Home banking: il cancro delle filiali bancarie montane

L’home banking, la digitalizzazione e la progressiva chiusura delle banche nelle aree montane italiane: un problema socio-economico

Negli ultimi anni, le banche italiane hanno progressivamente ridotto la loro presenza nei piccoli comuni montani. Le ragioni di queste chiusure sono molteplici, ma il principale fattore è l’adozione di nuovi piani industriali che privilegiano la digitalizzazione e l’home banking. Questo fenomeno è stato accelerato dalla crisi economica e dalla crescente concentrazione bancaria, con i grandi istituti di credito che scelgono di abbandonare le aree meno redditizie per focalizzarsi su quelle più profittevoli.

Tuttavia, come sottolineato da Roberto Colombero, presidente di Uncem Piemonte, la chiusura delle filiali non è una conseguenza diretta della crisi economica nei territori montani, bensì una delle cause. “Non è vero che l’economia che peggiora sui territori montani fa scappare le banche dai piccoli Comuni,” ha affermato Colombero, “le banche se ne vanno, ma la crisi economica non è la causa, è la conseguenza della loro dipartita.”

Il progressivo abbandono delle banche nelle aree montane

Negli ultimi anni, i comuni montani italiani stanno assistendo a una chiusura progressiva delle filiali bancarie. Questo fenomeno, che inizialmente sembrava riguardare solo alcune zone, si sta ormai diffondendo su tutto il territorio, generando grande preoccupazione tra cittadini, istituzioni e associazioni. La riduzione dei servizi bancari non è solo un problema economico, ma rappresenta anche una minaccia per la coesione sociale di queste comunità, già segnate da problemi di spopolamento e riduzione dei servizi essenziali.

Le chiusure delle filiali bancarie creano disagi significativi per le famiglie e le imprese locali. Per i cittadini, specialmente gli anziani poco avvezzi all’home banking, il venir meno di uno sportello fisico significa dover percorrere decine di chilometri per effettuare operazioni semplici come il pagamento di bollette o il prelievo di contante. Per le imprese, la mancanza di un riferimento bancario locale complica l’accesso al credito, i versamenti e la gestione delle attività economiche, incidendo negativamente sulla produttività e sulla competitività del territorio.

L’illusione dell’home banking

Le banche giustificano la chiusura degli sportelli con la crescente digitalizzazione dei servizi e la diffusione dell’home banking. Tuttavia, questa soluzione non è accessibile a tutti. Molti comuni montani soffrono ancora di connessioni internet lente o instabili, e una parte significativa della popolazione, soprattutto gli anziani, non ha la familiarità necessaria con le tecnologie digitali. Inoltre, il rapporto umano con gli operatori bancari rappresenta un valore aggiunto che non può essere sostituito da chatbot o assistenti virtuali.

Di fronte a questa situazione, diverse associazioni e istituzioni locali stanno cercando di contrastare il fenomeno della desertificazione bancaria. Tra le realtà più attive c’è Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani), che da anni denuncia l’abbandono dei territori da parte delle grandi banche. Marco Bussone, presidente di Uncem, ha dichiarato: “Le banche che chiudono prendono in giro comunità, territori, Comuni. Uno scandalo che Uncem con i Sindacati denuncia da almeno dieci anni. L’abbandono delle banche che se ne vanno fregandosene dei clienti, in nome di una finanziarizzazione del sistema, della speculazione e del presunto home banking che ci salva, o di qualche chat bot per rispondere a tutto, richiede una mobilitazione“.

Le differenze tra città e piccoli comuni

Un aspetto spesso trascurato è la differenza tra la chiusura di una filiale in città e quella in un piccolo comune montano. In una metropoli, la perdita di uno sportello bancario è compensata dalla presenza di numerose alternative nel raggio di pochi chilometri.

Nei comuni montani, invece, la chiusura di una banca significa, nella maggior parte dei casi, dover percorrere decine di chilometri per raggiungere la filiale più vicina. Questo ha un impatto diretto sulla qualità della vita, aumentando costi e disagi per gli abitanti, penalizzando fortemente le categorie protette e la popolazione anziana, non avezza alla tecnologia.

Le alternative possibili: Poste Italiane e le BCC

Mentre le grandi banche chiudono i battenti nei piccoli comuni, alcune realtà continuano a mantenere un presidio sul territorio. Le Banche di Credito Cooperativo (BCC), nonostante le difficoltà, stanno cercando di resistere, offrendo servizi essenziali alle comunità locali. Allo stesso modo, Poste Italiane, grazie alla legge 158/2017 sui piccoli comuni, continua a garantire una presenza stabile, spesso diventando l’unico punto di riferimento per i servizi finanziari in molte aree montane.

La chiusura degli sportelli nei piccoli Comuni è un fatto non tralasciabile per le agende politiche. Serve uno scatto. Chiudere in città è ben diverso da un piccolo Comune. Siamo pronti a tornare in piazza, come fatto a Monticello d’Alba e a Bobbio Pellice. Le banche che chiudono sono scandalo per un paese che è policentrico e per paesi non accettano prese in giro con smobilitazioni in nome di risparmi che fanno solo bene agli ingenti utili ed ‘extraprofitti’ di banche multinazionali. Si salvano le BCC che in passato vennero portate in unici grandi gruppi provando di fatto a smontarle, a unirle per frammentarle. Si salva Poste Italiane che in nome di una legge, la 158/2017 è sui piccoli Comuni e lotta con noi. Scenderemo ancora in piazza. I profitti dei banchieri sono a danno dei Comuni e delle comunità che resistono sui territori”.

La necessità di un intervento politico

La desertificazione bancaria non è solo una questione economica, ma un problema sociale che richiede un intervento concreto da parte della politica. Come sottolinea Marco Bussone:

La chiusura degli sportelli bancari nei comuni montani non è solo un problema di numeri, ma una questione di diritti e di equità territoriale. Mantenere i servizi bancari in queste zone significa garantire alle comunità montane la possibilità di continuare a vivere e lavorare nei loro territori senza essere costrette ad abbandonarli. La politica e le istituzioni devono farsi carico di questo problema e trovare soluzioni concrete prima che il fenomeno diventi irreversibile.

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”