Parigi di notte. E’ una città che non si può comprendere in pieno senza aver visto almeno una volta le fotografie di Brassaï. «La mia ambizione è stata sempre quella di mostrare la città quotidiana come se la scoprissimo per la prima volta… La notte non mostra le cose, suggerisce, disturba e sorprende con la sua stranezza».
Brassaï, pseudonimo di Gyula Halász , in onore di Brassó, la sua città natale, (1899, Brassó , Romania – 1984, Eze, Francia) ,giunge nel 1924 nella Ville Lumière. Ne batte ogni angolo, ogni strada. Brassaï esplora con la sua macchina fotografica tutti i luoghi e gli ambienti sociali della Parigi di notte e non solo. Dai più umili ai più aristocratici, dai più semplici ai più trasgressivi tanto da essere definito l “angelo del bizzarro” da John Szarkowski che lo paragona per importanza e stile, sebbene in assoluto contrasto, all’accademico Cartier-Bresson. Brassaï sarà comunque ricordato da tutti, ancora oggi, come “l’occhio di Parigi” come lo definì per primo Henry Miller
Parigi di notte, lo sguardo diretto e poetico di Brassaï
Il suo è uno sguardo in un paesaggio trasfigurato dalla luce elettrica. Uno sguardo su una Parigi di notte durante le sue peregrinazioni con la sua inseparabile macchina fotografica Voigtlander Bergheil. Il tempo di posa scandito dalla durata di una o più sigarette. Le sue notti sono piene di incontri di scontri e lo portano a realizzare immagini di straordinaria suggestione. Interni ed esterni, luce e magnesio scolpiscono il momento in forme nitide escultoree. Compagni e amici di questi vagabondaggi notturni sono Jacques Prévert, Henry Miller, Leon-Paul Fargue e Raymond Queneau.
E così, in forma del tutto autodidatta immortala di giorno anonimi graffiti e le migliori scene della fotografia umanista francese. Ma il suo regno è la notte. Indugia quindi su un popolo notturno di amanti, lavoratori, malavitosi e frequentatori di più o meno loschi tabarin e case chiuse. Il suo “occhio” li espone e ritrae come luoghi non solo di lussuria, ma anche di inquietudine. Con tutto questo materiale, nella camera oscura allestita nel suo hotel nasce, nel 1933, il suo primo libro: “Paris de Nuit“.
Paris de Nuit
Parigi di Notte si rivela immediatamente un successo editoriale e di critica e determina anche una svolta determinante nella vita professionale di Brassaï. L’edizione del 1933 esclude le immagini più esplicite di quella Parigi trasgressiva che Brassaï era riuscito a fotografare conquistandosi la fiducia e la complicità del popolo della notte.
E’ solo nel 1976 che l’editore Gallimard pubblica l’edizione integrale della Parigi di notte di Brassaï fatta di bordelli ,fumerie d’oppio, ritrovi di omosessuali, lesbiche e prostitute: Le Paris secret des années 30.
Saccheggiatore di bellezze di ogni tipo
Nel 1932 conosce Picasso, che gli affida il compito di fotografare il suo lavoro di scultore . Fotografa anche flii studi dei suoi amici artisti, Dalì e Man Ray. Si fa, insomma , “saccheggiatore di bellezze di ogni tipo“.
Camminando di notte per le strade della città, Brassaï scopre un mondo mai visto prima. Volti, finestre poco illuminate, lampioni, nebbie, riflessi d’acqua lucida sui lastricati delle strade. La Parigi di notte di Brassaï ha un fascino senza tempo. E proprio per queste intuizioni si assicura un posto tra i più grandi fotografi del XX secolo.
“Il surrealismo delle mie immagini non è altro che il reale reso fantastico dalla visione. Cercavo solo di esprimere la realtà, in quanto niente è più surreale”.
La mostra a Milano dal 23 febbraio
Dal 23 febbraio al 2 giugno Palazzo Reale presenta la mostra “Brassaï. L’occhio di Parigi”. Promossa da Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale, realizzata in collaborazione con l’Estate Brassaï Succession. La retrospettiva è curata da Philippe Ribeyrolles, studioso e nipote del fotografo che detiene un’inestimabile collezione di stampe di Brassaï e un’estesa documentazione relativa al suo lavoro di artista.
La mostra presenterà più di 200 stampe d’epoca, oltre a sculture, documenti e oggetti appartenuti al fotografo, per un approfondito e inedito sguardo sull’opera di Brassaï, con particolare attenzione alle celebri immagini dedicate alla capitale francese e alla sua vita.
Le sue fotografie dedicate alla vita della Ville Lumière – dai quartieri operai ai grandi monumenti simbolo, dalla moda ai ritratti degli amici artisti, fino ai graffiti e alla vita notturna – sono oggi immagini iconiche che nell’immaginario collettivo identificano immediatamente il volto di Parigi.
Brassaï la biografia
Nel corso della sua carriera il suo originale lavoro viene notato da Edward Steichen, che lo invita a esporre al Museum of Modern Art (MoMA) di New York nel 1956. La mostra “Language of the Wall. Parisian Graffiti Photographed by Brassaï” riscuote un enorme successo.
I legami di Brassaï con l’America si concretizzano anche in una assidua collaborazione con la rivista “Harper’s Bazaar”, di cui Aleksej Brodovič fu il rivoluzionario direttore artistico dal 1934 al 1958. Per “Harper’s Bazaar” il fotografo ritrae molti protagonisti della vita artistica e letteraria francese, con i quali era solito socializzare. Saranno pubblicati nel volume Les artistes de ma vie, del 1982, due anni prima della sua morte.
Brassaï scompare il 7 luglio 1984, subito dopo aver terminato la redazione di un libro su Proust al quale aveva dedicato diversi anni della sua vita.
È sepolto nel cimitero di Montparnasse, nel cuore della Parigi che ha celebrato per mezzo secolo.
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