Il ghetto di Venezia, storia e curiosità di un luogo unico al mondo

Il Ghetto di Venezia è uno dei luoghi più affascinanti e storicamente significativi della città lagunare. Nato nel 1516 come quartiere destinato alla comunità ebraica, rappresenta il primo ghetto della storia d’Europa. Il Ghetto di Venezia è molto più di un semplice quartiere: è un simbolo della resilienza e della ricchezza culturale della comunità ebraica. La sua storia, le sue tradizioni e la sua architettura lo rendono una meta imperdibile per chi visita Venezia e vuole conoscerne ogni sfumatura.

Il ghetto resta, ancora oggi, un luogo di memoria, ma anche di incontro e cultura. Passeggiare tra le sue calli significa immergersi in una parte fondamentale della storia veneziana e mondiale.


Scola Scola Grande Tedesca  e  Scola Canton - Facciate Di Didier Descouens - Opera propria, CC
Scola Scola Grande Tedesca e Scola Canton – Facciate Di Didier Descouens – Opera propria, CC

La Nascita del Ghetto di Venezia

Nel 1516, la Repubblica di Venezia decreta che tutti gli ebrei residenti nella città devono vivere in un’area circoscritta situata nel sestiere di Cannaregio. Questo quartiere era precedentemente occupato da una fonderia, chiamata “geto” in veneziano, da cui si pensa derivi il termine “ghetto”. in realtà l”origine della parola “ghetto” è oggetto di dibattito. Nei documenti antichi compare con grafie diverse—ghèto, getto, ghetto, geto—ma sempre in riferimento ai luoghi in cui furono confinati gli ebrei, inizialmente nel Ghetto Nuovo e successivamente nel Ghetto Vecchio. Il termine sembra derivare da un’area in cui sorgevano le fonderie pubbliche, dove venivano fuse le bombarde. Infatti, si ritiene che il nome “getto” o “ghetto” derivi proprio dalla presenza di oltre dodici fornaci dedicate alla fusione del bronzo.

Questa ipotesi, che collega l’origine del termine alla specifica area veneziana delle antiche fonderie, è oggi quella più accreditata tra gli studiosi, mentre altre spiegazioni etimologiche risultano meno convincenti. Venezia, dunque, ha dato al mondo una parola che nel tempo è diventata simbolo di segregazione e discriminazione sociale.

ghetto di venezia Schola levantina Facciata Di Didier Descouens - Opera propria, CC
Schola levantina Facciata Di Didier Descouens – Opera propria, CC

L’Evoluzione del Ghetto: Ghetto Nuovo e Ghetto Vecchio

Il Ghetto di Venezia si sviluppa in più fasi. Ghetto Nuovo (1516): la prima area assegnata alla comunità ebraica. Ghetto Vecchio (1541): estensione del quartiere per accogliere un numero crescente di abitanti. Ghetto Nuovissimo (1633): ulteriore ampliamento per soddisfare le esigenze della popolazione.

Gli ebrei potevano uscire solo di giorno e con particolari restrizioni, mentre di notte le porte del ghetto venivano chiuse e sorvegliate. Nonostante le limitazioni, la comunità prospera e il ghetto diventa un centro culturale e religioso di grande rilievo. L’isolamento forzato porta alla creazione di edifici molto alti per sfruttare al massimo lo spazio limitato, dando origine a un’architettura unica con palazzi fino a otto piani, insoliti per Venezia.

targa gheto vecchio su muro Di G.dallorto - Opera propria, Attribution, licenza wikimmedia commons creative
Di G.dallorto – Opera propria, Attribution, licenza wikimmedia commons creative

Vita nel Ghetto: Cultura e Tradizioni

Nonostante le restrizioni, il ghetto di Venezia diventa un vivace centro culturale. Al suo interno fioriscono sinagoghe, scuole rabbiniche, tipografie e botteghe artigiane. Sono solo i banchieri ebrei che forniscono prestiti alla popolazione veneziana, poiché i cristiani, in quel tempo, hanno forti limitazioni religiose nell’esercitare l’attività di prestito a interesse.

La comunità è molto eterogenea e comprende ebrei aschenaziti, sefarditi e levantini, ciascuno con le proprie tradizioni e usanze. Questo mix di culture si riflette anche nelle cinque sinagoghe ancora oggi visitabili.


ponte del gheto nuovo Di Didier Descouens - Opera propria
ponte del gheto nuovo Di Didier Descouens – Opera propria CC

L’Emancipazione e la Fine dell’Isolamento del ghetto di Venezia

L’isolamento del ghetto termina ufficialmente nel 1797, quando Napoleone Bonaparte conquista Venezia e abolisce le restrizioni imposte agli ebrei. Da quel momento, la comunità si può integrare pienamente nella società veneziana, pur mantenendo vive le proprie tradizioni.

Nel corso del XIX e XX secolo, molti ebrei lasciano il ghetto per trasferirsi in altre zone della città. Tuttavia, durante la Seconda Guerra Mondiale, il ghetto è teatro di tragici eventi: molti ebrei veneziani vengono deportati nei campi di concentramento nazisti.

Monumento alle vittime veneziane della Shoah Di Adriano - Opera propria, CC
Monumento alle vittime veneziane della Shoah Di Adriano – Opera propria, CC

Personaggi Storici legati al Ghetto di Venezia

William Shakespeare e “Il Mercante di Venezia”. Anche se Shakespeare non visitò mai Venezia, il suo celebre dramma “Il Mercante di Venezia” riflette l’immagine dell’ebreo nell’immaginario collettivo dell’epoca. Marco Polo: Sebbene non legato direttamente al ghetto, si dice che i suoi viaggi abbiano influenzato la cultura multiculturale della città, di cui anche gli ebrei erano parte integrante. Ludovico Ariosto: Nei suoi scritti, menziona la presenza ebraica a Venezia, segno dell’importanza della comunità anche nella letteratura del tempo.

ghetto di venezia Scola spagnola (Venice) Di Didier Descouens - Opera propria, CC
Scola spagnola (Venice) Di Didier Descouens – Opera propria, CC

Eventi e Mostre nel Ghetto di Venezia

Domenica 2 marzo 2025, alle ore 11 e alle 15, al via l’iniziativa “L’arte svelata di Norman Raeben”. Questa retrospettiva guiderà i visitatori attraverso i luoghi del Ghetto Novo e del Ghetto Vecchio, offrendo un viaggio tra Parigi, New York, Venezia e Provincetown.

Saranno esposti quadri inediti e fotografie dello studio del maestro, che influenzò grandi artisti e intellettuali ebrei, tra cui Bob Dylan. La mostra itinerante porterà alla scoperta dell’evoluzione artistica di Raeben, culminando nel suo atelier presso l’undicesimo piano della Carnegie Hall, dove dal 1946 si dedicò all’insegnamento.

Le teorie artistiche di Raeben saranno illustrate dalla sua stessa voce, attraverso materiali e video delle sue lezioni. In un’altra sala, la sua allieva Roz Jacobs esplorerà il tema della memoria nel documentario “Alla ricerca di Kalman”, dimostrando come l’arte possa mantenere vivo il ricordo di una persona.

Ogni percorso includerà una visita guidata a una Sinagoga, con possibilità di accesso in autonomia a un’altra.

persone in una visita guidata al ghetto di Venezia
visita guidata al ghetto di Venezia

Il Ghetto Oggi: Un Patrimonio da Scoprire

Il Ghetto Ebraico di Venezia può essere visitato tutti i giorni, eccetto il sabato, con un’app gratuita disponibile in italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo. Sono inoltre disponibili tour guidati in italiano e inglese dalle ore 10 alle 17. Per info e prenotazioni clicca qui

Per chi desidera un’esperienza più approfondita, è possibile prenotare visite private al cimitero ebraico monumentale del Lido di Venezia e alle sinagoghe: Spagnola, Levantina, Italiana restaurata e riaperta, e al Midrash Luzzato.

Insomma, ancora oggi il Ghetto di Venezia è un quartiere ricco di storia e fascino. Il Museo Ebraico di Venezia offre un approfondimento sulla vita della comunità, mentre le sinagoghe ancora attive testimoniano la continuità delle tradizioni.

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visite al museo courtesy of  ghetto di Venezia
visite al museo courtesy of ghetto di Venezia

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Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte e Cultura. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla realizzazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva. Cura dal 2024 la.promozione della fondazione Sergio Bonfantini e dal 2021 la promozione della Fondazione Carlo Bossone. .Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “ del dottor Ravazzani. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Ha curato per il Comune di Collegno 2 mostre d'arte di respiro nazionale nel 2021 e nel 2022 con circa 90.000 visitatori. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".