La scutellaria che, tra le Labiate, è la strega cattiva

La scutellaria, che in Irlanda attira le streghe

La scutellaria in Irlanda è una pianta autoctona, sebbene sia diffusa solo nelle contee meridionali dell’Isola di Smeraldo (in Kerry, soprattutto) e in Connemara. È frequente nelle brughiere e nelle paludi e ha il nome gaelico di Cochall beag, che significa “piccolo cappuccio”. Ma è meglio conosciuta come “erba da singhiozzo”. Questo perché, in passato, nelle campagne, veniva somministrata per farlo passare. Con risultati non sempre incoraggianti. Perché a volte il singhiozzo passava per davvero, mentre in altri casi sfociava in una vera e propria crisi isterica. 

Da che cosa poteva dipendere, se la specie era sempre la stessa? Secondo i contadini irlandesi, tutto proveniva dalle streghe che, per dispetto, spesso esercitavano un sortilegio sulle singole piante. Per questo si era diffusa l’abitudine di spargere acqua benedetta sulla scutellaria, prima di coglierla, per annullare un eventuale maleficio che l’avesse colpita. Oggi sappiamo che ciò non riguarda le streghe ma i principi attivi, perché è un’erba medicinale, a piccole dosi, ma diventa tossica se si esagera.

la scutellaria immagine e disegno di erbario

La curiosa origine del nome

La scutellaria vanta un uso antichissimo nella medicina cinese. In Europa, invece, cominciò a essere popolare in epoca rinascimentale, ma come pianta ornamentale, per bordure da giardino. Il primo a classificarla fu Lobelius, ossia il botanico fiammingo Mathias de l’Obel (1538-1616). Le attribuì il lungo nome botanico di Lysimachia galericulata coeruleo-purpurea.

Il francese Joseph Pitton de Tournefort (1656-1708) definì Cassida tutto il genere: solo in Italia, ci sono sette specie diverse di scutellaria. Nel mondo, ne contiamo quasi quattrocento! In questa breve trattazione, vi parleremo di una delle più diffuse e conosciute, ossia quella che Linneo nel 1753 classificò come Scutellaria galericulata L. Essa naturalmente appartiene alla famiglia delle Labiate, che vi stiamo presentando in queste settimane, e corrisponde alla stessa specie identificata da Lobelius.

Ad esempio, quella irlandese, cui abbiamo accennato poco sopra, è la Scutellaria minor Huds., più rara in Italia, dalle piccole corolle rosate a 4 denti. Il sostantivo latino Scutellaria va riferito allo scutellum, ossia una borsa a forma di scodella che era in uso presso gli antichi romani. Sul labbro superiore del calice, il fiore della scutellaria ha una squama, quasi una pinna, che richiama per la forma lo scutellum. Tale squama rende facilmente riconoscibile la scutellaria fra tutte le Labiate, il che non guasta, dato che è una pianta tossica! Anche l’aggettivo galericulata fa riferimento a questa sorta di pinna dorsale del calice. Il galericulum era, infatti, un elmo munito di visiera che usavano i soldati romani.

piccole corolle rosate

Una descrizione botanica essenziale

Si tratta di una pianta perenne che resiste al gelo, con fusti eretti, a sezione quadrangolare, poco ramificati, che raggiungono il mezzo metro d’altezza. Come habitat, predilige i luoghi umidi, le paludi, gli acquitrini e le sponde dei ruscelli. La radice è a rizoma, giallastra, con stoloni secondari striscianti. Le foglie sono opposte, perché questa è una tipicità delle Labiate, lanceolate, con margine a denti arrotondati e corto picciolo.

squama di scutellaria
squama di scutellaria

All’ascella delle foglie superiori, tra giugno e settembre, spuntano singoli fiori che variano dal lilla al blu. La corolla è bilabiata e il labbro superiore è assai più corto di quello inferiore, che mostra spesso macchie purpuree o biancastre. Anche i 5 sepali formano un calice bilabiato, il cui labbro superiore presenta la già citata squama che ricorda una tasca. Il seme è un achenio piccino e rugoso, a forma di disco.

fiore blu

Non si scherza con la scutellaria

In questa rubrica, vi suggeriamo spesso bevande alimentari che possono sostituire il tè e che si ottengono dalle erbe di volta in volta presentate. Non sono medicinali, ma bevande, appunto, che ci fanno bene come una spremuta d’arance o un centrifugato di verdura. Ebbene, questa settimana non è affatto nostra intenzione consigliarvi una tisana di scutellaria! È infatti una delle poche Labiate davvero tossiche.

erba che esce da un tronco

Ciò non toglie che sia anche una droga fitoterapica, rappresentata da tutta la pianta, radice e parti aeree. E ha principi attivi non trascurabili: flavonoidi (baicalina e baicaleina), fitosteroli (betasitosterolo), orossilina, scutellarioside, apigenina, cumarine, polifenoli, wogonin, tannini, minerali (ferro, rame e zinco) e vitamina E. Essi rendono la scutellaria un ottimo tonico e antispasmodico, che calma ansia,  attacchi isterici o epilettici, reumatismi, nevralgie, dolori mestruali e ricorrente singhiozzo, Ma è da evitare qualsiasi cura fai da te. Se non è usata sotto stretto controllo medico, con una precisa prescrizione, questa pianta scatena gli stessi sintomi che, a piccole dosi, cura. Ecco il perché degli attacchi isterici che, in Irlanda, rappresentavano l’effetto collaterale del rimedio contro il singhiozzo!

In fondo, come la maggior parte delle piante, la scutellaria è una fata buona. Ma, se impiegata male, si trasforma in un batter d’occhio in una temibile strega cattiva.

arbusto in terra

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Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.