel 1947, insieme a Robert Capa e David Seymour, fonda Magnum Photos, l’agenzia fotografica che rivoluzionerà il fotogiornalismo. Le sue immagini finiscono sulle pagine di Life, Harper’s Bazaar e Vogue, raccontando la storia del mondo attraverso il suo obiettivo discreto e magistrale.

Camera allestimento

Un amore speciale per l’Italia

L’Italia è tra i suoi soggetti preferiti. Dai vicoli di Napoli alle piazze di Siena, dai volti della Roma popolare agli scorci della Sicilia, Cartier-Bresson restituisce un ritratto autentico e affascinante del Belpaese. Il suo scatto di Pier Paolo Pasolini a Pietralata è diventato un’icona, così come le immagini della Sicilia, dove ha colto la poesia del quotidiano con un’eleganza senza tempo.

Il ritorno al disegno

Negli anni ’70, sorprende tutti: lascia la fotografia per tornare al suo primo amore, il disegno. “La fotografia è stata un flirt, il disegno è per sempre”, dirà in un’intervista. Ma il suo sguardo continua a influenzare generazioni di fotografi.

L’occhio del secolo

Henri Cartier-Bresson non è stato solo un fotografo, ma un poeta dell’immagine, un osservatore instancabile della vita. Il suo lascito è un’arte che insegna a guardare il mondo con occhi diversi, a scoprire il bello nell’imprevisto e a non smettere mai di cercare il momento decisivo.

OPEN CAMERA: Mostra Permanente LA STORIA DELLA FOTOGRAFIA NELLE TUE MANI

Accessibilità, partecipazione e benessere attraverso la fotografia

CAMERA punta a un dialogo aperto con ogni pubblico e, per questo, ha dato vita a La storia della fotografia nelle tue mani, una mostra multimediale permanente nata nel 2023. Situata nella Manica Lunga, questa esposizione ripercorre i momenti salienti della fotografia attraverso una timeline interattiva con pannelli visivo-tattili, contenuti digitali, video e testi accessibili anche a persone cieche e ipovedenti.

Tra le immagini esposte, spiccano capolavori come Pranzo in cima a un grattacielo di Charles C. Ebbets, Madre Migrante di Dorothea Lange e il celebre scatto di Buzz Aldrin sulla Luna. Le fotografie non sono semplicemente appese alle pareti, ma rese esplorabili al tatto grazie a una speciale resina trasparente, con descrizioni in Braille e video in LIS (Lingua dei Segni Italiana).

Questa esperienza immersiva è parte di Open CAMERA, un progetto finanziato dal PNRR per abbattere barriere fisiche e cognitive nei musei. Oltre alla mostra, sono stati realizzati interventi strutturali per migliorare l’accessibilità: nuove rampe, un’accoglienza più inclusiva, aree relax e spazi verdi per un’esperienza di visita più confortevole.

Con questa iniziativa, CAMERA non solo celebra la fotografia, ma la rende un ponte universale tra passato, presente e futuro, garantendo a tutte e tutti la possibilità di godere dell’arte senza ostacoli.

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Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte e Cultura. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla realizzazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva. Cura dal 2024 la.promozione della fondazione Sergio Bonfantini e dal 2021 la promozione della Fondazione Carlo Bossone. .Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “ del dottor Ravazzani. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Ha curato per il Comune di Collegno 2 mostre d'arte di respiro nazionale nel 2021 e nel 2022 con circa 90.000 visitatori. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".