Il gittaione, il bel fiore che avvelena il grano

Il gittaione è la seconda Cariofillacea che vi proponiamo, perché è una pianta di stagione. È una cosiddetta specie messicola, nel senso che un tempo era molto comune nelle messi, ossia nei campi di cereali da mietere. L’uso dei diserbanti ne ha limitato la comparsa e, in questo caso, è stato senz’altro un bene. I semi di quest’infestante, infatti, si confondono facilmente con i chicchi di grano e, nel corso dei secoli, sono stati spesso macinati con essi. Sono tuttavia tossici perché contengono quasi il 7% di un glucoside saponinico, l’agrostemina o gitagina.

Tale sostanza provoca avvelenamenti alimentari, causando nausea, vomito, mal di testa, vertigini, contrazioni muscolari, febbre, delirio, talvolta sino alla morte per paralisi respiratoria. Oggi, nei campi di grano è ormai rara. È molto più diffusa, invece, nei giardini, perché lo splendido fiore porporino l’ha trasformata in pianta ornamentale piuttosto richiesta per aiuole e bordure.

Gittaione fiore viola
Fotohttps://pixabay.com/it/photos/corncockle-fiore-impianto-8330757/ di Freddy da Pixabay

Il dramma dell’Irlanda medioevale

Una quindicina di anni fa, il gittaione è tornato alla ribalta per il progetto Grow Wild del Royal Botanic Gardens di Kew, nel Regno Unito. Tramite un programma della BBC, intitolato Countryfile, quest’istituzione offriva bustine gratuite di sementi di fiori di campo.  Fu dimostrato che contenevano un’alta percentuale di semi di gittaione selvatico, diverso dalle varietà da giardino. Si temette, di conseguenza, che la semina generalizzata e non controllata tornasse a minacciare i campi di cereali. L’allarme ebbe eco nella vicina Irlanda. Qui il gittaione era tristemente noto per aver avvelenato in modo più o meno grave la popolazione, soprattutto in epoca medioevale.

Nel periodo compreso tra la metà del XII secolo fino a tutto il XVI secolo, nell’Isola di Smeraldo il gittaione era forse più frequente che altrove. Cresceva abbondante in mezzo ai cereali ed era difficile separarne i semi dal grano buono. La farina che li conteneva assumeva un sapore acre e un colore grigiastro, ma gli strati più poveri della popolazione la consumavano ugualmente, non disponendo d’altre risorse. Il pane quotidiano si era trasformato in veleno e, in diversi casi, provocò la morte d’intere famiglie.

disegno del fiore del gittaione, nel disegno ci sono i particolari del bocciolo rosa, delle foglie degli stami del gambo verde
Quest’opera è di pubblico dominio nel suo Paese di origine e in altri Paesi e aree in cui la  durata del copyright è pari alla vita dell’autore più 70 anni o meno, anche negli 
Stati Uniti perché è stata  pubblicata (o registrata presso l’  US Copyright Office ) prima del 1° gennaio 1930. .

La tradizione del “corn-showing”, sempre in Irlanda

Per cercare di risolvere il problema, in alcune contee irlandesi si era diffusa la tradizione del corn-showing. In che cosa consisteva? Durante la Quaresima e a Pasqua, quando il gittaione cominciava a fiorire, se ne cercavano le eleganti corolle in una sorta di caccia al tesoro. Una volta individuata la pianta, i giovani contadini facevano a gara per estirparla. Si organizzava addirittura una festa campestre e colui che recava il fascio più cospicuo di gittaione estirpato ne diventava il re.

Gli veniva riconosciuto da tutti il diritto di ricevere la fetta più grande di torta e di baciare la ragazza più carina. Così, sino all’avvento dei diserbanti, in Irlanda il gittaione non fu solo un killer ma anche il pronubo di tanti matrimoni.

un campo di fiori viola w erba verde
File rilasciato con licenza 
Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale .

Il gittaione: come riconoscerlo

Si tratta di una pianta erbacea annua che, come abbiamo già anticipato, appartiene alla famiglia delle Cariofillacee. Il gittaione è stato classificato come Agrostemma githago L. ed è una specie originaria del Mediterraneo, poi propagatasi in tutto il mondo. L’intero fusto è tomentoso, eretto, poco ramoso e può raggiungere l’altezza di un metro. Le foglie sono sottili, appuntite e lanceolate, con evidente nervatura mediana. Sono opposte, come quasi sempre accade, tra le Cariofillacee.

I fiori sono singoli, muniti di lungo picciolo, con un’ampiezza compresa tra i 2 e i 4 centimetri: sono quindi piuttosto grandi. Sbocciano tra aprile e settembre e hanno 5 petali purpurei, che si restringono alla base e si allargano alla sommità, di forma obovata e sinuosa. Il frutto è oblungo, a capsula, e contiene molti semi piccini, cuneiformi, ricoperti da tubercoli. Siccome è una pianta tossica, occorre identificarla con certezza attraverso le chiavi botaniche, senza affidarsi a fotografie artistiche.

una spiga di fiore verde
Foto di Carola68 Die Welt ist bunt…… da Pixabay

Assolutamente sconsigliato come rimedio fitoterapico

Nonostante i tanti avvelenamenti provocati, nei secoli passati il gittaione è stato purtroppo anche impiegato come rimedio della medicina popolare. Proprio i suoi semi, della cui farina bastano già 3-5 grammi a cagionare intossicazioni importanti, si utilizzavano come diuretici ed espettoranti. C’è stato persino chi ha ipotizzato una correlazione tra l’assunzione di semi di gittaione e l’insorgenza della lebbra, cosa che richiederebbe senz’altro studi clinici approfonditi. Forse è un po’ meno dannosa la radice, con cui un tempo si preparavano cataplasmi per le emorroidi e le eruzioni cutanee.

In ogni caso, sconsigliamo in maniera drastica qualsiasi cura a base di gittaione, perché in natura esistono, per fortuna, moltissime altre erbe più tranquille e salutari.

gittaione secco è bellissimo sembra d'argento un bocciolo vuoto
file rilasciato con licenza 
Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale .

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un corretto stato di benessere e salute, è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante.

Foto copertina rilasciato con licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale 

Potrebbe interessarti anche:

Cariofillacee: famiglia botanica dei garofani, per combattere la peste

Il garofano: storie di salute, complotti, amore e superstizione

La salvia, erba di salute e ultima, grande Labiata

Il puleggio, la gentile mentuccia che stermina le pulci

La menta, che non si seminava in tempo di guerra

La canapetta, la Labiata con l’elmo in testa

Il piede di lupo, garante della credibilità dei ciarlatani

Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.
Logo Radio