La cannella, pianta da mummie, nel mondo antico
La cannella, che pure si ricava da una pianta esotica, era assai nota nel bacino del Mediterraneo già dal VI secolo a.C. Veniva importata dalla Cina ed era di varietà piuttosto piccante. Non che questo interessasse molto ai popoli antichi, perché non la usavano come spezia per gli alimenti ma come aroma per imbalsamare i cadaveri. I primi a impiegarla furono naturalmente gli egizi, nella preparazione delle mummie, ma l’uso si diffuse anche a Roma, dove divenne inoltre ingrediente per i profumi.


La cospicua importazione medioevale
La cannella fu particolarmente in auge nel Medioevo, tanto da essere inserita nell’almanacco medioevale di dicembre, perché migliorava il gusto degli alimenti. O meglio, nascondeva il sapore cattivo della carne mal conservata che irrancidiva o del vino che diventava aceto. Dobbiamo pensare che, allora, era assai più difficile conservare a lungo i cibi o le bevande. Pure il vino si guastava spesso, perché non sempre la fermentazione era completa e ottimale. Così veniva trasformato in ippocrasso, bevanda medioevale per eccellenza, con l’aggiunta di miele e di spezie, tra cui l’immancabile cannella.


A questa spezia si cominciarono a riconoscere anche interessanti proprietà medicinali. Nel trattato De viribus herbarum (XI secolo), il presunto autore Odone di Meung la chiama cinnama e le attribuisce diverse virtù. Riteneva che la varietà migliore, di tre allora conosciute, fosse quella che pizzicava maggiormente la lingua. Secondo lui, irrobustiva lo stomaco, per rendere più veloce la digestione, e giovava al fegato e alla diuresi. Provocava le mestruazioni e leniva catarro e tosse grassa. Non solo: risanava il morso dei serpenti e, in lozione con l’aceto, faceva sparire lentiggini e impetigine. Bevendola tritata in acqua fredda – Odone di Meung indicava la quantità di 2 dracme – curava infine le emorroidi.


I dolci speziati
Al mese di dicembre e alle feste natalizie la cannella è legata anche per i molti dolci speziati che usano nel periodo invernale. Nei Paesi germanici e nelle Isole Britanniche, c’è la tradizione di preparare biscotti a base di cannella da appendere all’albero di Natale. In Irlanda, si sposa non solo con i dolci di mele ma anche con il whiskey locale. Esso viene spesso aromatizzato con la scorza o addirittura mescolato con sciroppo di cannella per preparare bevande da servire calde. Una versione certamente più alcolica del vin brûlè che ci riscalda, qui in Italia, nelle serata invernali in compagnia.


Breve ritratto di una specie di terre lontane
La cannella è originaria della Cina e dell’Indonesia. Ma il Paese che, attualmente, ne offre al mercato globale la massima produzione è lo Sri Lanka, per la varietà dall’aroma dolce e corposo. Appartiene alla famiglia botanica della Lauracee (come l’alloro, dunque) ed è stata catalogata con il nome latino di Cinnamomum zeylanicum Blume. In natura, l’alberello sempreverde del cinnamomo, come viene anche chiamato, può raggiungere l’altezza di 10 metri, ma nelle piantagioni viene tenuto assai più basso. Questo perché la nuova vegetazione non ancora ramificata viene utilizzata per ricavare la spezia.


La corteccia pallida, molto liscia, ricopre il sottostrato legnoso che viene poi essiccato come droga. Presenta grandi foglie che possono raggiungere la lunghezza di 20 centimetri. Sono ovali, con la punta acuminata, dalla nervatura evidente e rossastra, coriacee e lucide. Sulla pagina superiore sono di un tono verde scuro, che è invece più chiaro in quella inferiore. I piccoli fiori verdini e pelosi sono riuniti in lunghe infiorescenze a pannocchia, situate all’ascella delle foglie. Il frutto è una drupa bruno-rossastra che nella forma ricorda una piccola clava, custodita in un calice campaniforme.


Non solo spezia ma anche pianta medicinale
Come già anticipato, la droga fitoterapica del cinnamomo è la scorza legnosa che si trova subito sotto la sottile corteccia. Come principi attivi, essa è ricca di un olio essenziale che contiene soprattutto cinnamaldeide ed eugenolo. È una spezia abbastanza tranquilla ma può essere tossica, se consumata in grande quantità. Meglio sempre non esagerare!


Giova come rimedio antiinfluenzale, come digestivo, come antianemico, come antiglicemico e nelle forme di debolezza. Si può assumere attraverso i cibi, quale ingrediente di dolci prelibati. Oppure se ne prepara anche una tisana, da bere come preparato alimentare dopo i pasti, al posto del caffè. Si mettono due cucchiai rasi di scorza in mezzo litro d’acqua. Si porta a bollore, si spegne e si lascia riposare per una decina di minuti, prima di filtrare e dolcificare a piacere.


Dato che siamo a dicembre, ci fa piacere proporvi anche la ricetta del vin brûlé, così come lo preparavano le nostre nonne. Per ogni bicchiere da offrire, si pongono in un pentolino 200 grammi di vino rosso, con 5 grammi di cannella e 3 chiodi di garofano. Volendo, si possono aggiungere pezzetti di scorza di arancio o limone, un paio di bacche di ginepro e qualche punta di anice stellato. Si uniscono 20 grammi di zucchero, si fa sobbollire per una mezz’oretta, si filtra subito e si beve ben caldo.
Può interessarti leggere anche
L’alloro e le altre piante di gennaio, nell’almanacco medioevale
Il noce, regale esponente dell’almanacco medioevale di ottobre