Il susino, ibrido sorprendente che non esiste in natura

Al susino abbiamo concesso l’onore di chiudere il nostro approfondimento sulla famiglia botanica delle Rosacee. Il suo nome latino è Prunus domestica L. e l’aggettivo domestica ci fa subito pensare alla domus, ossia alla casa. Si tratta, infatti, di una specie esclusivamente coltivata presso le nostre abitazioni, che non esiste in natura. Si possono tuttavia trovare esemplari inselvatichiti non lontano dai frutteti, generati da semi caduti nel terreno.

Secondo gli studiosi, l’ibrido che risale a migliaia di anni fa deriverebbe da due specie selvatiche: il prugnolo e il mirabolano. Del prugnolo vi abbiamo già parlato in un nostro precedente articolo, che potete senz’altro reperire nell’archivio di Zetatielle Magazine. Quanto al mirabolano, catalogato come Prunus cerasifera Ehrh, è la specie selvatica spesso a foglie purpuree che ha dato origine a molti pruni ornamentali. Ma perché si pensa all’incrocio proprio di queste due piante, per ottenere il susino? Perché il numero cromosomico dell’ibrido (48) è l’esatta somma di quello delle due specie originarie (32 +16).

Rami con foglie verdi e con prugne violacee mature.
Foto di EM80 da Pixabay

Una coltura che risale a due millenni fa

La coltivazione del susino come albero da frutto risale al I secolo a.C., con frutteti diffusi prima nell’Asia occidentale e poi nell’Europa meridionale. In epoca imperiale, Plinio cita le prugne di Damasco, che vengono importate a Roma già da molto tempo. Nel Rinascimento, erano note 7 varietà di prugne. Nel 1768, secondo Duhamel du Monceau, esse salgono a 48. Per conservarle a lungo, il Jardinier solitaire consigliava di ricoprire il raccolto con una distesa di foglie d’ortica. Nel 1822, nel Nouveau Cours complet d’Agricolture, ne vengono elencate 65.

Oggi ne contiamo diverse centinaia, suddivise in due grandi gruppi: le susine europee e le susine siriache. Tra le susine europee, comprendiamo varietà assai note e ghiotte come la Regina Claudia e la Goccia d’oro. Tra quelle siriache, ci sono le saporite Damaschina e Mirabella. Molto apprezzato è anche il legno che fornisce la pianta, per le sue venature che variano dal giallo, al bruno-rossastro, al cremisi. Ha grana fine ma è abbastanza duro e pesante per essere adatto all’intaglio. È usato per piccole opere di ebanisteria e d’intarsio.

Susine bluastre che pendono da un ramo spoglio.
Foto di Pete da Pixabay

Tradizioni irlandesi che riguardano il susino

Nelle campagne irlandesi, quasi ogni cottage ha una pianta di prugne accanto alla porta, per prepararne gustose confetture. Ma attenzione se, per malaugurato caso, i fiori sbocciano fuori stagione: secondo la tradizione contadina, potrebbe essere il segnale di un imminente lutto in famiglia.

Più allegra è un’usanza primaverile. I ragazzi cercavano nei frutteti rami di susini in fiore, li tagliavano e li mettevano accanto alla porta di casa della loro fanciulla del cuore. Questo per farle intendere che si sarebbe sposata presto.

Fiori bianchi a cinque petali su un ramo con sfondo di cielo azzurro.
Foto di Katharina N. da Pixabay

Una breve descrizione botanica

Il susino è un alberello che  non supera i 7-8 metri d’altezza. Ha la corteccia liscia che, invecchiando la pianta, diventa scabra e rugosa. Le foglie alterne, ovato-oblunghe, hanno il picciolo e sono leggermente tomentose su entrambe le pagine.

I fiori candidi, a 5 petali, sbocciano tra aprile e maggio. Il frutto, che matura tra luglio e agosto, è ovoidale oppure oblungo, con la buccia liscia ricoperta spesso dalla pruina cerosa e biancastra. A seconda delle varietà, può essere giallo, dorato, rosato o violaceo.

Foglie e frutti dorati, con sfondo di cielo.
Foto di GIOVANNI_MARCELLO da Pixabay

Le meravigliose e salutari prugne

Per il susino, la droga medicinale è costituita proprio dal frutto, che viene essiccato sin dall’antichità. Per un uso salutare, le prugne secche vengono messe a bagno in una ciotola di acqua tiepida alla sera. Si mangiano poi a digiuno la mattina successiva, bevendo anche il liquido d’ammollo, prima di colazione. Contengono zuccheri,  mucillagini, vitamine A, B e C e oligoelementi: calcio, ferro, fosforo, magnesio, manganese, potassio e sodio.

Sono energetiche e assai nutritive, lassative e agiscono come tonico nervino. Sono quindi indicate per chi soffre di stitichezza e di emorroidi,  per gli sportivi, i convalescenti e le persone stressate in genere. In altre parole, sono un ottimo rimedio casalingo, sempre a portata di mano.

Ciotola con prugne secche.
Foto di Александр Вальков da Pixabay

Foto di copertina di Kerstin Riemer da Pixabay

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Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.
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