Il garofano: storie di salute, complotti, amore e superstizione

Il garofano, come abbiamo già visto nell’articolo introduttivo della scorsa settimana, è la specie che dà il nome alla famiglia botanica delle Cariofillacee o Diantacee. Il suo nome latino è Dianthus caryophyllus L., nel quale il genere Dianthus significa “fiore di Zeus”. Il nome deriva, infatti, dal greco ed è formato dai sostantivi Dios (Zeus) e anthos (fiore). Si tratta di uno dei più antichi fiori coltivati, da almeno due millenni a questa parte, per la facilità di attecchire e di propagarsi. Dalla specie selvatica, tipicamente mediterranea ma adatta anche ai climi temperati, si sono creati nei secoli tutti i meravigliosi esemplari ornamentali. Nell’antica Grecia, ghirlande in cui erano stati intrecciati garofani si offrivano agli atleti che vincevano le gare sportive. Nella Roma imperiale, invece, simboleggiava la fedeltà e il coraggio.

garofano rosa in un prato
Foto By Henry Brisse – SOPHY, CC BY-SA 3.0, file rilasciato con licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 3.0 Unported .

Una diffusa medicina medioevale

Vi abbiamo già illustrato, nell’articolo precedente, l’impiego del garofano per curare le epidemie di peste, durante il Medioevo. Questo perché il suo olio essenziale contiene eugenolo, che è un buon antisettico. In generale, era una pianta molto apprezzata, nell’Europa cristiana, perché era considerata il fiore della crocifissione di Gesù. Secondo una leggenda all’epoca assai popolare, ogni lacrima che la Madonna versò ai piedi della croce di suo Figlio si trasformò in un garofano rosato. Nel De viribus herbarum (XI secolo), Odone di Meung dedica al garofano alcuni versi interessanti, per corroborare fegato, stomaco e quasi tutti i visceri. Gli attribuisce poteri afrodisiaci, se bevuto con latte fresco di mucca. Se assunto con regolarità, ritiene che acuisca la memoria.

fiore rosa
Foto di Petr Ganaj da Pixabay

Il tempo di tosare le pecore, in Irlanda

La coltivazione dei garofani ebbe molta fortuna in Europa, tanto da causare, soprattutto nel XVIII secolo, speculazioni finanziarie simili a quelle dei tulipani. Le varietà più rare erano vendute all’asta a prezzi esorbitanti. Nelle Isole Britanniche, i garofani godettero di grande fortuna sotto la dinastia Tudor. In Irlanda, in particolare, è da sempre una specie molto amata, tanto da meritare il nome gaelico di Lus na gile, che significa “fiore di splendore”. Un tempo, c’era la convinzione che portare un garofano all’occhiello avrebbe protetto dagli incidenti che potevano capitare per strada. Nessuno che lo avesse con sé sarebbe mai morto sotto un’impalcatura o per una tegola caduta dal tetto.

Le ragazze che si erano fidanzate, al contrario, lo indossavano per mostrare che non avrebbero più accettato il corteggiamento di altri giovani. Ritroviamo un’usanza simile pure in Spagna: durante una corrida, le fanciulle libere infilano un garofano rosso dietro l’orecchio sinistro, quelle impegnate dietro il destro. Infine, sempre nell’Isola di Smeraldo, la fioritura dei garofani bianchi indicava agli allevatori che era giunto il tempo di tosare le pecore:

When white pinks begin to peer,
Then’s the time your sheep to shear!

bellissimi fiori bianchi
Foto di young seo da Pixabay

L’Affare del Garofano narrato da Alexandre Dumas

Il romanzo Le Chevalier de Maison-Rouge di Alexandre Dumas racconta un fatto realmente accaduto durante la Rivoluzione Francese. Tale cavaliere di Maison-Rouge è, in realtà, Alexandre Gonsse de Rougeville (1761-1814). Fedelissimo monarchico e tanto coraggioso da diventare persino spregiudicato, ordì diversi complotti per salvare Luigi XVI e la famiglia reale. Dopo che il re fu ghigliottinato, il 21 gennaio 1793, concentrò ogni sforzo per liberare dal carcere della Conciergerie la regina Maria Antonietta, sua sposa. Riuscì a trovare dei compici tra le guardie della prigione e a corrompere il capo della polizia Jean-Baptiste Michonis.

Travestito da borghese e con un garofano bianco all’occhiello, Rougeville si fece accompagnare da quest’ultimo nella cella della regina addirittura in tre occasioni. La scusa era quella di controllare che le inferriate fossero ben solide. Ma, ogni volta, lasciava cadere il garofano a terra, tra i cui petali era stato nascosto un minuscolo pezzetto di carta. Questo per avvertire Maria Antonietta riguardo alle modalità della sua prossima evasione. Se non avvenne e se la regina fu comunque ghigliottinata (16 ottobre 1793), fu per la defezione di alcuni complici, che rivelarono la congiura. E lo stesso Michonis ci rimise la testa.

rimedi naturali - un fiore bianco
Foto di Ralph da Pixabay

In politica e nel linguaggio dei fiori

Le gesta di Alexandre de Rougeville consegnarono il garofano bianco ai monarchici di Francia, quale loro emblema dalla Rivoluzione in poi. D’altronde, nella storia recente, questo fiore fu spesso scelto come simbolo politico. Il garofano rosso rappresentò la Russia sovietica, la rivoluzione portoghese del 1974, il Partito Socialista italiano e quello Socialdemocratico tedesco. I democristiani tedeschi scelsero, invece, il garofano bianco. Nel linguaggio dei fiori, esso allude in generale alla virtù e alla dignità, con accezioni diverse a seconda del colore. Il garofano bianco denota, infatti, la sincerità, quello rosso la passione sensuale e quello giallo il giusto sdegno.

Garofano rosso e proprietà -  in primo piano su sfondo nero
Foto di Dominik da Pixabay

Un ritratto botanico essenziale

Allo stato selvatico, il Dianthus caryophyllus L. è una specie erbacea perenne, che predilige terreni aridi a substrato calcareo. Il suo fusto può raggiungere il mezzo metro d’altezza. Presenta nodi ingrossati all’altezza dei quali sono inserite coppie di foglie opposte, lunghe e sottili, di colore grigiastro. I fiori, che sbocciano tra maggio e agosto, sono singoli o formano infiorescenze (in numero di 5 al massimo), al termine del fusto stesso. Le corolle sono composte da 5 petali, di un bel rosa porporino e dal delicato profumo, con un diametro che varia dai 3 ai 5 centimetri. I petali sono caratterizzati dal bordo frastagliato. Il frutto è una capsula contenente molte decine di semini vagamente triangolari. Per riconoscerlo in natura, consigliamo sempre di affidarsi alle chiavi botaniche e non a semplici fotografie che, essendo artistiche, potrebbero creare confusione.

Foto By Henry Brisse – SOPHY, CC BY-SA 3.0, file rilasciato con licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 3.0 Unported .

Droga alimentare e medicinale, ma senza esagerare

È ormai abbastanza diffusa la moda di colorare le insalate con petali di fiori, che si reperiscono facilmente anche al supermercato. Nei vassoi confezionati, troviamo senz’altro quelli del garofano. Inoltre, per il suo profumo, è  utilizzato per aromatizzare il tè o per tisane ricavate esclusivamente dall’infusione dei suoi fiori. Possiamo dunque fidarci, nel mangiare o bere garofano? L’eugenolo dell’olio essenziale, concentrato nei fiori che costituiscono la droga medicinale, è un ottimo principio attivo, con proprietà antiinfiammatorie, antisettiche, rigeneranti e lenitive. Tuttavia, la pianta contiene anche saponine, che in grandi quantità possono risultare tossiche. Il consiglio è quello di chiedere in ogni caso il parere medico e di non eccedere nell’utilizzo.

proprietà del garfano - mnlla foto, uno con petali rosa
Foto By Zeynel Cebeci – Own work, CC BY-SA 3.0, file rilasciato con licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 3.0 Unported .

Altri impieghi curiosi

La radice del garofano è stata usata in passato per lavare la biancheria, per il potere detersivo delle saponine. Ma sono stati soprattutto i suoi fiori a prestarsi a svariati impieghi. In Gran Bretagna, ad esempio, ci aromatizzavano il vino, creando il cosiddetto sops-in-wine. Nel Medioevo, gli arabi ci ricavavano liquori. Nella moderna industria cosmetica, si preparano saponi per pelli sensibili e, per il potere rigenerante, creme antirughe. E non dimentichiamo che molti profumi devono il loro successo alla nota inconfondibile del garofano: fra tutti, citiamo il celebre Chanel N° 5.

proprietà - un cespuglio di inflorescenze rosa in un prato -
Foto di G.C. da Pixabay

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Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.
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