Il Western al cinema: un mito in declino?

Il cinema western ha radici profonde nella storia del cinema, emergendo come uno dei generi più iconici e rappresentativi dell’immaginario collettivo statunitense. La sua evoluzione, dalle origini fino ai giorni nostri, riflette non solo i cambiamenti tecnologici e narrativi del cinema stesso, ma anche le trasformazioni culturali e sociali degli Stati Uniti e del mondo intero.

Ripercorriamo insieme la storia del cinema western, mettendo in luce come, negli ultimi decenni, l’interesse del pubblico per il genere sia progressivamente diminuito, fino ad arrivare al recentissimo flop del film “Horizon: An American Saga” scritto, diretto ed interpretato da Kevin Costner.

western - un cavaliere solitario nella main street di un villaggio del west

Le Origini e l’era d’oro

Le origini del cinema western risalgono ai primi anni del XX secolo. Uno dei primissimi esempi è “The Great Train Robbery” (1903) di Edwin S. Porter, un cortometraggio di circa 12 minuti che viene spesso citato come il primo vero western cinematografico. Questo film stabilì molti delle allegorie e delle convenzioni del genere, come le rapine ai treni, le sparatorie e l’ambientazione selvaggia e pericolosa del West americano.

Il western raggiunge il suo apice di popolarità tra gli anni ’30 e ’60. Durante questo periodo, il genere diventa un pilastro della produzione hollywoodiana, con centinaia di film realizzati ogni anno. Registi come John Ford, con capolavori come “Ombre Rosse” (1939) e “Sentieri Selvaggi” (1956), definirono l’estetica e la narrazione del western classico. Attori come John Wayne, Robert Mitchum e Henry Fonda sono diventati icone del genere, incarnando l’eroe solitario e coraggioso che affronta le avversità della frontiera.

Da sottolineare però che, contrariamente a quanto avvenuto nella realtà, i “cattivi” sono sempre i pellerossa, per meglio dire i “nativi americani”, mentre i “buoni” sono sempre i cawboys o le “giacche azzurre” (per dirla alla Tex Willer), per meglio dire gli invasori. Piccola differenza, ma sostanziale.

La Crisi e la Trasformazione

A partire dagli anni ’60, il western inizia a subire una crisi d’identità. Il mutamento dei gusti del pubblico, l’emergere di nuovi generi e movimenti cinematografici, come la Nouvelle Vague francese e il cinema d’azione, mettono in discussione le formule tradizionali del western.

Tuttavia, il genere conosce una significativa trasformazione grazie ai western all’italiana, o “spaghetti western”, diretti da registi come Sergio Leone. Film come “Per un pugno di dollari” (1964) e “Il buono, il brutto, il cattivo” (1966) ridefiniscono il western, introducendo antieroi più complessi e una visione più cinica e realistica del West. Clint Eastwood grazie ai film made in Italy di Sergio Leone diviene una star internazionale, e Ennio Morricone il re delle colonne sonore.

Anni ’70 e ‘80

Negli anni ’70 e ’80, l’interesse per il western continua a diminuire. Sebbene alcuni film di alta qualità continuino a essere prodotti, come “Il mucchio selvaggio” (1969) di Sam Peckinpah e “Gli spietati” (1992) proprio di Clint Eastwood, il numero complessivo di western diminuisce drasticamente. Il canovaccio diventa più o meno sempre il medesimo: il cavaliere solitario e misterioso, arriva in una cittadina sperduta e dimenticata, tiranneggiata dal cattivo di turno; il cavaliere libera la città dai cattivi (o dal cattivo) a suon di sparatorie e scazzottate, per poi ritornarsene da dove è venuto.

Il pubblico, probabilmete stanco di queste trame tutte uguali, si orienta giocoforza verso altri generi, come la fantascienza, il thriller e il cinema d’azione.

Il Western nel XXI Secolo

Nel XXI secolo, il western diventa un genere di nicchia. Tuttavia, non è scomparso del tutto. Film come “Django Unchained” (2012) di Quentin Tarantino e “The Revenant” (2015) di Alejandro González Iñárritu hanno dimostrato che il western può ancora attrarre l’attenzione del pubblico e della critica, sebbene in maniera più sporadica. Questi film spesso reinterpretano il genere, mescolandolo con altri elementi e affrontando temi contemporanei.

Lontani sono i tempi di capolavori, non solo del genere western, come “L’uomo che uccise Liberty Valance” (1962), diretto da John Ford, con protagonisti John Wayne, James Stewart e Lee Marvin.

Il declino del western può essere attribuito a diversi fattori. In primo luogo, l’evoluzione dei gusti del pubblico, che ha portato a una maggiore diversificazione dei generi cinematografici. In secondo luogo, la fine della frontiera americana come simbolo culturale e la crescente urbanizzazione e globalizzazione hanno reso il mito del West meno rilevante. Infine, la proliferazione dei media digitali e delle piattaforme di streaming ha frammentato l’audience, rendendo più difficile per qualsiasi singolo genere dominare il panorama cinematografico.

Horizon: An American Saga

Ne sa qualcosa Kevin Costner. L’attore californiano, che ha ricoperto nuovamente i ruoli di autore, regista e interprete, già sperimentati con un clamoroso successo di critica e di pubblico in “Balla coi lupi” (1990), si è rimesso in gioco proprio quest’anno, con “Horizon: an american saga”, un progetto teso a rivalutare proprio il genere western.

Erano previsti quattro capitoli, ma ci si è fermati al primo, visto il clamoroso fallimento al botteghino. Tanto che il secondo capitolo, previsto per la metà di agosto, è stato cancellato. Questo secondo film avrebbe dovuto completare la prima parte, uscita in Italia il 4 luglio scorso.

Secondo quanto riportato dall’ANSA, la New Line Cinema ha deciso di annullare il sequel a causa proprio dei bassi incassi del primo capitolo. Il film ha infatti incassato solo 23 milioni di dollari nelle prime due settimane, a fronte di un investimento complessivo di oltre 100 milioni.

La saga subisce quindi uno stop che sembra essere definitivo. Costner aveva pianificato l’uscita del secondo capitolo sei settimane dopo il primo e a maggio erano già iniziate le riprese della terza parte. Costner ha investito personalmente 38 milioni di dollari nel progetto e ha rifiutato di commentare la vicenda, come riportato dal The New York Times.

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Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.